sabato 22 Febbraio 2025

150 mila tonnellate di fanghi tossici nei campi: se la cava con 16 mesi di condanna

Solo un anno e quattro mesi di carcere, peraltro con il beneficio della sospensione della pena. È questa l’entità della condanna inflitta dal GUP di Brescia Angela Corvi a Giuseppe Giustacchini, amministratore dell’azienda WTE, per aver riversato tra il 2018 e il 2019 circa 150mila tonnellate di fanghi tossici su 3mila ettari di terreni agricoli sparsi tra Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. Una quantità impressionante di rifiuti inquinanti, spacciati per fertilizzanti, finiti nei campi di ignari agricoltori. Eppure, a Giustacchi è arrivato poco più di un buffetto, con soli sedici mesi di condanna. Più impattanti i provvedimenti presi contro l’azienda, condannata a pagare una sanzione amministrativa di oltre 77mila euro, cui è stata confermato il sequestro di conti correnti e i beni ai fini della confisca e che dovrà impegnarsi nel ripristino dello stato dei luoghi contaminati.

Per l’imputato la Procura aveva chiesto 4 anni di carcere, già scontati di un terzo per via del rito abbreviato. La sentenza è arrivata al termine dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Brescia, quando il giudice ha ritenuto Giustacchini colpevole di traffico illecito di rifiuti. Contestualmente, però, l’uomo è stato assolto dalle accuse di traffico di influenze illecite – reato depotenziato dalle recenti modifiche normative promosse dal governo -, mentre sono stati dichiarati prescritti i reati di discarica abusiva ed esalazioni moleste. Avendo tempi di prescrizione più breve, tali reati sono decaduti prima che il processo si concludesse: si tratta di una dinamica tipica nei processi ambientali, dove il tempo necessario per le indagini e il procedimento porta spesso alla prescrizione di reati minori. La WTE è stata riconosciuta responsabile civile e condannata al pagamento di una sanzione amministrativa di 77.400 euro, al sequestro dei conti correnti e alla revoca definitiva dell’autorizzazione a operare. La società dovrà anche provvedere, nei limiti del possibile, al ripristino delle aree inquinate. I suoi legali hanno già annunciato ricorso in appello. Sul banco degli imputati erano finiti in tutto 24 soggetti, tra persone fisiche e aziende. La sentenza ha portato a una sola condanna, due assoluzioni e cinque proscioglimenti, ma il percorso giudiziario è ancora lungo: dopo questo verdetto, il processo ordinario vedrà altri dodici imputati affrontare l’aula di tribunale per chiarire le proprie responsabilità. Nei procedimenti si sono costituiti parte civile per chiedere il risarcimento danni alla WTE la Provincia di Brescia e Cremona, i Comuni di Lonato, Visano e Calvisano, il comitato Cittadini di Calcinato, il comitato referendario per l’acqua pubblica e due residenti di Calcinato.

Le indagini hanno dimostrato che i fanghi tossici, derivanti dalla depurazione di acque reflue urbane e industriali, erano contaminati da metalli pesanti e idrocarburi. Secondo l’accusa, l’azienda WTE li avrebbe trattati e poi venduti agli agricoltori come fertilizzanti, sfruttando una normativa poco chiara che ha consentito di spacciarli per prodotti agricoli. A chiarire il quadro saranno le motivazioni del verdetto. La pronuncia ha sollevato reazioni contrastanti. La sindaca di Calcinato, Vincenza Corsini, ha espresso forte amarezza: «Le sentenze si rispettano ma faccio davvero fatica a sentirmi soddisfatta, visto quello che per anni il mio paese e i suoi abitanti hanno patito». Sulla stessa scia il sindaco di Calvisano Angelo Formentini: «Non sta a me giudicare la coerenza della pena. Mi limito a ricordare che con l’abuso d’ufficio un sindaco rischiava una condanna più corposa. E se un commercialista sbaglia una dichiarazione dei redditi si becca un anno e un mese». Anche Emanuele Moraschini, presidente della Provincia di Brescia, ha sottolineato la gravità della vicenda, ricordando però che grazie a questo scandalo sono stati «infittiti i paletti normativi per la tutela dei terreni agricoli».

[di Stefano Baudino]

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