Il primo ministro serbo Miloš Vučević ha rassegnato le proprie irrevocabili dimissioni a seguito delle proteste studentesche che da ormai tre mesi paralizzano l’intero Paese. L’annuncio al Paese è stato fatto questa mattina nel corso di una conferenza stampa straordinaria, nella quale Vučević ha riferito che ricoprirà il proprio ruolo lavorando con un mandato tecnico fino a che non vi saranno nuove elezioni. Il presidente Aleksandar Vučić, che ha accettato le dimissioni del primo ministro, parlerà alla nazione questa sera. Le rivolte popolari hanno preso il via nel Paese dopo che, lo scorso novembre, è crollata una tettoia nella stazione ferroviaria di Novi Sad, uccidendo 15 persone (tra le quali un bambino di 6 anni) e ferendone gravemente altre due. Da allora, la rabbia di decine di migliaia di cittadini si è riversata nelle piazze, crescendo ogni giorno di intensità. Insieme a Vučević (e a tutto il suo governo) ha presentato le proprie dimissioni anche Milan Đurić, sindaco di Novi Sad.
«Faremo il nostro lavoro in modo professionale e responsabile fino all’elezione di un nuovo governo o fino a una nuova o diversa decisione politica» ha riferito Vučević nel corso della conferenza stampa, sottolineando come dopo la tragedia della stazione si siano create gravi divisioni sociali e abusi politici che «hanno permesso a qualcuno di trarre vantaggio dalla perdita di vite umane». La decisione di dimettersi, ha riferito, è stata presa in seguito ad un episodio avvenuto la notte scorsa a Novi Sad, quando alcuni studenti sono stati aggrediti da un gruppo di persone all’interno dei locali di una delle sedi del Partito Progressista Serbo (SNS). Negli scontri sono rimaste ferite due persone, che secondo quanto riferito da media locali sono state ricoverate in ospedale. Per le stesse ragioni, riferisce il media Tanjun,si è dimesso anche il sindaco di Novi Sad, che ha riferito che «la stabilità, la necessità di calmare le tensioni e quella di impedire ulteriori divisioni della società sono condizioni chiave per l’ulteriore progresso e sviluppo di Novi Sad e il miglioramento della vita dei suoi cittadini».
Come ammesso dallo stesso Vučević, la politica serba è andata in stallo insieme all’intero Paese dopo la tragedia di Novi Sad, da molti considerata il simbolo della evidente corruzione e dell’incuria che permeerebbero le istituzioni serbe. I fatti hanno dato il via a proteste senza precedenti nel Paese, che invece che andare scemando hanno acquisito intensità giorno dopo giorno. Lo scorso 22 dicembre, a Belgrado, c’erano 29 mila persone in piazza, per chiedere le dimissioni del governo del presidente Aleksandar Vučić e del SNS, al potere dal 2012. In prima linea nelle proteste vi sono gli studenti, cui presto si sono uniti i sindacati degli insegnanti e numerosi altri gruppi – avvocati, medici, ONG, dipendenti statali e organizzazioni culturali, tra gli altri. Di fatto, il 20 gennaio avrebbero dovuto riprendere le lezioni, ma questo non è accaduto per via degli scioperi.
[di Valeria Casolaro]
proteste popolari o soliti tentativi di rivoluzioni colorate manovrate e foraggiate?? strano che sti fatti accadono sempre in paesi non totalmente succubi dei voleri usa/nato, e ancora più strano che non succedono mai quando vincono le elezioni personaggi che piacciono a usa/nato ue e soci.
Chissà se tutti questi giovani di belle speranze sanno che molto probabilmente l’ennesimo fantoccio NATO è già lì che si sfrega le mani…
Oh là, altro paese in mano agli americani