A un anno da quelle che sono state denominate “proteste dei trattori”, gli agricoltori e gli allevatori di tutta Italia sono tornati a riversarsi sulle strade del Paese. Ieri, martedì 28 gennaio, decine di mezzi hanno occupato vari svincoli autostradali da nord a sud, bloccando il traffico e rilanciando la mobilitazione, come già fatto dai colleghi europei di Francia, Spagna e Polonia. Le proteste hanno interessato diverse province di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Campania, Puglia e Calabria. Nei prossimi giorni sono attese altre manifestazioni in tutto lo Stivale, da Brescia fino a Reggio Calabria. Le richieste restano le stesse dello scorso anno: «Dallo scorso anno le cose non sono cambiate, anzi in alcuni casi i problemi sono raddoppiati a causa della burocrazia», ha detto Gabriele Ponzano, presidente nazionale degli Agricoltori autonomi italiani. I lavoratori chiedono maggiori tutele «contro il commercio sleale», meno burocrazia, prezzi più equi per la produzione e la dichiarazione dello stato di emergenza per affrontare la crisi che sta mettendo in ginocchio il settore.
Le proteste degli agricoltori e degli allevatori sono state inaugurate lunedì 27 gennaio e si sono diffuse a macchia d’olio. Ieri a Peveragno, in provincia di Cuneo, circa 50 trattori sono giunti da tutta la provincia per tenere un presidio che domani dovrebbe spostarsi nel capoluogo. Nel frattempo, a Brescia, decine di mezzi sono arrivati da Cremona, Mantova e dalla Bassa bresciana, percorrendo a passo d’uomo la tangenziale Sud, accompagnati dalla Stradale e creando disagi alla circolazione. A Ravenna, agricoltori e allevatori sono arrivati in corteo al porto assieme ai pescatori, dove rimarranno per quattro giorni. Proteste anche ad Avellino, Caserta, Grosseto, Lucca, Piacenza, Mantova e Reggio Calabria. Le marce dei mezzi pesanti hanno coinvolto direttamente strade e autostrade di tutto lo Stivale: a Pisa è stata portata avanti una protesta all’imbocco della A11; a Bettolle, in provincia di Siena, alle porte di Arezzo, i trattori hanno marciato al casello della A1; a Foggia, gli agricoltori hanno organizzato un presidio in un’area di servizio sulla statale 17. Nei prossimi giorni, a partire da domani fino a domenica, sono in programma altre mobilitazioni, che dovrebbero arrivare a occupare le strade delle principali città coinvolte. Annunciate ulteriori marce anche verso Alessandria, Orvieto, Pesaro e Cesenatico; in totale, sono in programma almeno 40 presidi in tutte le città, e sembra si stia organizzando un corteo verso Roma.
«Torniamo in strada per difenderci dall’aggressione speculativa, per la dignità nostra e dei cittadini, e perché un Paese senza agricoltori, allevatori e pescatori è un Paese senza futuro», si legge in una nota del Coordinamento Agricoltori e Pescatori Italiani (Coapi). Le rivendicazioni dei lavoratori di categoria non differiscono da quelle avanzate esattamente un anno fa e non sono dissimili da quelle che, in questi primi giorni del 2025, hanno coinvolto i colleghi europei. «È una continuazione della protesta dell’anno scorso. Il Ministero ci ha aperto un tavolo di dialogo e noi vogliamo portare avanti questo tavolo tutti assieme», ha detto un rappresentante della protesta ravennate. Agricoltori, allevatori e pescatori chiedono che vengano affrontati di petto i problemi a cui il settore va incontro da anni e che, denunciano i comitati, spaziano dal crollo della produzione alla volatilità dei prezzi dei prodotti, fino alla troppa burocrazia e agli eccessivi vincoli economici e produttivi. Per farlo, chiedono un confronto con il governo sulle riforme strutturali necessarie ad affrontare la crisi, e propongono che venga elaborato un «Piano di Azione Straordinaria per salvare le piccole e medie imprese dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca, adottando una Dichiarazione di Stato di Crisi e assumendo un pacchetto di misure anche in deroga alle Regole Comunitarie ed ordinarie», in modo da «tutelare produttori e consumatori».
[di Dario Lucisano]
ma come dopo che Lollobrigida si e’ ingozzato come uno scroccone ci sono ancora problemi nell’agricoltura?