lunedì 27 Gennaio 2025

200 prigionieri palestinesi liberati, Israele cerca di impedire i festeggiamenti

RAMALLAH, PALESTINA OCCUPATA – Sono duecento i prigionieri palestinesi rilasciati nel pomeriggio di ieri, 25 gennaio, in cambio delle quattro soldatesse arrestate da Hamas il 7 ottobre scorso in una delle basi militari che sorvegliavano la frontiera con Gaza. Sedici dei detenuti politici palestinesi liberati sono stati trasferiti all’ospedale europeo di Khan Younis (Gaza), mentre 114 sono arrivati a bordo di due pullman al Ramallah Entertainment Complex. Gli ex-prigionieri scesi dai bus indossano ancora la tuta grigia delle carceri israeliane, molti portano cicatrici visibili sul volto e sulla nuca. Tutti appaiono fragili e magri. Alcuni mostrano evidenti difficoltà a camminare, e numerosi indossano guanti di plastica blu, probabilmente a causa di un’infezione da scabbia, malattia utilizzata come metodo di tortura nelle prigioni di Tel Aviv. Nelle “democratiche” carceri israeliane appaiono aver subito condizioni detentive peggiori di quelle riservate da Hamas alle soldatesse israeliane liberate poche ore prima. Ad aspettarli c’erano centinaia di persone, tra parenti, amici e cittadini desiderosi di esprimere solidarietà. Tra loro c’è R., che sta aspettando il rilascio di suo cugino. «Sono troppo felice, grazie Gaza – dice a L’Indipendente – mio cugino sta venendo rilasciato dopo sette anni di prigione. Ne avrebbe dovuti fare 17», afferma. Non riesce a trattenere la gioia e ha quasi le lacrime agli occhi. «Hanno impedito ai suoi genitori di venire, li hanno bloccati a Beita. Ma noi siamo qua». «Grazie Gaza – ripete – grazie per quello che ha fatto per tutti noi».

C’è felicità, euforia, la folla spinge impazzita quando i bus appaiono all’orizzonte, scortati dai militari palestinesi. Molti avevano ergastoli sulle spalle, con decenni davanti da passare in galera. Il più giovane ha 16 anni. Dei duecento palestinesi liberati 70 non passeranno di qua, sono quelli maggiormente importanti dal punto di vista politico, in quanto leader della resistenza. A loro è stato imposto l’esilio e sono stati direttamente deportati in Egitto senza poter riabbracciare le famiglie. Ancora non è chiaro quale sarà la loro destinazione finale, ma probabilmente potranno vivere in Egitto, Qatar, Turchia o Algeria. Tra gli esiliati c’è Mohammed al-Tous, il “decano” dei prigionieri della Cisgiordania occupata, arrestato nel 1985 e rilasciato oggi dopo 39 anni di prigione. Zakaria Zubeidi, invece, leader molto amato delle Brigate di resistenza del campo rifugiati di Jenin – oggi al sesto giorno di violento assedio da parte delle IDF – protagonista della Seconda intifada oltre che di una spettacolare fuga dalle prigioni israeliane pochi anni fa, non è ancora stato rilasciato.

Una folla gremita ha accolto gli ex-prigionieri tra cori e slogan, sventolando bandiere palestinesi, di Fatah (il partito di Abu Mazen, al governo dell’Autorità Palestinese), del Fronte Popolare (FPLP) e del Fronte Democratico (FDPL). Tuttavia, a differenza della settimana scorsa, erano poche le bandiere di Hamas. Infatti, se alla liberazione delle 90 donne e minorenni palestinesi, avvenuta sabato 18, le bandiere verdi dominavano la scena, ieri l’ANP di Abbas ha voluto dimostrare di avere il controllo sull’evento, facendo sì che i simboli di Hamas non fossero ben accetti.

Mentre a Tel Aviv migliaia di israeliani si sono potuti riunire per accogliere le soldatesse rilasciate, l’esercito israeliano ha cercato di impedire le manifestazioni di gioia dei palestinesi in onore dei propri detenuti politici. Secondo quanto riferito da diversi cittadini palestinesi, militari dell’IDF e dello Shin Bet hanno telefonato alle famiglie dei detenuti e hanno visitato le loro case, mettendoli in guardia da celebrazioni pubbliche. Una fonte militare afferma che le truppe hanno sgomberato un tendone nel villaggio di al-Mughayyir, che doveva essere usato per festeggiare il rilascio di uno dei prigionieri, e che dopo un corteo tenutosi a Kafr ‘Aqab – Gerusalemme Est – le truppe di Tel Aviv sono arrivate per disperdere l’assembramento e hanno invaso la casa del prigioniero appena rilasciato. Nelle prossime settimane dovrebbero venire lentamente rilasciati tra i 1000 e i 2000 prigionieri palestinesi, in cambio dei restanti ostaggi israeliani.

[testo e foto di Moira Amargi – corrispondente dalla Palestina]

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