sabato 1 Febbraio 2025

La Banca Europea per gli Investimenti raddoppia i fondi per armi e difesa

La Banca Europea per gli Investimenti (BEI) accelera sul finanziamento alla difesa, raddoppiando gli investimenti nel settore: dopo aver raggiunto il miliardo di euro nel 2024, si prevede di arrivare a due miliardi nel 2025. Il rapporto annuale dell’istituzione finanziaria dell’Unione Europea di proprietà degli Stati membri certifica un cambio di rotta, con un ampliamento dei progetti finanziabili, tra cui mobilità militare, cybersicurezza, sminamento, protezione delle infrastrutture e sviluppo di droni. Tra gli interventi concreti dell’anno passato, sottolinea il Gruppo, figurano i finanziamenti per satelliti a duplice uso in Polonia, gli ammodernamenti dei porti per soddisfare le esigenze delle navi NATO in Danimarca e le sovvenzioni del Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) in fondi privati dedicati. L’accelerazione nei finanziamenti al settore della difesa da parte della BEI si colloca sulla scia di un generale aumento degli investimenti e della spesa in ambito bellico che interessa la maggior parte dei Paesi europei. Essa, inoltre, è in linea con le richieste della stessa istituzione comunitaria, dell’Alleanza Atlantica e del cosiddetto “Rapporto Draghi” per la competitività UE.

«Nel 2024 gli investimenti in sicurezza e difesa ammissibili sono raddoppiati, e l’obiettivo per quest’anno è un ulteriore raddoppiamento del volume». Sono queste le parole con cui la BEI annuncia il successo degli investimenti nel settore bellico dell’anno appena terminato e le proprie intenzioni di cavalcare l’onda della crescita, raddoppiando ulteriormente i finanziamenti. Il Gruppo BEI, inoltre, ha ampliato gli investimenti nei progetti relativi a tecnologie a doppio uso civile e militare, sia in termini quantitativi che nei tipi di settori coinvolti. Non è chiaro se questi ultimi investimenti rientrino tutti nel conteggio dei finanziamenti dedicati al settore della difesa, che quindi, nel 2024, potrebbe aver indirettamente superato il miliardo di euro. Il piano per l’anno successivo è quello di tagliare la burocrazia per i clienti attraverso l’introduzione di procedure di istruttoria semplificate, in modo da ridurre i tempi tecnici di approvazione e attuazione dei nuovi investimenti. Il Gruppo, inoltre, prevede di estendere ulteriormente le attività e di ampliare i partenariati esterni, come per esempio con il Fondo NATO per l’innovazione e l’Agenzia europea per la difesa.

L’annuncio dell’aumento dei finanziamenti in ambito bellico da parte della BEI risulta pienamente in linea con le richieste della NATO, dell’UE e di Draghi. L’Alleanza Atlantica ha infatti raccomandato agli Stati di arrivare a spendere più del 2% del PIL nel settore militare, l’Unione Europea si sta muovendo per la costruzione di un piano di difesa comune, mentre il “Rapporto Draghi” consiglia molto caldamente di riservare più fondi e meno burocrazia al settore delle armi. A tal proposito, sono molti i Paesi europei a stare puntando sempre di più sul settore delle armi, Italia compresa. Durante il suo mandato, il governo Meloni ha aumentato la spesa per la difesa, nonché per l’acquisto di aerei e carri armati. In generale, anche gli esecutivi precedenti avevano incrementato l’esportazione di armamenti, così come la spesa militare.

[di Dario Lucisano]

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