Dopo lo scandalo emerso negli scorsi giorni relativamente alla sorveglianza illegale di giornalisti e attivisti, attraverso lo spyware Graphite della società Paragon Solutions, l’azienda che produce il software di spionaggio ha rescisso il contratto con il governo italiano. La decisione sarebbe stata presa dopo che l’esecutivo di Roma non ha risposto alle accuse mosse da WhatsApp, secondo cui il software militare in grado di violare smartphone criptati sarebbe stato utilizzato per spiare membri della società civile. L’accusa, non ancora provata, è che l’esecutivo italiano abbia intenzionalmente spiato attivisti e giornalisti con posizioni critiche verso l’amministrazione di centro-destra, violando così i termini di servizio e il quadro etico di Paragon Solutions, azienda fondata da personalità israeliane e recentemente acquisita da un fondo USA.
Nello specifico, i soggetti spiati in Italia sarebbero sette, secondo quanto riferito ieri dallo stesso governo. Quest’ultimo ha negato il suo coinvolgimento nella vicenda attraverso una nota pubblicata il 5 febbraio in cui si legge che “In merito a quanto pubblicato da alcuni organi di stampa su presunte attività di spionaggio che avrebbero riguardato operatori dell’informazione, la Presidenza del Consiglio esclude che siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence, e quindi del Governo, i soggetti tutelati dalla legge 3 agosto 2007, n. 124 (Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto), compresi i giornalisti. Trattandosi di una questione che il governo considera di particolare gravità, è stata attivata l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, che dipende dalla Presidenza del Consiglio”. Al momento, si sa che il governo riferirà presto al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) sull’utilizzo dello strumento da parte degli 007, mentre l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale sta interloquendo con lo studio legale Advant, incaricato da WhatsApp, e sta svolgendo tutte le verifiche tecniche sul caso.
La vicenda è ancora lontana dall’essere chiara. Tuttavia, è noto che Paragon vende il suo software di spionaggio Graphite esclusivamente ai governi e il giornale israeliano Haaretz ha riferito che la società ha assegnato la licenza a entrambi i rami del governo italiano che si occupano di sicurezza, vale a dire l’intelligence (che risponde alla presidenza del Consiglio dei ministri) e la polizia (che risponde al ministero dell’Interno): la società “lavora esclusivamente con entità statali, tra cui l’establishment della sicurezza israeliano e l’FBI e altri negli Stati Uniti, fornendo loro capacità di hacking”. In Italia “lavora con un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence”, si legge sul media israeliano. Il sospetto che l’esecutivo possa essere coinvolto, dunque, è lecito, sebbene ancora da appurare. Nel caso, rimarrebbero in piedi due domande: chi avrebbe messo in atto lo spionaggio – l’intelligence, la polizia o entrambe – e con quali finalità.
A rendere noto per prima il caso di spionaggio è stata l’impresa statunitense Meta che una settimana fa ha riferito che diversi attacchi informatici sono stati perpetrati attraverso la sua app di messaggistica WhatsApp e sono proseguiti per tutto il mese di dicembre. L’azienda ha avvisato con un messaggio direttamente i soggetti coinvolti, tra cui il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e ha inviato una lettera di protesta a Paragon Solutions. Ha, inoltre riferito che lo spyware – software installato di nascosto per rubare i dati presenti sul telefono – sarebbe stato usato ai danni di una novantina di persone, «tra cui giornalisti e membri della società civile», in circa 20 Paesi europei. Oltre a Cancellato, sono emersi altri due nomi di soggetti presi di mira da Graphite: Husam El Gomati, attivista libico che vive in Norvegia, critico verso gli accordi dell’Italia con il Paese nordafricano per frenare le partenze di migranti, e Luca Casarini, dell’ONG Mediterranea Saving Humans. Lo spyware (o malware) in questione è del genere “zero-click”, per cui lo spiato non deve necessariamente cliccare su un link compromesso ma basta che sia soggetto all’arrivo di un file contenente l’arma informatica. In questo specifico caso, si sarebbe trattato di un file pdf.
La vicenda è particolarmente importante non solo perché è uno dei primi casi in cui giornalisti e membri della società civile risulterebbero spiati dai governi europei, ma anche perché mostra quanto sia potenzialmente semplice per le istituzioni violare i principali presupposti delle società considerate democratiche, tra cui il diritto alla riservatezza e quello dei giornalisti di fare liberamente informazione. Una possibilità potenziata da strumenti informatici e tecnologici sempre più invasivi e sofisticati. In ogni caso, occorrerà aspettare ulteriori sviluppi per fare luce sulla vicenda.
La maggioranza sta ancora affrontando lo scandalo Al Masri e questa nuova vicenda aumenta il livello di pressione da parte dell’opposizione: il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra hanno chiesto al Governo di riferire in Parlamento sull’accaduto. Allo stesso tempo, gli eurodeputati Pina Picierno e Sandro Ruotolo hanno presentato interrogazioni alla Commissione europea, domandando quali misure l’Unione Europea intenda adottare per fronteggiare la questione.
Fanpage era stato bersaglio di uno scontro con il Governo nel giugno del 2024, a seguito della pubblicazione di un reportage in cui si evidenziava come all’interno del movimento giovanile di Fratelli d’Italia si muovessero ingombranti rigurgiti nostalgici del ventennio mussoliniano. Il Primo Ministro Giorgia Meloni aveva usato toni duri per denunciare i metodi adoperati durante l’inchiesta e, rivolgendosi a Sergio Mattarella, aveva affermato: «prendo atto che questa è una nuova frontiera dello scontro politico. Da oggi si potrà utilizzare a 360 gradi».
[di Giorgia Audiello]
L’Italia si copre di vergogna e si rende ridicola venendo boicottata dai boicottati da tutto il Mondo💩