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Val di Susa, azione diretta contro la TAV: a fuoco il cantiere di San Didero

Poco prima della mezzanotte di domenica 2 febbraio, qualcuno ha divelto la recinzione che circonda l’area dei lavori lungo la statale 24, all’interno del cantiere dell’Alta Velocità di San Didero, in Val di Susa, e dato fuoco a un generatore, scatenando un incendio. È questa la ricostruzione degli investigatori della Digos, che ipotizzano un gesto dimostrativo del movimento No TAV. Secondo le indagini, i presunti colpevoli si sarebbero allontanati subito dopo l’azione, senza lasciare traccia. Al momento, il Movimento No TAV non ha rivendicato l’atto. I fatti hanno avuto luogo a poche ore dall’ultima udienza del processo che vede imputati numerosi attivisti per il reato di associazione a delinquere, per i quali la sentenza sarà emessa il prossimo 31 marzo.

Nella notte tra sabato 1 e domenica 2 febbraio, un gruppo di attivisti si sarebbe riunito intorno al cantiere di San Didero [1] e avrebbe lanciato alcuni fuochi d’artificio. Subito dopo, secondo quanto denunciato dal COISP (Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia) e riportato sul quotidiano torinese La Stampa, un grosso gruppo elettrogeno posto all’interno del cantiere ha preso fuoco. A trasformare «l’ipotesi» che si sia trattato di un gesto doloso da parte degli attivisti in «certezza» vi è il fatto che sarebbero state ritrovate alcune parti delle recinzioni divelte e una «mini fiamma ossidrica» abbandonata sul luogo, che sarebbe stata usata per innescare l’incendio. A poca distanza dal generatore andato a fuoco vi erano inoltre delle bombole di acetilene: «un’eventuale esplosione delle bombole avrebbe provocato un disastro», commenta [2] Domenico Pianese, segretario generale del COISP. Per il sindacato, l’atto costituisce «la dimostrazione lampante della pericolosità di certe azioni criminali, spacciate per protesta, che in realtà rappresentano un vero e proprio attacco alla sicurezza pubblica», un gesto che «ha deliberatamente messo a rischio non solo la vita degli Agenti in servizio, ma anche quella di chiunque si trovasse nei dintorni».

A oltre 48 ore dagli eventi, tuttavia, il Movimento non ha ancora rivendicato quanto accaduto, come spesso succede nel caso di proteste in Valle. Tuttavia lunedì 3 febbraio Dana Lauriola, storica attivista del Movimento, ha rilasciato una dichiarazione spontanea nella quale riferisce [3] come nelle ultime settimane siano frequenti gli attacchi mediatici contro i No TAV. Numerosi attivisti (28 in tutto) stanno infatti affrontando le battute finali del processo che li vede accusati [4], insieme a centro sociale torinese Askatasuna, allo Spazio Neruda e ad altre realtà antagoniste del territorio, di reati a vario titolo per le proteste in valle. Per 16 di loro, l’accusa è di associazione a delinquere. Lunedì, gli avvocati difensori hanno pronunciato le loro arringhe finali: la lettura della sentenza è prevista per lunedì 31 marzo. «Nelle ultime settimane giornalisti televisivi ci hanno inseguit* e pedinat*, sventolando parte dei brogliacci delle intercettazioni che qualche volonteroso ha pensato bene di fornirgli – ha denunciato Lauriola – Alcuni di questi brogliacci, possiamo dire con contezza, non sono neanche entrati nel dibattimento. Altri, periziati e approfonditi dall’accusa e contestualizzati del collegio difensivo, hanno decisamente chiarito il loro significato, ma questo conta poco quando l’obiettivo è far diventare l’Askatasuna il mostro cattivo da combattere, la regia di quei conflitti (tra cui il No TAV) di cui dicevo prima, utile argomento per distrarre i più dai reali problemi di questo Paese».

Gli stessi avvocati difensori hanno denunciato [5] come tanto su mezzi di informazione a diffusione nazionale (come Retequattro) quanto nell’ambito di eventi istituzionali che nulla avevano a che fare col processo (l’inaugurazione dell’anno giudiziario del 25 gennaio) vi siano state ripetute «ingerenze illegittime», volte a riportare un’immagine criminale del Movimento.

[di Valeria Casolaro]