Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali Calderoli, ha deciso di impugnare la legge sarda sulle aree idonee alle energie rinnovabili, che individua come non idonea ai nuovi impianti eolici e fotovoltaici buona parte del territorio regionale. Il provvedimento, voluto dalla Sardegna per contrastare la speculazione eolica e fotovoltaica, è stato contestato dall’esecutivo poiché violerebbe tre articoli della Costituzione. Sin dalla sua emanazione, diverse aziende della filiera energetica avevano contestato la legge, giudicandola costituzionalmente illegittima e troppo radicale nella selezione delle aree catalogate come non idonee, malgrado i cittadini sardi chiedessero che venisse fatto di più; la legge Todde, denunciano, non bloccherebbe molti degli impianti già attivi e, di fatto, garantirebbe una scappatoia per edificare anche sulle aree non idonee. Sul tema della legittimità si era espressa anche la Corte Costituzionale nell’ambito dei ricorsi accolti contro l’autonomia differenziata, precisando che l’energia non è una materia delegabile alle Regioni.
Il Governo ha deciso di impugnare la legge sulle aree idonee perché eccederebbe le «competenze statutarie, ponendosi in contrasto con la normativa statale ed europea in materia di energia, beni culturali e paesaggistici». Di preciso, le disposizioni della legge Todde violerebbero «gli articoli 117, primo comma, secondo comma, lettera m) e s), e terzo comma, della Costituzione, nonché i principi di uguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione, di certezza del diritto e del legittimo affidamento e di libertà di iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione». L’articolo 117 della Costituzione stabilisce le materie esclusive dello Stato e quelle concorrenti con le regioni. Di preciso, il Consiglio dei ministri contesta alla legge di entrare in materia di «determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale» e di «tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali». Secondo quanto contestato dal Governo sulla base dell’articolo 117, inoltre, l’energia costituirebbe materia esclusiva in quanto di interesse strategico e nazionale.
Il Governo ha impugnato la legge Todde anche sulla base dei principi di uguaglianza stabiliti dall’articolo 3, che affida alla Repubblica il compito di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». La norma viene infine impugnata anche in materia di libertà di iniziativa economica, che, secondo l’articolo 41, «non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». Sulla base di questi articoli della Costituzione, il Governo contesta, tra le altre cose, gli articoli della legge Todde che individuano le aree idonee. Criticato anche lo stesso concetto di area “idonea” e “non idonea”, che, secondo il Consiglio, non possono essere stabiliti sulla base di «una qualificazione aprioristica, generale e astratta», bensì «dall’esito di un procedimento amministrativo che consenta una valutazione, in concreto, delle inattitudini del luogo, in ragione delle relative specificità». Giudicati incostituzionali, infine, i criteri di individuazione delle aree non idonee, che sarebbero in contrasto con il principio comunitario dell’interesse pubblico.
La legge “aree idonee” sarda individua le aree della regione in cui si può – e quelle in cui non si può – costruire impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile (i cosiddetti “impianti FER”), distinguendoli per categoria (eolico, fotovoltaico, termodinamici…) e taglia (piccola, media e grande). Approvata a inizio dicembre 2024 tra le proteste dei cittadini, è stata fortemente voluta dall’amministrazione Todde, ma contestata da diversi comitati locali. Questi, assieme a oltre 210.000 cittadini, hanno firmato e consegnato la proposta di legge di iniziativa popolare “Pratobello” che, contrariamente alla legge “aree idonee”, bloccherebbe definitivamente gli impianti non ancora autorizzati o completati e consegnerebbe nelle mani della Regione la gestione di questi progetti. Malgrado la consegna delle firme, la legge è stata momentaneamente accantonata e in Regione è stata discussa solo la legge Todde.
[di Dario Lucisano]
Avanti tutta con la speculazione in atto, alla faccia dell’Autonomia Sarda!.
Mi scusi, posso farle una domanda e chiederle una risposta obiettiva? Ma quelli non provvisti dell’Autonomia da lei citata (ovvero quasi tutte le altre regioni d’Italia), invece, cosa dovrebbero aspettarsi? Ho letto in una notizia flash dell’Indipendente, sempre di oggi, che la legge Todde in oggetto definiva il 99% delle aree totali come non idonee: allora a questo punto bisognerebbe smettere di costruire i campi eolici dappertutto; oppure continuare a farlo, basta che non sia in Sardegna?