giovedì 27 Febbraio 2025

Nuove regole UE: deregolamentazione e stop al Green Deal (ma senza ammetterlo)

Dopo le proteste dei lavoratori di tutta Europa a Bruxelles contro le politiche industriali europee e le precedenti manifestazioni degli agricoltori che hanno scosso l’Europa lo scorso anno, la Commissione europea ha presentato ieri le nuove regole industriali per rilanciare la competitività dell’economia del Vecchio continente, pesantemente gravata da una serie di obblighi burocratici e dall’alto costo dell’energia. Nello specifico, le istituzioni comunitarie hanno presentato il cosiddetto “Pacchetto Omnibus” e il correlato Clean Industrial Deal, che alcuni funzionari europei avevano annunciato agli inizi di febbraio durante la manifestazione a Bruxelles dei lavoratori, presentandolo come un nuovo patto sociale. Il primo, in particolare, si concentra sulla riduzione degli obblighi e della frequenza di rendicontazione, aprendo di fatto la strada a una sorta di deregolamentazione industriale e mandando definitivamente in soffitta gli obiettivi del Green Deal, l’ambizioso programma di decarbonizzazione su cui Ursula von der Leyen aveva incentrato il suo primo mandato. La Commissione europea, tuttavia, non ammette la retromarcia rispetto agli obiettivi del Green Deal e, al contrario, il commissario per l’Economia, Valdis Dombrovskis, ha affermato che «Questo programma di semplificazione non è deregolamentazione» e che «meno burocrazia vuol dire più competitività e più investimenti». In tal senso «ridurre le regole Ue inutilmente complesse è una parte fondamentale del nostro piano per rendere l’Europa più competitiva».

Nel dettaglio, il nuovo Pacchetto Omnibus si concentra sulla riduzione della complessità normativa e prevede, tra le altre cose, misure volte a snellire i settori della rendicontazione finanziaria di sostenibilità (CSRD), gli impegni per la due diligence relativa alla sostenibilità e l’adeguamento alla Tassonomia UE. La CSRD è la normativa che prevede la standardizzazione della rendicontazione della sostenibilità aziendale, predisponendo una relazione basata sulla cosiddetta “Doppia materialità”. Ciò significa che le aziende devono riportare sia l’impatto dei fattori di sostenibilità sul loro business sia il loro impatto sull’ambiente e sulla società. Originariamente, questa normativa era prevista per aziende con più di 250 dipendenti, mentre ora con le nuove regole si applicherà solo ad aziende con più di 1000 dipendenti, rimuovendo così da questo adempimento oltre l’80% delle aziende. Per quanto riguarda la Tassonomia, invece, il nuovo pacchetto prevede una rendicontazione volontaria della stessa per le aziende con più di 1000 dipendenti che rientreranno nell’ambito della CSRD come ridefinito dal Pacchetto Omnibus, riducendo quindi il numero di imprese obbligate a riportare il loro allineamento alla Tassonomia. Il regolamento sulla Tassonomia Europea era stato introdotto per classificare le attività economiche in base alla loro sostenibilità ambientale allo scopo di guidare le decisioni di investimento e allineare i flussi finanziari con gli obiettivi climatici dell’UE.

Per quanto riguarda la “due diligence” (in italiano “dovuta diligenza”) – regolata dalla normativa Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD o CS3D) – questa sarà notevolmente indebolita. La Due Diligence è stata predisposta per obbligare le aziende a identificare, prevenire e mitigare gli impatti negativi ambientali e sui diritti umani per le operazioni nell’ambito delle catene di fornitura. Con il Pacchetto Omnibus, però, da ora in avanti le valutazioni relative ai fattori di rischio si applicheranno solo ai fornitori diretti, mentre la periodicità richiesta per il monitoraggio verrà drasticamente ridotta da una volta all’anno a una volta ogni cinque anni. Inoltre, non ci sarà più obbligo di porre termine ai contratti con i fornitori che non sono conformi alla normativa e sarà rimossa la responsabilità civile nel caso di inadempienze, ovvero le aziende non saranno soggette a sanzioni. In altre parole, viene smontato il programma “verde” per la sostenibilità su cui la Commissione aveva fondato la sua missione politica, riducendo il Green Deal a pura retorica, come era stato anticipato in un precedente articolo de L’Indipendente.

La semplificazione della normativa dovrebbe andare a beneficio delle piccole e medie imprese, considerato che per quelle con più di mille dipendenti le regole rimangono in parte invariate. Secondo le stime della Commissione, le nuove misure dovrebbero portare un risparmio complessivo sui costi amministrativi annuali di circa 6,3 miliardi di euro, permettendo la mobilitazione di una capacità di investimento pubblico e privato aggiuntiva di 50 miliardi. Rispetto all’altro pilastro della riforma delle politiche verdi, il Clean Industrial Deal, questo si concentrerà soprattutto su industrie ad alta intensità e tecnologie pulite, ponendo al centro la questione della circolarità per ottimizzare le materie prime e introducendo un nuovo quadro di aiuti di Stato, da sempre demonizzati dall’UE. È stata proposta, infatti, una Banca per la decarbonizzazione industriale che dovrebbe garantire 100 miliardi di euro di finanziamenti.

Le nuove regole europee per l’industria arrivano in un momento di forte crisi per l’industria europea, gravata dagli alti prezzi energetici e da vincoli burocratici non presenti nei Paesi con cui deve competere, come USA e Cina. L’inversione di tendenza della UE mostra l’insuccesso delle politiche verdi e soprattutto l’incapacità delle istituzioni europee di applicarle senza farle pagare alle piccole e medie imprese e alle fasce meno abbienti della popolazione.

[di Giorgia Audiello]

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

1 commento

  1. Mi domando come possa una diminuzione di burocrazia far guadagnare competitività, quando il problema è che la EU non ha materie prime e che quindi è fuori dai giochi…
    Ormai la corsa alla tecnologia è persa, non vedo soluzioni negli ambiti standard dell’economia

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti