sabato 15 Febbraio 2025

Precariato nelle scuole, l’UE ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia

La Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione contro le «condizioni di lavoro discriminatorie» in cui lavorerebbero gli insegnanti a tempo determinato. Di preciso, si legge nella nota di comunicazione, la Commissione contesta all’Italia di non aver adeguato pienamente la legislazione nazionale alla direttiva sul lavoro a tempo determinato: «Secondo la legge italiana, gli insegnanti a tempo determinato non hanno diritto ad una progressione retributiva progressiva in base ai periodi di servizio precedenti, a differenza degli insegnanti a tempo indeterminato», regolamento che violerebbe «il principio di non discriminazione dei lavoratori a tempo determinato» e conseguentemente «il diritto dell’UE». Ora l’Italia ha due mesi di tempo per rispondere e colmare le carenze sollevate dalla Commissione.

La Commissione ha notificato la procedura di infrazione all’Italia mercoledì 12 febbraio, inviando una lettera di costituzione in mora a Roma. La nota diffusa dall’organo europeo elenca la procedura nella sezione 8, sotto le infrazioni relative ai temi di lavoro e diritti sociali, e quella all’Italia è l’unica della categoria. La Commissione denuncia in particolare la violazione della direttiva 1999/70 del Consiglio scritta con lo scopo di “dare attuazione all’accordo quadro sui contratti a tempo determinato concluso il 18 marzo 1999 tra le organizzazioni generali interprofessionali”. Di preciso, l’Italia violerebbe la clausola 4 della direttiva, relativa al principio di non discriminazione sul luogo di lavoro, che, al punto 1, determina che “per quanto riguarda le condizioni di lavoro, i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato” salvo per “motivi oggettivi”. La mancata progressione stipendiale per scatti di anzianità violerebbe il punto 4 della clausola, che stabilisce in maniera piuttosto limpida che “le qualifiche di anzianità di servizio relative a particolari condizioni di lavoro sono le stesse per i lavoratori a tempo determinato e a tempo indeterminato”, sempre ammettendo eccezioni in singoli casi. Ora l’Italia ha due mesi di tempo per fornire una risposta “soddisfacente” alla Commissione e per adottare le misure necessarie. Nel caso in cui il governo non dovesse muoversi per tempo, la Commissione emetterà un parere motivato, aprendo la strada a possibili sanzioni per il Paese.

In Italia secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, aggiornati al 31 agosto 2023, a fronte di 943.681 docenti, 234.576 hanno un contratto a tempo determinato. Si tratta del 24,85% degli insegnanti, in proporzione più del doppio di quelli che si contavano nell’anno scolastico 2015-2016. In questi ultimi nove anni, la crescita della sproporzione tra insegnanti precari e docenti a tempo indeterminato non si è mai arrestata, ma il ritmo è rallentato a partire dal 2021. Nel periodo più recente, dei 709.105 professori di ruolo, solo 29.202 avevano meno di 34 anni, contro i 301.126 over 54. Secondo un’analisi dell’OCSE, gli insegnanti in Italia tendono ad essere relativamente anziani rispetto alla media: il 60% degli insegnanti della scuola secondaria superiore ha 50 anni o più, mentre la media OCSE è solo del 40%; a disincentivare l’ingresso di giovani all’insegnamento, sono certamente gli stipendi effettivi medi degli insegnanti, che toccano solo il 69% del salario di altri lavori accessibili con istruzione terziaria in Italia. Oltre un terzo (80.123) dei precari italiani nell’istruzione, inoltre, ha più di 44 anni tanto che l’età media per entrare di ruolo è compresa tra i 40 e i 50 anni. Malgrado ciò, il ministero dell’Istruzione ha messo in atto una strategia per escludere dai concorsi i precari più anziani. Di fronte a questo scenario di totale deriva della scuola pubblica, il governo continua ad aumentare i finanziamenti alle scuole private, continuando intanto a mantenere la spesa pubblica per l’istruzione al di sotto della media OCSE di quasi un punto.

[di Dario Lucisano]

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