giovedì 20 Febbraio 2025

L’Europa litiga sulla strategia per Kiev, ma concorda sulle spese militari

Ieri, lunedì 17 febbraio, mentre il segretario di Stato statunitense Marco Rubio veniva ricevuto a Riyad dal principe ereditario dell’Arabia Saudita, Moḥammad bin Salmān, a Parigi si è svolto l’incontro informale lanciato da Macron per parlare della questione ucraina. Il vertice è stato convocato in risposta all’esclusione dell’Unione Europea dai negoziati di pace, e vi hanno partecipato i presidenti e primi ministri di Danimarca, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Spagna, affiancati dalle autorità europee e dal segretario generale della NATO, Mark Rutte. Del contenuto effettivo delle discussioni si sa poco, ma dalle informazioni a disposizione, ciò che è emerso è stata l’incapacità di parlare con una voce unica, senza che si accavallino dichiarazioni contraddittorie. Dall’Italia sembra essere trapelata la linea più aperta nei confronti degli Stati Uniti, oltre a un evidente criticismo verso la scelta di convocare un vertice informale all’Eliseo tra pochi eletti, piuttosto che un Consiglio straordinario presso le dovute sedi istituzionali. Gli alleati sembrano ancora divisi sull’ipotesi di dispiegamento delle truppe nell’eventuale dopoguerra, mentre le possibili adesioni dell’Ucraina all’Unione Europea e alla NATO paiono ancora incerte.

Tutto fumo e niente arrosto. Si potrebbe sintetizzare così l’incontro informale tenutosi ieri all’Eliseo, mentre in Arabia Saudita veniva imbastita la tavola per svolgere i colloqui veramente importanti. Il vertice era stato convocato d’urgenza dal presidente francese Macron per parlare dell’approccio europeo sul conflitto ucraino e per capire come l’UE potesse ricavare uno spazio nei negoziati, malgrado l’esclusione da questa prima tornata di discussioni da parte degli Stati Uniti, da cui per ora è stata tagliata fuori anche la stessa Ucraina. I primi attriti tra i presenti sembrano essersi registrati sin dalla convocazione dell’incontro. La presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, ha dichiarato senza giri di parole di non condividere le modalità con cui Macron aveva pensato la riunione: «Una risposta agli americani sarebbe stata più corretta da parte di Bruxelles con un Consiglio europeo straordinario anziché dare ancora una volta la sensazione che siamo un continente con diversi centri di potere, il che equivale a nessun centro reale di potere», ha detto la premier. In generale, la posizione di Meloni sembra essere stata quella più conciliante nei confronti degli Stati Uniti, e la presidente del Consiglio è ritenuta da molti una delle figure più adatte a mediare grazie al rapporto di maggior vicinanza con il Presidente Trump.

Se Meloni ha mostrato scetticismo nei confronti degli incontri, gli altri presenti non sono riusciti a non contraddirsi l’un l’altro, pur senza rivelare praticamente nulla dei contenuti effettivi della conversazione. Poco prima dei colloqui, il primo ministro britannico Keir Starmer ha scritto sul Daily Telegraph che, nel dopoguerra, il Regno Unito sarebbe pronto a inviare le proprie truppe in Ucraina, venendo spalleggiato dalla Svezia. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo a lasciare gli incontri, ha invece dichiarato che i tempi non risultano ancora maturi per parlare di truppe, posizione che condivide con il governo spagnolo e quello polacco, anche se quest’ultimo sembra essersi opposto in maniera ancora più serrata all’ipotesi.

Proprio sulla questione delle cosiddette “garanzie” da dare all’Ucraina per il mantenimento della pace, l’UE sembra più divisa che mai. Domenica 16 febbraio, in seguito alla conferenza di Monaco, la Finlandia, facendo eco alle parole di Zelensky, ha appoggiato l’adesione dell’Ucraina alla NATO, andando contro le più recenti dichiarazioni del segretario Rutte, che nella stessa conferenza sulla sicurezza ha sostanzialmente detto che la questione è ancora negoziabile. L’incontro all’Eliseo, insomma, sembra essersi concluso con un nulla di fatto, e i leader europei non sembrano essere riusciti a trovare una quadra su nessuno dei temi discussi, tranne, forse, su un solo punto: va aumentata la spesa per la difesa, come già sottolineato dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che ha annunciato che l’esecutivo UE introdurrà deroghe al Patto di Stabilità per consentire maggiori investimenti in ambito bellico.

In seguito agli incontri Macron ha tenuto una conversazione telefonica con Zelensky, rassicurandolo sulle loro presunte posizioni comuni. Il presidente ucraino, contrariamente a quanto trapelato dalle prime indiscrezioni, non è presente oggi al vertice di Riyad, e ha ribadito che, dalla prospettiva ucraina, non può esserci pace senza un coinvolgimento diretto di Kiev. Gli incontri nella capitale saudita saranno «esclusivamente bilaterali», ha assicurato il consigliere del Cremlino Yury Ushakov. Ushakov è atterrato oggi a Riyad assieme al ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov per parlare con la squadra negoziale statunitense in cui sono presenti, oltre a Rubio, il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz e l’inviato speciale per il Medio Oriente Steven Witkoff. Questi primi colloqui sembrano voler in prima istanza inaugurare un percorso di normalizzazione dei rapporti tra USA e Russia e mettere sul piatto le prime condizioni per la pace. L’incontro è iniziato stamattina poco prima delle 9.

[di Dario Lucisano]

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