giovedì 20 Febbraio 2025

L’UE esclusa dai negoziati per la pace in Ucraina: Macron convoca riunione d’emergenza

Sullo sfondo di una frattura con gli USA che inizia a consumarsi, l’immagine che emerge dalla conferenza di Monaco sulla sicurezza, conclusasi ieri, domenica 16 febbraio, è quella di un’Europa che, dopo tre anni di guerra, scalpita per avere voce in capitolo e dimostrare di contare ancora qualcosa. Nei tre giorni di vertice si è discusso di svariati temi, ma al centro dei dibattiti sono stati la questione ucraina e il collaterale ruolo europeo nei possibili negoziati. L’UE ha continuato a rimarcare la sua intransigente volontà di partecipare alle trattative, ma la sua richiesta è stata ignorata dagli alleati transatlantici. Alla ricerca di un modo per ritagliarsi un posto nel mondo, tra i politici comunitari sembra affiorare timidamente l’idea di tornare a guardare verso la Cina, mentre Zelensky ha invocato la creazione di un esercito continentale e ha sospeso, di contro, l’accordo sulle terre rare con gli USA. Di fronte a degli USA che apparirebbero sempre più distanti, Macron è invece corso ai ripari, lanciando una riunione di emergenza tra i leader che si terrà oggi stesso.

Sono stati giorni di pura confusione quelli della conferenza di Monaco, tenutasi dal 14 al 16 febbraio. Gli incontri hanno trattato di svariati temi, dalla sicurezza alla difesa, dalle nuove adesioni all’UE all’ambiente, all’energia, alla tecnologia, fino alla geopolitica. Secondo quanto riportato nel programma, la prima giornata era dedicata a un «focus sulle sfide alla sicurezza globale, tra cui la governance globale, la resilienza democratica e la sicurezza climatica». Proprio in occasione di essa, von der Leyen ha rilanciato l’obiettivo di aumentare le spese nel settore della difesa, annunciando deroghe al Patto di Stabilità per permettere maggiori investimenti in ambito bellico. La seconda e la terza giornata, invece, erano dedicate alla situazione geopolitica, ai conflitti e alle crisi regionali, al ruolo dell’Europa nel mondo e al «partenariato transatlantico».

I primi momenti di quelli che molti ritengono una preannunciata frattura tra USA e UE sono emersi sin dalla prima giornata. A dare inizio alle danze è stato il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance con un intervento dal tono particolarmente critico, che non è affatto piaciuto agli uditori: gli Stati Uniti sono «preoccupati», ha detto il vicecapo di Stato USA, precisamente per il clima di «censura» nei confronti della destra che i Paesi comunitari, tra cui la stessa Germania, porterebbero sistematicamente avanti. Questa censura, ha continuato Vance, starebbe compromettendo il valore della «libertà di espressione» condiviso da Washington e Bruxelles, che costituisce l’ago della bussola dei finanziamenti e degli aiuti statunitensi. L’Europa sembra aver capito la minaccia contro cui si scontra, ma forse dovrebbe chiedersi perché lo fa, ha detto — parafrasato — il vicepresidente. Nella sostanza, Vance ha accusato i Paesi dell’UE di aver perso i propri valori e di stare diventando anti-democratici, prospettando un futuro di collaborazione incerto. Le parole di Vance hanno scatenato l’ira dei presenti e, in prima istanza, del padrone di casa Olaf Scholz, che si è scagliato contro gli Stati Uniti accusandoli non troppo velatamente di interferire con le proprie elezioni.

Alle dure parole di Vance si sono aggiunte le dichiarazioni dell’inviato speciale della Casa Bianca per il conflitto russo-ucraino, Keith Kellogg, che ha dichiarato senza mezzi termini che l’Unione Europea non si siederà al tavolo delle trattative con Putin, anche se le sue istanze verranno portate avanti dagli alleati. Dalle ultime notizie date dai media statunitensi, sembra che i colloqui inizieranno domani e che Kellogg abbia già avvisato le controparti. Zelensky, dal canto suo, ha smentito questa affermazione, sostenendo di non aver ricevuto alcun invito da parte del presidente Trump. Lo stesso Zelensky, sul palco di Monaco, ha detto che l’aiuto degli Stati Uniti, per quanto centrale, non può ormai essere dato per scontato, lanciando l’iniziativa di creare un esercito europeo per tracciare definitivamente «i confini tra la pace e la guerra». Nel corso del suo intervento, Zelensky ha ribadito che, dalla sua prospettiva, l’entrata di Kiev nella NATO e nell’UE non è negoziabile, rispondendo indirettamente al segretario generale dell’Alleanza Mark Rutte, che aveva ritrattato la sua consolidata posizione per cui l’entrata dell’Ucraina nella NATO fosse ormai «irreversibile». Alle parole di Zelensky hanno fatto eco quelle delle autorità finlandesi, che hanno appoggiato il presidente ucraino, prendendo le distanze dal Segretario dell’Alleanza Atlantica. Ieri è poi arrivata la notizia di una sospensione delle trattative per concedere l’uso delle terre rare ucraine agli USA, perché sarebbero venute a mancare le garanzie necessarie a Kiev.

La reazione dell’UE è stata una corsa ai ripari, mentre intanto sembra che alcuni stiano iniziando a riconsiderare i propri rapporti con la Cina. Dopo l’annuncio di Kellogg, infatti, il ministero degli Esteri cinese ha pubblicato diverse dichiarazioni congiunte con uffici omologhi, tra cui quelli di Austria, Germania, Francia e della stessa UE, in cui annuncia di essere pronto a dare un nuovo slancio ai dialoghi multilaterali. Il ministro degli Esteri cinese ha inoltre condiviso una nota in cui, «notando che il conflitto si sta svolgendo su suolo europeo», definisce «imperativo» il suo coinvolgimento nelle trattative, senza tuttavia specificarne le modalità. A chiudere queste rocambolesche giornate è infine arrivato Macron, che ha lanciato un incontro informale tra i principali leader europei per parlare di Ucraina, che si svolgerà oggi a Parigi. A partecipare, i capi di governo di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca. Presenti anche Ursula von der Leyen e il segretario generale NATO, Mark Rutte. In attesa del vertice, stanno iniziando a uscire le prime dichiarazioni: il primo ministro britannico Keir Starmer ha scritto sul Daily Telegraph che il Regno Unito sarebbe pronto a inviare le proprie truppe in Ucraina, se necessario.

[di Dario Lucisano]

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5 Commenti

  1. Il mio commento è mirato alle 2 foto che in questi giorni accompagnano i 2 vertici tenutisi: quello UE e quello Usa Russia. Bene, focalizzate l’attenzione alle poltrone del primo e del secondo vertice. È sufficiente per capire chi comanda.

  2. Dalle ultime notizie sembra che Scholtz abbia proposto di inviare noi Stati Europei TRUPPE DI TERRA in Ucraina. Questo SENZA nemmeno sapere quali sarebbero i termini dell’accordo di pace. Fortunatamente la Meloni l’ha fermato dicendo “Truppe di terra? Ragazzi guardate che contro la Russia ce la prendiamo nel beep!!” Cioè l’ha detto in modo un poco più elegante ma il significato è quello!!

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