mercoledì 19 Febbraio 2025

Sussidi alle fonti fossili, dai Paesi del G7 ancora un +15%: Italia capofila

Tra il 2016 e il 2023, le sovvenzioni dei Paesi del G7 a favore di gas e petrolio non hanno fatto altro che aumentare, segnando un +15% e toccando la cifra record di 1.360 miliardi di dollari. E la maglia nera va proprio all’Italia, la quale ha fatto registrare un incremento dei sussidi ai combustibili fossili del 166%. Segue, a grande distanza, la Germania con +49%. In termini assoluti l’Italia è invece quinta dietro Stati Uniti, Giappone, Germania e Regno Unito. A renderlo noto ci ha pensato un’analisi di Greenpeace Germania, la quale non casualmente ha scelto il 2016 come anno di partenza. Nel 2016, infatti, le maggiori sette economie del mondo si erano impegnate a ridurre i sussidi alle fonti fossili, nel tentativo di azzerarli entro il 2025.

Il lavoro è stato commissionato dall’organizzazione ambientalista al Forum per un’economia di mercato ecologica e sociale. Secondo i dati analizzati, ovvero quelli del Fondo monetario internazionale, l’Italia è risultato “il peggior trasgressore” tra i Paesi del G7 che si erano impegnati a ridurre queste sovvenzioni. Delle sette maggiori economie del Globo, solo il Canada ha ridotto leggermente, dell’11% in particolare, i sussidi fossili dal 2016. «I Paesi del G7, alcune delle nazioni più ricche e potenti della Terra, si sono date quasi un decennio per compiere passi verso l’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili entro il 2025 – ha commentato Virag Kaufer, responsabile del programma Clima ed energia di Greenpeace International – ora siamo nel 2025 e non solo stanno mancando l’obiettivo, ma hanno anche aumentato la spesa pubblica per i combustibili che alimentano il riscaldamento globale». Tra l’altro, proprio riguardo l’Italia, gli autori segnalano che non è stato possibile considerare l’espansione degli impianti di gas naturale liquefatto a causa della mancanza di dati reperibili. Il che significa che la cifra erogata in tali sussidi in nemmeno sette anni potrebbe essere molto più alta.

Nel 2022, secondo i dati del Ministero dell’Ambiente, l’Italia avrebbe nel complesso elargito 55 Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), i quali hanno pesato complessivamente sulle casse dello Stato per 24,2 miliardi di euro. Per lo stesso anno, il Fondo monetario internazionale stimava per l’Italia 63 miliardi di dollari, mentre Legambiente era arrivato perfino a 94,8 miliardi di euro. Le stime istituzionali, tipicamente al ribasso, sono più conservative, ma soprattutto non aggiornate. I dati rilasciati dal dicastero guidato da Pichetto Fratin si riferiscono infatti al 2022 poiché, per motivi ignoti, il Governo Meloni aveva smesso di aggiornare il Catalogo dei sussidi dannosi per l’ambiente così come previsto dalla legge n.221 del 28 dicembre 2015. Secondo tale norma, il Catalogo andava aggiornato ogni anno con relativa relazione alle Camere. Dopo un lungo e ingiustificato silenzio, e solo sotto la spinta del PNNR che invece impone una riduzione di tali sussidi, l’esecutivo è così tornato ad aggiornare la lista dei sussidi statali alle attività dannose per la natura e il clima.

I SAD sono agevolazioni, incentivi o benefici economici concessi da governi o enti pubblici che, direttamente o indirettamente, favoriscono attività, prodotti o comportamenti che hanno un impatto negativo sull’ambiente. Questi sussidi possono manifestarsi sotto forma di esenzioni fiscali, sovvenzioni dirette, prezzi agevolati, riduzioni di tariffe o altri meccanismi che sostengono settori o pratiche inquinanti. L’assenza di una definizione univoca e ufficiale è alla base delle differenze nelle stime fatte dall’uno o l’altro ente. Ad ogni modo, nella maggior parte dei casi si tratta di agevolazioni fiscali per l’uso di petrolio, carbone o gas naturale, come la riduzione delle accise sui carburanti fossili. Nella categoria rientrano però anche gli incentivi per l’uso di fertilizzanti e pesticidi in agricoltura, quelli alla pesca a strascico e gli gravi fiscali per il carburante utilizzato nei trasporti marittimi e aerei.

[di Simone Valeri]

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