sabato 15 Febbraio 2025

La repubblica di Sanremo

Sto seguendo Roberto Benigni al Festival di Sanremo. Sono colpito delle sue battute che me lo fanno ammirare, su Bella ciao e Giorgia, quale?… che durerà nel tempo e su Trump che vorrebbe la Liguria…

Bello lo spirito toscano che prende l’attualità, i suoi protagonisti e li getta nell’arena. Questo sarebbe lo spirito antisistema, carnevalesco e sovversivo che non risparmia i potenti, che ridicolizza le loro ambizioni.

Una storia antica nel nostro Occidente, con il potere imperiale di Roma il quale favoriva addirittura le «libertates decembris» che poi avrebbero generato il Carnevale.

Un periodo senza freni inibitori, amministrato transitoriamente dalla sfrenatezza popolaresca, dal senso provocatorio del ridicolo.

Ma Benigni va verso la chiusura e scivola nella piaggeria che non compete al suo ruolo ma che forse è dovuta alle sue appartenenze. Eccolo che ricorda due anni fa  il suo colloquio lì all’Ariston col Presidente della Repubblica. Ed ecco che si riaffaccia la magia di basso profilo.

L’attore e il comico, l’intelligente e l’arguto, dopo aver stigmatizzato che agli italiani piace salire sul carro del vincitore, si estingue blaterando lodi per il nostro Presidente della Repubblica.

La sinistra banale e stonata eccola qui. Purtroppo un attore che, pur avendo le sue simpatie e antipatie, dovrebbe smarcarsi per etica, per definizione costitutiva del suo status di artista, lontano da tutti e cattivo con tutti cede a Cesare.

La logica perversa degli schieramenti e dei loro impiegati si prende un’altra volta i suoi spazi.

Mi viene in mente il cinquecentesco Bertoldo a cui scappa un peto dinanzi al sovrano. «Maestà io sono un villano, se facessi diverso sarei un re».

[di Gian Paolo Caprettini]

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2 Commenti

  1. Si vede proprio che la piaggeria costituisce una sua indole fissata nel suo DNA. Per me fu imperdonabile (perciò d allora non lo stimo più, né lo seguo più) per la scena conclusiva del film “La vita è bella”, dove mostrò il carrarmato americano, quando la liberazione del primo campo, quello di Auschwitz, che tutti (o quasi) celebriamo il 27 gennaio, avvenne ad opera dell’armata rossa Sovietica. Per il Benigni era troppo mostrare la stella rossa con la falce e martello! Scelse la falsità storica e la codardia. Evidentemente l’Oscar era più importante?

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