sabato 22 Febbraio 2025

Roma, Bologna e altre città europee chiedono all’Ue un piano per la crisi abitativa

Ci sono i sindaci delle città italiane Roma e Bologna, ma anche quelli di metropoli come Amsterdam, Parigi e Barcellona: sono 12 gli amministratori che, rappresentando circa 15 milioni di persone, si sono recati al Parlamento europeo in occasione della sessione plenaria del Comitato delle Regioni annunciando la presentazione di un piano di emergenza per gli alloggi. A fronte della crescente crisi abitativa e della «crescente carenza di opzioni» per «famiglie a basso e medio reddito, lavoratori essenziali e giovani», i sindaci propongono l’attuazione di nuove politiche più concrete per garantire più case accessibili, raddoppiando inoltre le risorse dei fondi di Coesione arrivando a 15 miliardi di euro. Serve «fare di più» e «farlo subito» è stato evidenziato, e un modo per farlo sarebbe allargare le maglie degli aiuti di Stato per «consentire maggiori investimenti in alloggi sociali e a prezzi accessibili da parte delle istituzioni pubbliche a tutti i livelli». Come previsto, il commissario europeo con delega alle politiche abitative, Dan Jørgensen, ha espresso cautela chiarendo di voler attendere le raccomandazioni della commissione speciale prima di redigere il piano.

I dati mostrano come la crisi abitativa europea si aggravi di anno in anno, con prezzi degli affitti in crescita esponenziale e una disponibilità sempre più ridotta di alloggi accessibili. Secondo i dati Eurostat, il 10-15% delle case private nelle città europee è sfitto, mentre la pressione del turismo di massa e la mancanza di regolamentazioni sugli affitti brevi contribuirebbero all’impennata dei costi. Alcuni governi locali, come quello di Barcellona, avevano già avviato misure restrittive per limitare la speculazione immobiliare, ma viene denunciato che senza un quadro normativo europeo il problema rischia di restare irrisolto. Per questo motivo, dopo il rinvio del piano europeo per gli alloggi al 2026, dodici capitali e città d’arte europee hanno chiesto a Bruxelles di affrettarsi a mettere in campo un’azione urgente per risolvere tale problema. Amsterdam, Atene, Barcellona, Budapest, Parigi, Roma, Varsavia, Lisbona, Lione, Bologna, Ghent e Lipsia hanno chiesto l’attuazione di nuove iniziative al Parlamento europeo, incontrando il commissario Dan Jørgensen e la presidente della commissione speciale per la Crisi abitativa dell’Eurocamera Irene Tinagli e annunciando un piano di emergenza per gli alloggi.

Tra i provvedimenti proposti, il raddoppio delle risorse del fondo di Coesione destinati alle politiche abitative, da 7,5 a 15 miliardi di euro, «consentire maggiori investimenti in alloggi sociali e a prezzi accessibili da parte delle istituzioni pubbliche a tutti i livelli» mettendo sul piatto nuovo debito comune e attivando le clausole di salvaguardia previste dal nuovo Patto di stabilità per escludere gli investimenti in alloggi dai massimali di deficit e debito. «Tempi eccezionali richiedono misure eccezionali», sottolinea il sindaco di Roma Roberto Gualiteri, specificando che gli investimenti non vanno fatti solo in altri ambiti come la difesa comune o come fatto cinque anni fa con la pandemia. «I Pnrr in tutti i Paesi europei possono essere un portafoglio di risorse immediatamente disponibili, sia per le risorse non spese, sia per i risparmi dai ribassi d’asta», ha aggiunto il sindaco di Bologna Matteo Lepore. D’altra parte, il commissario Jørgensen ha chiarito di voler attendere le raccomandazioni della commissione speciale guidata da Tinagli prima di redigere il piano. «Ne prendiamo atto», ha risposto la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, suggerendo però che i fondi di Coesione «dovrebbero essere direttamente convogliati verso i governi locali e i loro partner locali».

[di Roberto Demaio]

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