mercoledì 19 Febbraio 2025

Cortina ’26: per il 60% delle opere non c’è stata nessuna valutazione di impatto ambientale

A meno di un anno dall’apertura delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, soltanto il 10% delle opere da completare entro l’inizio di febbraio del prossimo anno è stato effettivamente terminato. Per il 50%, i lavori non sono nemmeno iniziati e per il 60% non è stata effettuata alcuna valutazione di impatto ambientale. A delineare il quadro della situazione è Open Olympics 2026, un gruppo composto da una ventina di associazioni – tra cui Libera, Legambiente e WWF – che da mesi porta avanti una campagna di monitoraggio civico sulle controverse Olimpiadi. Per quanto riguarda l’impatto ambientale, Open Olympics ha sottolineato che «la maggior parte delle opere non è stata sottoposta alle valutazioni, in contrasto con quanto previsto dal dossier iniziale, di fatto largamente bypassate grazie ai commissariamenti straordinari».

Il dossier analizza 94 delle 100 opere previste dal Piano delle Opere per i Giochi, per un valore complessivo di circa 3,4 miliardi di euro. La maggior parte degli interventi riguarda infrastrutture stradali e ferroviarie, con investimenti che superano di 5,6 volte quelli destinati alle opere strettamente legate all’evento sportivo. Nello specifico, i costi delle opere legate all’evento olimpico ammontano a circa 440 milioni di euro, mentre quelli per le infrastrutture inquadrate come “legacy” – ovvero come “eredità” lasciata ai territori in seguito alla conclusione delle gare – sono pari a circa 2,45 miliardi. Il report rivela che oltre la metà dei progetti è ancora in fase di progettazione o gara d’appalto, mentre solo il 10% delle opere previste per il completamento entro il 2026 è stato portato a termine. Lombardia e Veneto risultano le regioni con il maggiore volume di spesa, mentre il Trentino è il territorio con il maggior numero di interventi.

Uno degli aspetti più critici evidenziati dal report riguarda le procedure di valutazione ambientale. Per il 60% delle opere, infatti, non è stata prevista alcuna VIA, ritenuta non necessaria o non applicabile secondo le normative vigenti. Solo nel 16% dei casi è stata effettuata una qualche forma di verifica ambientale, mentre il restante 23% delle opere è ancora in attesa di valutazione preliminare. Si tratta di un dato che contrasta con quanto previsto dal dossier iniziale di candidatura, che prometteva un evento rispettoso dell’ambiente e attento alla sostenibilità. L’assenza di VIA per la maggior parte delle opere è stata resa possibile grazie ai commissariamenti straordinari, che hanno di fatto bypassato procedure che avrebbero garantito un maggiore controllo sugli impatti ecologici degli interventi.

Chiedendo piena trasparenza a Fondazione Milano Cortina 2026 – ente che sovrintende i lavori per le Olimpiadi – circa le spese per la realizzazione dei Giochi, le associazioni autrici del rapporto evidenziano con preoccupazione come l’ultimo documento economico cronologicamente disponibile sul sito della Fondazione, il Financial Statement, riporti come, all’ultimo giorno del 2023, la Fondazione abbia registrato un deficit patrimoniale pari circa 108 milioni di euro. Un aspetto su cui, nel luglio scorso, si era concentrata anche la Corte dei Conti della Regione Veneto, secondo cui il bilancio di Fondazione Milano-Cortina 2026 ha un deficit patrimoniale cumulato «in costante peggioramento», senza che vi sia certezza di miglioramento del business plan dei successivi due anni. Allarmante è anche il fattore tempo: con il 50% delle opere ancora in fase di progettazione o gara, il rischio è che la necessità di accelerare i lavori porti a una riduzione dei controlli su ambiente, sicurezza e condizioni di lavoro.

Le Olimpiadi invernali del 2026 sono al centro di scandali e contestazioni sin dal loro lancio. Dalla inchiesta per corruzione che ha coinvolto la Fondazione verso la fine dello scorso maggio, alle evidenti problematiche ambientali che deriverebbero da alcuni dei progetti in cantiere, primo fra tutti quello relativo alla pista da bob, che sembrerebbe fare acqua da tutte le parti. Nonostante il ministro Salvini abbia dichiarato che la pista sia praticamente pronta, negli scorsi giorni un gruppo di scialpinisti, guidato dall’attivista Alberto Peruffo, ha cercato di smentirlo con verifiche sul campo. L’ispezione da loro condotta ha infatti rivelato cantieri in ritardo, alberi abbattuti oltre il conteggio ufficiale e problematiche di sicurezza. Secondo gli ambientalisti, l’area è diventata una discarica di materiali e simbolo di speculazione. Temendo che la pista sia incompleta e insicura, hanno annunciando esposti alla giustizia sportiva.

[di Stefano Baudino]

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