Sarebbero stati corrotti medici ed esperti in cambio di compensi e pasti in ristoranti di lusso, e il tutto per ottenere più prescrizioni e introiti riguardanti il Nurtec ODT, un farmaco contro l’emicrania: è questa l’accusa che Pfizer ha deciso di risolvere con un accordo da circa 60 milioni di dollari che riguarda l’azienda Biohaven, acquisita dal gigante farmaceutico nel 2022 per 11,5 miliardi di dollari. Lo riporta il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, il quale specifica che l’azienda avrebbe violato il False Claims Act federale tra marzo 2020 e settembre 2022. «I pazienti meritano di sapere che il loro medico prescrive farmaci in base al giudizio medico del loro medico, e non come risultato di incentivi finanziari da parte delle aziende farmaceutiche», ha commentato il procuratore degli Stati Uniti per il distretto occidentale di New York Trini E. Ross. D’altra parte, almeno formalmente, l’accordo sembra non dispiacere nemmeno a Pfizer, che ha dichiarato in una nota di essere «lieta di lasciarsi alle spalle» questa eredità legale.
Le accuse sono state mosse sulla base del False Claims Act, una delle normative chiave negli Stati Uniti per combattere frodi ai danni di programmi finanziati dal governo, come Medicare e Medicaid. Si tratta di una legge che consente di perseguire chiunque presenti richieste di rimborso false o fraudolente agli enti pubblici e che, grazie ad una particolare clausola, consente anche ai cittadini privati di intentare cause per conto del governo e ricevere una quota del risarcimento ottenuto, il che è esattamente quanto successo in questo caso. Biohaven Pharmaceuticals, azienda fondata nel 2013 e specializzata nello sviluppo di trattamenti innovativi per le malattie neurologiche è stata accusata di aver influenzato dal 1° marzo 2020 al 30 settembre 2022 la prescrizione del farmaco Nurtec ODT con benefici finanziari non giustificati, compromettendo così la trasparenza delle decisioni mediche: in particolare, la società avrebbe offerto compensi sotto forma di vere e proprie retribuzioni per interventi in programmi educativi attuati anche in situazioni prive di reale scopo educativo e pasti in ristoranti di lusso per indurre i medici a prescrivere con maggiore frequenza il farmaco contro l’emicrania.
L’accordo raggiunto prevede un pagamento di 59,7 milioni di dollari, suddivisi in 41,8 destinati al governo federali, 9,5 ripartiti tra i programmi Medicaid statali – che forniscono assistenza sanitaria a persone e famiglie a basso reddito con il sostegno dei governi statali e federali – e 8,4 milioni a Patricia Frattasio, ex dipendente di Biohaven e “whistleblower” della causa, per il suo ruolo nella denuncia. «I pazienti meritano di sapere che il loro medico prescrive farmaci in base al giudizio medico del loro medico, e non come risultato di incentivi finanziari da parte delle aziende farmaceutiche. Questo accordo riflette il nostro impegno a ritenere responsabili coloro che violano le leggi, indipendentemente dal loro status o prestigio», ha dichiarato il procuratore degli Stati Uniti per il distretto occidentale di New York Trini E. Ross. «Le violazioni della legge anti-kickback, come quelle denunciate in questo accordo, possono influenzare indebitamente i prescrittori e avere un impatto negativo sull’assistenza sanitaria finanziata dai contribuenti. L’ Office of Inspector General del Department of Health and Human Services (HHS-OIG) continuerà a collaborare con i partner delle forze dell’ordine per garantire che i fornitori e le aziende siano ritenuti responsabili se tentano di aggirare le leggi volte a proteggere l’integrità dei programmi sanitari federali», ha commentato il vice ispettore generale dell’HHS-OIG Christian J. Schrank. Infine, almeno formalmente, tra le reazioni positive vi è anche quella di Pfizer che, nonostante abbia ricordato di non aver ammesso alcun illecito accettando l’accordo, ha dichiarato in una nota: «Siamo lieti di lasciarci alle spalle questa questione ereditaria, in modo da poter continuare a concentrarci sulle esigenze dei pazienti».
[di Roberto Demaio]