sabato 22 Febbraio 2025

A 60 anni dalla sua uccisione le battaglie di Malcom X sono ancora attuali

Il 21 febbraio 1965, a New York, veniva ucciso il famoso leader afroamericano Malcolm X. Oggi, 60 anni dopo la sua morte, le sue lotte politiche rimangono attuali, specie riguardo al razzismo all’interno della società statunitense, che è tutt’altro che scomparso e che, semmai, è stato solo nascosto dall’avvento del politically correct. Malcolm X è stato un pensatore e un attivista radicale, convertito all’Islam, che per anni ha sostenuto posizioni differenti rispetto alla lotta politica del movimento per i diritti civili di Martin Luther King.

Prima di compiere un parziale rimodellamento del suo pensiero politico, Malcolm X non intendeva portare avanti la battaglia contro la segregazione razziale, ma sosteneva, per liberarsi dal giogo dei bianchi, la fine della diaspora dei neri e il loro ritorno in Africa. Egli ha sempre respinto la strategia della non-violenza del movimento per i diritti civili, sostenendo invece che i neri avevano tutto il diritto di difendersi e di armarsi. Malcolm X credeva che il governo degli Stati Uniti dovesse pagare riparazioni ai neri per tutto il lavoro non retribuito svolto dai loro antenati durante la schiavitù.

Di Malcolm X non ci sono scritti: il suo pensiero politico è stato da lui espresso in maniera orale durante tutti i comizi tenuti. Insieme a Martin Luther King, con cui stava avvenendo un avvicinamento nell’ultimo anno della sua vita, Malcolm X è stato uno dei più grandi leader della lotta politica della comunità nera degli Stati Uniti.

Malcolm Little, meglio noto come Malcolm X, e poi come el-Hajj Malik el-Shabazz, è nato il 19 maggio 1925 a Omaha, Nebraska, quarto di sette figli. I suoi genitori erano sostenitori dell’attivista giamaicano panafricanista Marcus Garvey, fondatore dell’Universal Negro Improvement Association (UNIA), di cui facevano parte. Dunque, Malcolm è cresciuto in un contesto familiare dove l’azione politica era presente e discussa.

Per l’appartenenza dei genitori all’UNIA, la famiglia si trasferì nel 1926 a Milwaukee e poco dopo a Lansing, Michigan, a causa delle azioni del Ku Klux Klan contro la comunità nera dove vivevano. Nel 1931, il padre morì in circostanze poco chiare, probabilmente ucciso dalla Legione Nera, un’organizzazione suprematista bianca nata da un distaccamento del Ku Klux Klan.

Dopo un passaggio da Boston e Flint, nel 1943 Malcolm X, ancora noto come Malcolm Little, si trasferì nel quartiere Harlem di New York. Alla fine del 1945, Malcolm tornò a Boston, dove lui e quattro complici commisero una serie di furti ai danni di ricche famiglie bianche e, nel 1946, fu per questo arrestato.

Tra il 1958 e il 1964, Malcolm X ha compiuto tre viaggi in Africa, uno in Arabia Saudita, dove fece il suo pellegrinaggio alla Mecca, e uno in Palestina, in solidarietà con il popolo palestinese sotto occupazione da parte degli ebrei sionisti.

Nel corso delle visite nel continente africano, ha visitato la Repubblica Araba Unita (unione politica di breve durata tra Egitto e Siria), il Sudan, la Nigeria, il Ghana, l’Egitto, l’Etiopia, la Tanganica, la Guinea, il Senegal, la Liberia, l’Algeria e il Marocco. Durante questi viaggi, ha conosciuto i più importanti leader africani impegnati nella decolonizzazione.

Malcolm X ha sempre criticato l’imperialismo statunitense e le sue violenze, in Africa come in ogni altra parte del mondo. Malcolm X attirò verso di sé e il suo credo politico anche personaggi noti, come il campione di pugilato Cassius Clay, che nel 1964 cambiò prima il suo nome in Cassius X e poi in Muhammad Ali.

Nello stesso anno, Malcolm X cambiò ulteriormente il suo nome, chiamandosi el-Hajj Malik el-Shabazz.

L’8 marzo 1964, Malcolm X annunciò pubblicamente la sua rottura con la Nazione dell’Islam, pur dichiarando di rimanere musulmano. La motivazione fu legata ai dissidi con Elijah Muhammad sulla visione del futuro, sulle pratiche politiche e su alcuni comportamenti tenuti dal capo dell’organizzazione islamica, che Malcolm X non condivideva.

Il leader afroamericano annunciò la creazione di un’organizzazione nazionalista nera con il fine di elevare la coscienza politica della comunità nera, così come di voler lavorare con i leader dei diritti civili, spiegando che Elijah Muhammad glielo aveva sempre impedito. Così, Malcolm X fondò la Muslim Mosque Inc. (MMI) e l’Organizzazione dell’Unità Afroamericana (OAAU).

Da questo momento, Malcolm X cercò di avvicinarsi al movimento per i diritti civili, che però riteneva avrebbe dovuto concentrarsi sulla definizione della lotta politica nei termini dei diritti umani. Questa ridefinizione della lotta politica aveva implicazioni sia filosofiche che pratiche. Per quanto riguarda le seconde, come sostenuto da Malcolm X, il movimento avrebbe potuto portare le sue denunce davanti alle Nazioni Unite, dove egli era convinto che le nazioni emergenti del mondo avrebbero dato il loro sostegno.

Malcolm X ha sottolineato la connessione diretta tra la lotta interna degli afroamericani per la parità di diritti e le lotte per l’indipendenza delle nazioni del Terzo Mondo. Nei suoi discorsi al Militant Labor Forum, sponsorizzato dal Partito Socialista dei Lavoratori, Malcolm X ha criticato il capitalismo e ha detto che non era un caso se i nuovi paesi indipendenti del Terzo Mondo si stessero orientando verso il socialismo.

“È impossibile per una persona bianca credere nel capitalismo e non credere nel razzismo. Non puoi avere il capitalismo senza razzismo, ebbe a dire durante uno dei suoi discorsi.

Sulla scia di questo rimodellamento del pensiero politico, il 26 marzo 1964, Malcolm X incontrò Martin Luther King per quella che sarebbe stata la prima e unica volta in cui i due leader afroamericani si videro insieme.

l 21 febbraio 1965, Malcolm X viene assassinato sul palco della Audubon Ballroom di Manhattan, mentre si stava preparando a parlare a una riunione dell’OAAU. Il suo assassinio fu compiuto da esponenti della Nazione dell’Islam, che più volte avevano pubblicamente minacciato di morte il loro ex membro.

Alla fine degli anni Sessanta, attivisti neri sempre più radicali basarono in gran parte la loro lotta politica sugli insegnamenti di Malcolm X: il movimento Black Power, il Black Arts Movement e l’adozione diffusa dello slogan “Nero è bello”.

[di Michele Manfrin]

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