martedì 4 Febbraio 2025

Val di Susa, azione diretta contro la TAV: a fuoco il cantiere di San Didero

Poco prima della mezzanotte di domenica 2 febbraio, qualcuno ha divelto la recinzione che circonda l’area dei lavori lungo la statale 24, all’interno del cantiere dell’Alta Velocità di San Didero, in Val di Susa, e dato fuoco a un generatore, scatenando un incendio. È questa la ricostruzione degli investigatori della Digos, che ipotizzano un gesto dimostrativo del movimento No TAV. Secondo le indagini, i presunti colpevoli si sarebbero allontanati subito dopo l’azione, senza lasciare traccia. Al momento, il Movimento No TAV non ha rivendicato l’atto. I fatti hanno avuto luogo a poche ore dall’ultima udienza del processo che vede imputati numerosi attivisti per il reato di associazione a delinquere, per i quali la sentenza sarà emessa il prossimo 31 marzo.

Nella notte tra sabato 1 e domenica 2 febbraio, un gruppo di attivisti si sarebbe riunito intorno al cantiere di San Didero e avrebbe lanciato alcuni fuochi d’artificio. Subito dopo, secondo quanto denunciato dal COISP (Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia) e riportato sul quotidiano torinese La Stampa, un grosso gruppo elettrogeno posto all’interno del cantiere ha preso fuoco. A trasformare «l’ipotesi» che si sia trattato di un gesto doloso da parte degli attivisti in «certezza» vi è il fatto che sarebbero state ritrovate alcune parti delle recinzioni divelte e una «mini fiamma ossidrica» abbandonata sul luogo, che sarebbe stata usata per innescare l’incendio. A poca distanza dal generatore andato a fuoco vi erano inoltre delle bombole di acetilene: «un’eventuale esplosione delle bombole avrebbe provocato un disastro», commenta Domenico Pianese, segretario generale del COISP. Per il sindacato, l’atto costituisce «la dimostrazione lampante della pericolosità di certe azioni criminali, spacciate per protesta, che in realtà rappresentano un vero e proprio attacco alla sicurezza pubblica», un gesto che «ha deliberatamente messo a rischio non solo la vita degli Agenti in servizio, ma anche quella di chiunque si trovasse nei dintorni».

A oltre 48 ore dagli eventi, tuttavia, il Movimento non ha ancora rivendicato quanto accaduto, come spesso succede nel caso di proteste in Valle. Tuttavia lunedì 3 febbraio Dana Lauriola, storica attivista del Movimento, ha rilasciato una dichiarazione spontanea nella quale riferisce come nelle ultime settimane siano frequenti gli attacchi mediatici contro i No TAV. Numerosi attivisti (28 in tutto) stanno infatti affrontando le battute finali del processo che li vede accusati, insieme a centro sociale torinese Askatasuna, allo Spazio Neruda e ad altre realtà antagoniste del territorio, di reati a vario titolo per le proteste in valle. Per 16 di loro, l’accusa è di associazione a delinquere. Lunedì, gli avvocati difensori hanno pronunciato le loro arringhe finali: la lettura della sentenza è prevista per lunedì 31 marzo. «Nelle ultime settimane giornalisti televisivi ci hanno inseguit* e pedinat*, sventolando parte dei brogliacci delle intercettazioni che qualche volonteroso ha pensato bene di fornirgli – ha denunciato Lauriola – Alcuni di questi brogliacci, possiamo dire con contezza, non sono neanche entrati nel dibattimento. Altri, periziati e approfonditi dall’accusa e contestualizzati del collegio difensivo, hanno decisamente chiarito il loro significato, ma questo conta poco quando l’obiettivo è far diventare l’Askatasuna il mostro cattivo da combattere, la regia di quei conflitti (tra cui il No TAV) di cui dicevo prima, utile argomento per distrarre i più dai reali problemi di questo Paese».

Gli stessi avvocati difensori hanno denunciato come tanto su mezzi di informazione a diffusione nazionale (come Retequattro) quanto nell’ambito di eventi istituzionali che nulla avevano a che fare col processo (l’inaugurazione dell’anno giudiziario del 25 gennaio) vi siano state ripetute «ingerenze illegittime», volte a riportare un’immagine criminale del Movimento.

[di Valeria Casolaro]

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