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Dal Piano Mattei all’IA, Italia ed Emirati Arabi firmano accordi per 40 miliardi

Arriva un piano di investimenti degli Emirati Arabi Uniti in Italia per un valore di 40 miliardi di dollari. Lo ha reso noto, durante il Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti tenutosi a Roma, la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni [1], che ha definito l’operazione «uno degli investimenti esteri più rilevanti e imponenti per la storia nazionale». La cooperazione si giocherà su settori strategici come IA, energia rinnovabile, ricerca spaziale e infrastrutture digitali. Tra le aziende coinvolte, Eni svilupperà data center e trasmissione energetica, mentre Fincantieri, Enel, Leonardo e Intesa Sanpaolo parteciperanno ad altri «progetti chiave». Continua così a crescere la collaborazione tra Italia ed Emirati Arabi Uniti: nei primi 11 mesi del 2024, l’interscambio commerciale tra Roma e Abu Dhabi aveva già raggiunto il valore di 9 miliardi di euro (+14,5% sul 2023).

L’annuncio di Meloni è arrivato ieri, lunedì 24 febbraio, in occasione del Forum Imprenditoriale tra Italia ed Emirati Arabi Uniti, al quale erano presenti i rappresentanti di oltre 300 aziende. Gli accordi in discussione sono diversi. Negli ultimi giorni erano già trapelati alcuni accordi che facevano capo all’italiana Eni [2], primo fra tutti il progetto per la trasmissione di energia rinnovabile che, partendo dagli Emirati, passerebbe dall’Albania e arriverebbe in Italia, per poi giungere nell’intero continente europeo. In aggiunta a tale intesa, Eni ha firmato altri due accordi: il primo vede una stretta collaborazione con MGX, fondo che investe in tecnologie avanzate come l’IA, e con G42, con sede a Dubai, per la realizzazione di data center in cui immagazzinare vaste quantità di informazioni digitali; questo progetto prevede la realizzazione di un supercomputer presso il Tecnopolo di Bologna del valore di circa 430 milioni di euro. Il secondo, invece, è un memorandum firmato con ADQ, fondo sovrano globale che si focalizza sulle catene di approvvigionamento, e che pone al centro la ricerca relativa all’estrazione di minerali critici.

Eni non è la sola ad aver firmato accordi con le aziende emiratine. Anche Cassa Depositi e Prestiti [3] ha firmato con l’Abu Dhabi Investment Office (ADIO) un memorandum per facilitare la collaborazione tra imprese italiane ed emiratine e agevolare l’accesso delle aziende ai mercati di riferimento. Fincantieri [4] ha annunciato un accordo con EDGE, uno dei gruppi più attivi nel settore della tecnologia avanzata e della difesa, nell’ambito della subacquea; le due società opereranno tramite la joint venture MAESTRAL per sviluppare tecnologie «per la protezione delle infrastrutture critiche subacquee, la mappatura dei fondali marini, sottomarini di nuova generazione, navi porta-droni e siluri leggeri». Tim ha firmato un’intesa dal valore di quasi mezzo miliardo con ADIO, volta a sviluppare soluzioni di comunicazione di ultima generazione, ampliare la banda larga e creare un centro di eccellenza nel settore dell’AI per le industrie locali. Leonardo [5] ha firmato un accordo con EDGE nei settori chiave dell’aerotrasporto, della difesa antimissilistica, della sorveglianza antidrone, dei sistemi di gestione del combattimento navale e delle comunicazioni radio. Intesa Sanpaolo [6] ha rilanciato la collaborazione con Masdar nel settore delle rinnovabili, esattamente come fatto da Enel.

Gli accordi annunciati negli ultimi giorni e siglati ieri viaggiano sulla scia di una sempre più stretta collaborazione tra le aziende italiane e quelle emiratine. Non solo: molti progetti risultano interdipendenti e si collocano in un orizzonte di accordi ben più ampio. Si pensi, per esempio, all’accordo Eni-MGX-G42. Gli impianti previsti, si legge nel comunicato, verranno interamente alimentati con energia elettrica prodotta da centrali a gas naturale, le cui emissioni di CO2 verranno catturate e stoccate. Per farlo, però, saranno necessarie una centrale per produrre energia e una per stoccarla. Ecco dunque che è prevista la costruzione di una nuova centrale elettrica, mentre la cattura e il conferimento della CO2 avverranno presso il già noto hub CCS di Ravenna [7]. Altro accordo che si colloca su una scala più ampia è quello tra Acea e SACE [8] per lo sviluppo di reti idriche e per vari progetti dedicati al Piano Mattei [9].

I nuovi accordi con gli Emirati Arabi Uniti sanciscono definitivamente la riapertura dei dialoghi tra Roma e Abu Dhabi dopo un periodo di frizioni iniziato con il governo Conte, seguendo lo stesso percorso di normalizzazione tracciato con l’Arabia Saudita. Nel 2019 il governo Conte aveva infatti sospeso l’invio di bombe, aerei e missili all’Arabia Saudita e agli Emirati a causa della loro responsabilità nella grave crisi umanitaria che colpisce lo Yemen [10] da 15 anni. Successivamente, nel 2021, ha revocato [11] le stesse autorizzazioni. Nel giugno del 2023, Meloni ha rimosso le limitazioni [12] imposte all’Arabia Saudita, con cui a gennaio di quest’anno ha siglato un accordo su difesa [13] ed energia dal valore di 10 miliardi di euro. Similmente a quanto fatto con l’Arabia Saudita, nell’aprile del 2023 il governo Meloni ha dapprima revocato le restrizioni [14] sull’export di armi agli Emirati, per poi rilanciare la produzione bellica congiunta [15].

[di Dario Lucisano]