Dopo due mesi dalla caduta di Assad, l’espansione militare israeliana all’interno del territorio siriano non sembra volersi arrestare. Secondo immagini satellitari diffuse inizialmente dal Washington Post, le forze israeliane penetrate nella zona cuscinetto in Siria avrebbero già iniziato a insediarvisi e a stabilire basi militari. Le rivelazioni sono trapelate all’inizio del mese di febbraio, ma stanno venendo integrate giorno dopo giorno dall’apparizione di nuove possibili immagini di strutture e siti di costruzione. In totale, sembra che Israele stia edificando nove distinte basi con relative infrastrutture stradali in un’area che si estende dal Monte Hermon al triangolo di confine nel Golan meridionale, e che voglia fermarvisi permanentemente. Le strutture, infatti, si starebbero dotando di tutto il necessario per affrontare le condizioni climatiche rigide della stagione invernale, così come delle infrastrutture e attrezzature essenziali per fungere da centri di osservazione strategica e di sicurezza.
Le prime informazioni circa la possibile costruzione di basi militari in Siria da parte dell’esercito israeliano sono state condivise dal Washington Post lo scorso 2 febbraio e riportate dai media israeliani. Nel suo articolo, il quotidiano statunitense, osservando immagini satellitari, rivelava l’avvenuta costruzione di due basi militari sul lato siriano delle Alture del Golan, con annesse strade appena asfaltate a collegarle. Inoltre, le immagini satellitari fornite dal giornale identificano un’area con evidenti lavori di costruzione in atto, situata diversi chilometri a sud delle precedenti. Le due nuove strutture, sostiene l’analista William Goodhind, sembrano essere dotate di tutte le attrezzature necessarie per fungere da punti di osservazione avanzati e appaiono simili alle altre basi di osservazione israeliane già situate sulle Alture del Golan. La prima struttura sarebbe collocata vicino alla città di Jabata al-Khashab e sembrerebbe in una fase di costruzione più avanzata, mentre la seconda si troverebbe più a sud, vicino ad Al-Hamidiyah. La posizione della struttura di Jabata al-Khashab garantirebbe a Israele l’accesso a punti di osservazione strategici, mentre quella di Al-Hamidiyah agevolerebbe il pieno sfruttamento della rete stradale della regione. La strada appena asfaltata, invece, si troverebbe a circa 15 chilometri a sud della città di Quneitra e correrebbe dalla linea di confine fino alla cima di una collina vicino al villaggio di Kodana.
Il giorno dopo le rivelazioni del Washington Post, l’unità di verifica dell’emittente qatariota Al Jazeera (denominata Sanad) ha diffuso ulteriori immagini, ottenute il 19 dicembre 2024 e l’1 febbraio 2025, che mostravano altre quattro basi già edificate e una quinta in fase di costruzione, parlando in totale di sette strutture. Alle basi di Jabata al-Khashab e Al-Hamidiyah, Al Jazeera ne aggiungeva una a ovest del villaggio di Hadar, una a nord di Quneitra, due a sud del lago Aziz e una sopra Tal al-Ahmar. Nei pressi delle basi, Sanad osservava anche cantieri aperti per costruire strade. Al Jazeera, inoltre, riportava una serie di testimonianze da parte dei cittadini siriani residenti all’interno e nelle vicinanze della zona demilitarizzata, che parlavano dei movimenti dell’esercito israeliano: secondo gli abitanti locali, in questi ultimi due mesi i militari israeliani avrebbero installato posti di blocco, condotto arresti e organizzato incursioni nelle abitazioni e nei punti di chiusura delle strade dell’area. Alle immagini di Al Jazeera è seguito un articolo dell’emittente saudita Al-Arabiya, che, citando fonti militari israeliane, ha parlato della costruzione di altre due strutture, senza tuttavia fornire dettagli sulla loro ubicazione. I siti militari, scrive Al-Arabiya, farebbero parte «degli sforzi in corso da parte di Israele per creare una zona cuscinetto tra la Siria e le Alture del Golan, con l’obiettivo primario di rafforzare la difesa della regione nord-orientale». In totale si parla dunque di nove distinte strutture militari.
La presunta costruzione di basi militari all’interno della zona cuscinetto al confine con la Siria e nell’area a controllo siriano farebbe parte della più ampia operazione “Frecce di Basar”, lanciata dopo la caduta di Bashar Al-Assad. Con essa, l’esercito e l’aviazione israeliana hanno portato avanti un piano di distruzione totale delle capacità militari del Paese, finendo per demolire circa l’80% di esse. Pochi giorni dopo, Israele ha approvato un piano per espandere i propri insediamenti nelle Alture del Golan occupate, raddoppiando la popolazione nell’area mediante l’installazione di nuove infrastrutture energetiche e l’implementazione di servizi educativi e residenziali da portare avanti nel Golan già occupato. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, inoltre, ha dichiarato che le forze militari israeliane sarebbero rimaste nella zona demilitarizzata siriana fino a data da destinarsi e comunque almeno fino alla fine del 2025; la possibile installazione di queste nuove basi, unitamente ai piani di espansione delle colonie e alle dichiarazioni di Netanyahu, che ha sempre definito il Golan territorio di Israele, sembrano svelare in maniera chiara le mire dello Stato ebraico, che coinciderebbero con l’occupazione – fino ad arrivare a una possibile annessione – dell’intero Golan siriano.
[di Dario Lucisano]