martedì 11 Febbraio 2025

Caso Almarsi, la Corte Penale Internazionale indaga sull’Italia

La Corte Penale Internazionale ha aperto un’indagine sulla liberazione e il conseguente rimpatrio del torturatore capo della polizia giudiziaria libica, Osama Almasri Njeem, da parte dell’Italia. A dare la notizia è il portavoce della Corte, Fadi El Abdallah, che ha tuttavia specificato che «al momento non vi è alcun caso dinanzi alla CPI contro alcun funzionario italiano». El Abdallah ha spiegato che, di preciso, la Corte ha avviato le indagini preliminari sulla «questione della mancata osservanza da parte dello Stato di una richiesta di cooperazione per l’arresto e la consegna» di Almasri, precisando che l’Italia ha la facoltà di rilasciare le proprie osservazioni.

L’annuncio di El Abdallah è arrivato ieri, lunedì 10 febbraio, ma si parlava di un potenziale avvio delle indagini contro l’Italia da giorni. Il fascicolo aperto è ancora di natura preliminare, ma potrebbe portare a un deferimento di Roma all’organo direttivo della Corte o al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’avvio della procedura si basa su una possibile violazione dell’articolo 86 dello Statuto di Roma, con il quale venne istituita la Corte, che stabilisce che «gli Stati membri cooperano pienamente con la Corte nelle inchieste e nelle azioni giudiziarie che la stessa svolge per reati di sua competenza». Quando ciò non avviene, indica l’articolo 87, «la Corte può prenderne atto ed investire del caso l’Assemblea degli Stati membri o il Consiglio di sicurezza». La procedura risulta quasi automatica e si tratta di un processo volto a chiarire le responsabilità dello Stato membro, ma non le responsabilità individuali delle persone fisiche. Lo stesso El Abdallah ha precisato che, malgrado siano pervenute denunce contro rappresentanti del governo, per ora non è presente alcun caso davanti ai giudici della Corte. «Fino a quando la Camera preliminare non avrà esaminato la questione e non avrà preso una decisione», ha aggiunto El Abdallah, «la Corte non fornirà ulteriori commenti».

Almasri, soprannominato «il torturatore di Tripoli» dalle organizzazioni che investigano la situazione dei migranti in Libia, è stato arrestato il 19 gennaio a Torino dalle forze dell’ordine italiane su segnalazione dell’Interpol. Il generale è accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, principalmente per quanto accade all’interno delle prigioni libiche – realtà messa nero su bianco dalle testimonianze di coloro che vi sono sopravvissuti, da anni a questa parte. Il 21 gennaio è stato scarcerato su decisione della Corte d’Appello, che ha motivato la sua liberazione parlando di una serie di procedure irregolari, che avrebbero a che vedere con la mancata comunicazione dell’imminente arresto al ministro della Giustizia Nordio, incaricato dei rapporti con la CPI. Nel corso della sua informativa al Parlamento, Nordio stesso ha parlato dei presunti errori procedurali avvenuti durante la cattura del ricercato, attribuendo inoltre alla CPI e al suo «gran pasticcio» con le carte parte della responsabilità del caso. La Corte non sembra avere intenzione di commentare i procedimenti giudiziari nazionali.

[di Dario Lucisano]

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