- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

L’Unione Europea e il Regno Unito stanno lavorando a una difesa comune

A seguito delle mosse di Donald Trump in politica estera e del disallineamento tra Bruxelles e Washington sulla questione ucraina, l’Unione Europea e il Regno Unito stanno esplorando nuove strategie per rafforzare la propria sicurezza. L’obiettivo è chiaro: costruire una difesa comune, superando gli attriti del passato e integrando le risorse di Londra in una strategia di protezione condivisa. A dare l’impulso a questa possibile svolta sarà il vertice straordinario dell’UE sulla sicurezza, previsto per il 6 marzo. Tuttavia, prima di quell’appuntamento cruciale, alcuni leader europei si riuniranno il 2 marzo a Londra per definire i contorni di un piano congiunto con il premier britannico Keir Starmer. La posta in gioco passa necessariamente per aumento vertiginoso delle spese militari, a questo fine a Bruxelles di sta valutando l’opportunità di creare un meccanismo finanziario comune per il riarmo europeo, che potrebbe tradursi in un fondo o addirittura in una vera e propria “Banca del riarmo”, come suggerito dal ministro polacco Andrzej Domanski.

La notizia, confermata dal primo ministro polacco Donald Tusk, segna un passaggio chiave nella cooperazione tra le due sponde della Manica. L’appuntamento londinese in programma offre conferme su quanto pubblicato [1] ieri dal Financial Times, secondo cui i ministri delle Finanze di alcuni Paesi Ue e del Regno Unito ragioneranno sull’ipotesi di costituire un fondo comune paneuropeo con l’obiettivo di finanziare un incremento delle spese militari. Il quotidiano inglese ha riportato che il primo ministro Keir Starmer avrebbe incaricato la cancelliera dello Scacchiere britannica Rachel Reeves – ministro che ha responsabilità su tutte le materie finanziarie – di mettere a punto una proposta ad hoc da sottoporre ai vertici delle istituzioni europee. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato da Kiev che il 6 marzo verrà presentato un piano completo per incrementare la produzione di armi nel continente. Parallelamente, il governo britannico ha già deciso un incremento progressivo delle spese per la difesa, portandole [2] al 2,5% del PIL entro il 2027, con l’obiettivo di aumentare progressivamente negli anni successivi fino al 2,6% del PIL e toccare il 3% nella prossima legislatura.

A livello politico, la collaborazione tra Londra e Bruxelles si sta delineando su più fronti. Il primo passo è stato un incontro all’Eliseo tra Starmer ed Emmanuel Macron, dove si è discusso della possibilità di inviare un contingente europeo di circa 30mila uomini in Ucraina come forza di peacekeeping, una volta raggiunto un accordo di pace. Una prospettiva che divide le forze del continente: mentre Parigi e Londra sono favorevoli, paesi come Polonia e l’Italia hanno già manifestato le proprie perplessità. Dal canto suo, Starmer si recherà domani a Washington per discutere con Trump, cercando di ottenere garanzie sul futuro dell’alleanza transatlantica. Tuttavia, Bruxelles è consapevole che non può più affidare la propria sicurezza a dinamiche politiche instabili al di là dell’Atlantico. «Non ho dubbi che, soprattutto dopo quanto sta accadendo nel mondo, rafforzare l’unità europea sulle questioni ucraine, in relazione alla Russia, sembra essere un’assoluta necessità del momento», ha dichiarato il premier polacco Tusk dopo un incontro con il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. «Siamo pienamente consapevoli che i negoziati richiedono la presenza dell’Europa. Anche l’Ucraina se lo aspetta, ma al momento, come sapete, ci sono ancora molti punti interrogativi».

Negli scorsi giorni, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha adottato [3] la risoluzione, proposta dagli Stati Uniti, che chiede una pace in Ucraina senza riconoscerne l’integrità territoriale. In sede di votazione, Francia e Regno Unito, gli unici Paesi europei a essere membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, si sono astenuti e non hanno esercitato il diritto di veto. Prima della votazione del Consiglio di Sicurezza, lo stesso testo era passato al vaglio dell’Assemblea Generale, che lo aveva approvato con l’aggiunta di un emendamento dell’UE che riaffermava l’impegno per la «sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale». Le risoluzioni dell’Assemblea Generale, a differenza di quelle approvate dal Consiglio di Sicurezza, non hanno però valore vincolante.

[di Stefano Baudino]