martedì 11 Febbraio 2025

Il Regno Unito ha ordinato ad Apple di dire addio alla crittografia

Le autorità britanniche hanno segretamente inviato ad Apple un “avviso di capacità tecnica”, con cui chiedono alla compagnia di collaborare nelle indagini delle forze dell’ordine, fornendo accesso a prove contro sospetti e potenziali criminali. Il Governo esige che l’azienda tech garantisca una porta d’accesso attraverso cui aggirare il sistema di crittografia che protegge la riservatezza dei dati archiviati su iCloud, così da consentirgli di fatto un monitoraggio indiscriminato. Questa mossa rappresenta l’ennesima manifestazione di una tendenza securitaria sempre più diffusa, la quale esercita pressioni costanti sui colossi del settore tecnologico affinché abbandonino il concetto stesso di privacy digitale.

L’ordine è stato emesso dal Ministero dell’Interno il mese scorso, tuttavia la notizia è trapelata solo di recente grazie a un’inchiesta del The Washington Post. Né Apple né le autorità britanniche hanno commentato le rivelazioni, un silenzio che non sorprende: il provvedimento si fonda sull’Investigatory Powers Act (IPA), una legge già ampiamente criticata per le ultime modifiche che concedono alle autorità margini d’azione sempre più ampi senza alcuna garanzia di trasparenza. Inoltre, le nuove disposizioni rendono illegale per le aziende rivelare al pubblico se e quando ricevono richieste governative di accesso ai dati.

Apple si trova in una posizione delicata: ha costruito la propria identità di brand sulla tutela della privacy degli utenti, trasformandola in un vero e proprio slogan commerciale. Cedere alle pressioni delle autorità significherebbe compromettere irrimediabilmente la propria credibilità. Un rischio che l’azienda conosce bene, come dimostrato dal clamoroso passo indietro che ha compiuto nel 2022, quando aveva ventilato l’idea di scansionare automaticamente le immagini che i clienti trasferivano su iCloud, così da individuare contenuti pedopornografici. La reazione fu assolutamente negativa e l’iniziativa venne silenziosamente dismessa, senza mai essere effettivamente implementata.

I servizi di protezione avanzata dei dati (Advanced Data Protection, ADP) rappresentano un pilastro della strategia commerciale di Apple e non verranno sacrificati alla leggera. Tuttavia, potrebbe prospettarsi all’orizzonte un compromesso che non mancherà di sollevare polemiche. In passato, Apple ha dichiarato di non voler concedere in nessun caso al governo un accesso diretto al suo cloud, ma ha anche avvertito che le modifiche all’Investigatory Powers Act (IPA) potrebbero “costringerla” a ritirare dal Mercato britannico delle funzionalità “critiche per la sicurezza” degli utenti. In altre parole, la Big Tech potrebbe rifiutarsi di aprire all’interno dei suoi sistemi un passaggio privilegiato per la polizia inglese, preferendo piuttosto ritirare del tutto il sistema di crittografia.

L’ordine imposto dal Governo britannico solleva inoltre interrogativi di natura politica e diplomatica. Secondo il The Washington Post, la richiesta delle autorità britanniche si estenderebbe infatti ai dati ricevuti da Apple su scala globale, con possibili ripercussioni sugli accordi di trasferimento dati tra il Regno Unito e l’Unione Europea. Leggi europee quali il GDPR si sforzano di tutelare i diritti digitali dei propri cittadini, un presupposto che non consentirebbe alle autorità inglesi di creare nei loro confronti una dinamica di sorveglianza invasiva. Detto questo, anche in UE si registra un crescente interesse nei confronti dell’eliminazione della crittografia dai software d’uso civile, una linea di pensiero fortemente supportata dall’Europol, la quale non vede l’ora di poter accedere liberamente ai dispositivi digitali nel corso delle indagini.

[di Walter Ferri]

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