sabato 22 Febbraio 2025

I media si scandalizzano per le bare di Hamas, ma dimenticano le fosse comuni israeliane

Hamas ha riconsegnato i corpi dei primi quattro ostaggi defunti a Israele. Le loro bare erano esposte su un palchetto davanti a un cartellone che ritraeva un Netanyahu dall’aspetto demoniaco, attirando l’indignazione dei giornali di tutto il mondo: “Il palco dell’orrore”, “Bare esposte come trofei”, “L’ultimo macabro show di Hamas” sono solo alcuni dei titoli apparsi sulle principali testate. Come al solito, la cerimonia di Hamas rivela la doppia morale di media e istituzioni occidentali, pronti a chiedere il rispetto dei diritti umani ai movimenti di liberazione più che agli Stati democratici che su quegli stessi diritti dovrebbero fondarsi. Il 25 settembre 2024, nessuno di questi media riportava che Israele aveva inviato a Gaza i corpi in decomposizione di 88 palestinesi senza nome, ammassati nel rimorchio di un camion. A gennaio, aprile, maggio e giugno 2024, fredde cronache raccontavano la scoperta di fosse comuni con centinaia di corpi e resti umani. A maggio, pochi descrivevano con lo stesso sdegno le immagini dei civili di Rafah morti arsi vivi.

La cerimonia di consegna dei corpi degli ostaggi a Israele è avvenuta giovedì 20 febbraio e ha inaugurato lo scambio di defunti tra le parti. Per l’occasione, Hamas ha allestito il solito palco su cui ha disposto le quattro bare dei defunti, coprendolo con un grande telo nero. Alzate le tende, la scena ha rivelato un ampio cartellone che mostrava i volti dei quattro ostaggi stampati davanti a un Netanyahu-vampiro ricoperto di sangue, accusandolo apertamente della loro morte. Hamas ha spiegato le proprie intenzioni: «Il messaggio della resistenza era chiaro e unitario. Non dimenticheremo, non perdoneremo. Netanyahu è responsabile dell’uccisione di diversi prigionieri sionisti tenuti a Gaza con bombe fornite dagli Stati Uniti».

Come prevedibile, la cerimonia ha attirato numerose critiche da parte delle istituzioni e dei giornali di tutto il mondo; effettivamente, la riconsegna di quattro casse da morto davanti a una folla gremita può apparire dissacrante nei confronti di coloro che hanno perso la vita. Tuttavia, prima di esprimere giudizi, andrebbe individuato cosa avrebbe dovuto fare Hamas per non essere oggetto di critiche e, allo stesso tempo, tutelarsi da possibili accuse da parte di Israele. Senza considerare che i quattro israeliani, quanto meno, hanno avuto la dignità di essere restituiti alle loro famiglie all’interno di bare dopo aver ricevuto una sepoltura spesso negata agli stessi palestinesi. Non si può infatti dire lo stesso degli 88 palestinesi che lo scorso settembre sono stati riconsegnati nelle mani di Hamas, gettati su un camion in stato di putrefazione e privi di identificazione (ne abbiamo parlato in un articolo de L’Indipendente), fatto che i media mainstream si sono guardati bene dal menzionare. E come loro, nemmeno gli oltre 500 morti trovati in 7 distinte fosse comuni hanno avuto la stessa fortuna.

L’ONU ha definito «abominevole e spaventoso» il modo in cui sono stati trattati i defunti, mentre Israele ha promesso vendetta, accusando Hamas di non avere consegnato né i corpi indicati né le chiavi per aprire le casse. I giornali hanno colto l’occasione per affilare le proprie penne contro il movimento palestinese: “Il palco dell’orrore di Hamas: esposte le bare dei bambini israeliani”, titola Il Giornale, descrivendo la cerimonia come una «macabra messa in scena». Il 27 maggio 2024, in occasione di uno dei primi bombardamenti aerei a Rafah, in seguito a cui sono morte arse vive – con tanto di video – oltre 40 persone, lo stesso Giornale, citando le parole di Netanyahu, titolava “Un tragico incidente”. L’Avvenire, invece, scrive: “Gaza. Bare nere per i bimbi, Netanyahu vampiro: l’ultimo macabro show di Hamas”; quello stesso 27 maggio, riportava la notizia con un secco “Raid di Israele a Rafah”, scrivendo, con le dovute virgolette, che secondo le ricostruzioni della Mezzaluna palestinese alcune persone erano rimaste «bruciate vive». E ancora La Repubblica, che se giovedì ha parlato di «macabro show», l’8 giugno 2024, in occasione della strage di Nuseirat, titolava “Israele, liberati 4 ostaggi in un blitz a Gaza”, ignorando i 274 palestinesi uccisi nella cosiddetta “operazione”.

Quello di giovedì costituisce l’ennesimo caso di doppiopesismo da parte dei media e delle istituzioni occidentali, pronti a difendere a spada tratta i diritti degli alleati senza riconoscerne i doveri. Quando per 470 giorni è stata Israele a violare la dignità e i più elementari diritti umani, nessuno ha gridato allo scandalo. Oggi, invece, si chiede a un movimento di liberazione di rispettare quei comportamenti che uno Stato che si definisce democratico ha più volte deliberatamente ignorato, davanti allo sguardo complice di quegli stessi giudici parziali.

[di Dario Lucisano]

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