Ieri, martedì 11 febbraio, il Consiglio regionale della Toscana ha approvato una legge che regola tempi, modalità e costi per l’accesso al suicidio assistito, rendendo così la regione la prima in Italia a dotarsi di una legge in materia. La legge si fonda sulla sentenza della Corte Costituzionale del 2019 ed era stata proposta dall’Associazione Luca Coscioni. Il testo è composto da sei articoli più il preambolo. La norma approvata prevede l’istituzione di una Commissione multidisciplinare permanente in ogni distaccamento ASL, composta da un medico palliativista, uno psichiatra, un anestesista, uno psicologo, un medico legale e un infermiere. La legge affida alla commissione, affiancata dal Comitato etico locale, il compito di valutare le istanze presentate e garantisce al richiedente l’eventuale accesso alla pratica in meno di due mesi.
La legge approvata dalla Regione Toscana ha ricevuto 27 voti a favore e 13 voti contrari. Il testo si basa in larga parte sulla proposta di iniziativa popolare “Liberi Subito” elaborata dall’associazione Luca Coscioni e presentata alla Regione dopo la raccolta di 10.000 firme. Innanzitutto, stabilisce i criteri di accesso alla pratica, che riprendono la nota sentenza 242/2019 (nota anche come “sentenza Cappato”) della Corte Costituzionale. La legge toscana individua quattro requisiti specifici, che devono presentarsi tutti insieme perché il richiedente possa essere considerato idoneo. Egli deve: essere vigile e capace di prendere decisioni consapevolmente; essere affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze intollerabili; essere dipendente da un “trattamento di sostegno vitale”; aver richiesto l’accesso alla procedura in modo “libero e autonomo, chiaro e univoco”. Il suicidio assistito, inoltre, deve considerarsi come una sorta di ultima opzione, e il paziente che presenta la domanda deve aver in precedenza rifiutato gli altri possibili trattamenti praticabili, che gli devono essere stati adeguatamente illustrati. Il paziente ha la facoltà di individuare un medico di fiducia che lo assista nelle pratiche.
Individuati i requisiti di accesso alla pratica, la legge fissa la procedura e i tempi da seguire, che si discostano leggermente dalla proposta dell’Associazione Luca Coscioni. In prima istanza, il richiedente deve rivolgersi alla propria ASL di riferimento, presentando una richiesta di verifica dei requisiti che dovrà includere tutta la documentazione sanitaria. La domanda viene così inoltrata alla Commissione multidisciplinare, che dovrà completare la verifica dei requisiti entro trenta giorni, con la possibilità di sospendere il procedimento per condurre accertamenti clinici una sola volta e per non più di cinque giorni. In questa prima fase, la Commissione deve anche richiedere il parere del Comitato etico, che deve arrivare non oltre venti giorni dopo la richiesta e nel rispetto della scadenza dei trenta giorni. La Commissione dovrà fornire il proprio parere finale e comunicare la propria decisione alla ASL, che la inoltrerà al paziente.
In caso di esito positivo, la Commissione avrà dieci giorni di tempo per individuare le modalità di attuazione del suicidio medicalmente assistito; il paziente può richiedere che le modalità della procedura siano stabilite anche con la presenza del medico di fiducia. La procedura deve svolgersi nel rispetto della dignità della persona e il Comitato etico deve dare il proprio lasciapassare entro cinque giorni e – come nella fase precedente – nel rispetto della scadenza di dieci giorni. Stabilita anche la procedura, essa verrà eseguita entro sette giorni. In totale, contando l’eventuale proroga, la legge garantisce ai pazienti una risposta entro trentacinque giorni e l’eventuale accesso alla pratica entro cinquantadue giorni, che si riducono rispettivamente a trenta e quarantasette nel caso in cui non ci fosse bisogno di effettuare ulteriori accertamenti clinici.
La legge verrà promulgata nei prossimi dieci giorni, e avrà effetto a partire dai venti giorni dopo la pubblicazione. A quel punto le ASL avranno quindici giorni di tempo per individuare le Commissioni multidisciplinari. Con l’approvazione di ieri, la Toscana diventa la prima regione a normare l’accesso al suicidio assistito. Precedentemente, ci aveva provato anche il Veneto, ma la legge non era stata approvata, mentre in Lombardia è stata bocciata prima ancora di venire discussa. A oggi, il suicidio assistito non è infatti normato da alcuna legge, né locale, né tantomeno di respiro nazionale, ed è regolato dalla cosiddetta “sentenza Cappato”, che fornisce le basi per stabilire non quando esso sia attuabile, ma quando diventa punibile. L’iter odierno non prevede scadenze e ha spesso costretto i pazienti ad attendere anni prima di ricevere una risposta, spesso portando il proprio caso in tribunale.
[di Dario Lucisano]