venerdì 21 Febbraio 2025

Meloni e Mattarella hanno ricevuto il presidente israeliano Herzog, come se niente fosse

La notizia del rifiuto da parte del Senato italiano di riconoscere lo Stato di Palestina sarà suonata come musica alle orecchie del presidente israeliano Isaac Herzog, che nel frattempo era intento a camminare sul tappeto rosso steso in suo onore dalle istituzioni italiane. Ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha accolto a braccia aperte l’omologo israeliano per sottolineare la «intensa amicizia» che legherebbe il Belpaese allo Stato ebraico, per poi lasciare che fosse Giorgia Meloni a fare gli onori di casa, ricevendo Herzog a Palazzo Chigi. Isaac Herzog, classe 1960, è presidente di Israele dal 2021. Come il primo ministro Netanyahu, su cui pende un mandato di arresto internazionale con l’accusa di aver commesso crimini di guerra, Herzog è uno dei più fervidi sostenitori di posizioni razziste nei confronti dei palestinesi, come dimostrato all’indomani del 7 ottobre, quando definì «l’intera nazione responsabile» degli atti di quello che Israele definisce «terrorismo».

Il presidente Herzog è arrivato in Italia ieri ed è stato ricevuto al Quirinale da un sorridente Sergio Mattarella, accompagnato da una banda che ha intonato l’inno dello Stato ebraico. Il quarto incontro tra i vertici delle due Nazioni si è caratterizzato per una conversazione intrisa di retorica vuota, all’insegna delle solite dichiarazioni di propaganda. L’amicizia tra Italia e Israele è solida e l’Europa è unita nella lotta contro il dilagante antisemitismo «che ha ripreso a circolare». Mentre al Senato si votava contro la mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina, Mattarella si è augurato che il cessate il fuoco tra Hamas e Tel Aviv riesca a tenere, permettendo così di compiere i passi necessari per garantire una «concreta prospettiva di futuro per i palestinesi», per la quale l’Italia si dice pronta a dare il proprio contributo. Come intenda farlo, però, rimane poco chiaro, considerando che lo stesso voto del Senato ha respinto completamente la mozione. A chiudere i colloqui, la classica formula retorica ad effetto con la struttura incrociata: «non c’è pace senza sicurezza, ma non c’è sicurezza senza pace».

All’incontro con Mattarella è seguito quello con la premier Giorgia Meloni. Al vertice, i due leader hanno parlato di aiuti umanitari, di cessate il fuoco, di Libano, e dell’impegno italiano «per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza» da inserirsi nel quadro di una serie di lavori che dovrebbero costare almeno 50 miliardi di dollari. Herzog e Meloni hanno poi mostrato la «volontà di approfondire il partenariato bilaterale in tutti i settori a partire da quello energetico, scientifico e tecnologico», rilanciando gli accordi già attivi.

La postura politica assunta dall’Italia, insomma, è quella di totale apertura nei confronti di un Paese sotto indagine per genocidio, rappresentato da un premier e un ex ministro soggetti a mandati d’arresto internazionali con l’accusa di crimini di guerra e contro l’umanità e da un presidente che ha frequentemente rilasciato dichiarazioni apertamente razziste. Questa apertura si concretizza nel rilancio di accordi di varia natura, incluso quello scientifico, che è stato oggetto di forti posizioni di contrasto da parte di numerose università e associazioni. Lo scorso giugno, l’Università di Palermo è stata la prima a rescindere tutti gli accordi con università israeliane; a ottobre, la Statale di Milano ha seguito l’esempio, mentre a gennaio l’Università di Pisa ha modificato il proprio statuto, rifiutando ogni collaborazione nel campo dello sviluppo di armi. Le scelte delle università, degli studenti e dei professori non si limitano alla sospensione degli accordi, ma sono supportate da un solido impianto legislativo. In risposta alle accuse di antisemitismo, il boicottaggio politico di Israele viene proposto come l’unica alternativa percorribile al totale asservimento istituzionale e si fonda sugli stessi trattati e accordi che la politica italiana sostiene di voler onorare e promuovere quando invita figure come Herzog; nel rispetto degli obblighi del Paese di fronte alla legge internazionale e dei più fondamentali diritti umani.

[di Dario Lucisano]

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