L’arsenico torna a fare paura a Messina. La Procura della Repubblica ha disposto il sequestro di un’area di circa 20mila metri quadrati tra Contesse e il Villaggio Unrra, nella zona sud della città, dopo il ritrovamento di materiali di scavo con concentrazioni di arsenico superiori ai limiti di legge. Si tratta del terzo sequestro in pochi mesi nell’ambito dei lavori per il raddoppio ferroviario sulla linea Messina-Catania-Palermo: a ottobre, un provvedimento simile aveva colpito un’area di stoccaggio a Nizza di Sicilia, seguito poi da un sequestro nel comune di Alì Terme. Il nodo centrale delle indagini, coordinato dalla sostituta procuratrice Roberta La Speme, è la gestione di questi materiali: il rischio è che la dispersione di arsenico possa avere ripercussioni sull’ambiente e sulla salute pubblica.
L’appalto di RFI è gestito dal Consorzio Messina Catania Lotto Nord, di cui fanno parte Webuild – società che effettuerà i lavori per il Ponte sullo Stretto, partecipata dallo Stato italiano attraverso CDP Equity S.p.A., che detiene il 16,47% del capitale sociale – e Pizzarotti. L’inchiesta ha preso slancio lo scorso autunno, quando le analisi condotte dopo gli scavi della galleria Sciglio, a Nizza di Sicilia, hanno rivelato la presenza di arsenico nei materiali di risulta. I monti Peloritani, da cui proviene il materiale, contengono naturalmente arsenico, ma il problema nasce dalla gestione degli accumuli. A Nizza di Sicilia, la vasca di stoccaggio sequestrata non era infatti adeguatamente coperta, così le piogge torrenziali hanno favorito il dilavamento delle sostanze tossiche, contaminando il suolo e aumentando il rischio di infiltrazioni nelle falde acquifere. L’inchiesta si è ora allargata alla città di Messina. Nelle zone residenziali il tetto massimo di arsenico consentito per legge è di 20 mg/kg, ma nei luoghi requisiti dalla procura i numeri sembrerebbero essere molto superiori. Il caso è stato segnalato dal sindaco di Roccalumera e deputato all’Assemblea Regionale Siciliana di Sud Chiama Nord, Giuseppe Lombardo, il quale ha chiesto una maggiore trasparenza sui dati ambientali e un monitoraggio costante dell’inquinamento nelle aree interessate. A muoversi è stato anche il Partito Democratico, che ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin per sollecitare interventi e verifiche sul rispetto delle normative ambientali. Il Consorzio Messina-Catania ha sempre sostenuto che i materiali di scavo sono trattati in sicurezza, ma la magistratura vuole verificare se le procedure adottate siano state effettivamente rispettate.
Il Consorzio ha provato a rassicurare la popolazione, spiegando che gli scavi sono stati temporaneamente sospesi per consentire ulteriori analisi sui materiali di risultati. Ma ora anche i cittadini vogliono vederci chiaro. L’associazione di volontariato #Isamupubbirazzu ha organizzato una raccolta firme per chiedere maggiore chiarezza sui materiali accumulati nei siti di stoccaggio e per sollecitare interventi immediati per la tutela della salute pubblica. L’iniziativa si è tenuta tra la mattinata di ieri e il pomeriggio di oggi di fronte alla scuola Salvo D’Acquisto del Villaggio Unrra, uno dei punti più sensibili della zona. Intanto, lunedì prossimo si terrà un consiglio comunale straordinario per affrontare il tema del presunto inquinamento ambientale nelle aree sequestrate. All’incontro parteciperanno il sindaco Federico Basile, le autorità sanitarie locali, Rfi e Italferr, oltre all’Osservatorio ambientale del raddoppio ferroviario. Sarà l’occasione per fare il punto sulla situazione e individuare le prossime mosse per scongiurare nuovi rischi.
[di Stefano Baudino]