martedì 4 Marzo 2025

Ex Ilva, l’Istituto Superiore di Sanità boccia la valutazione di impatto sanitario

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha bocciato seccamente la Valutazione di Impatto Sanitario dell’ex Ilva di Taranto, giudicandola inadeguata e sottostimata. Il documento, presentato nel giugno 2024 dai commissari di Acciaierie d’Italia, calcola gli effetti di una produzione annua di 6 milioni di tonnellate di acciaio, ma secondo gli esperti dell’ISS contiene gravi incongruenze rispetto alle linee guida ufficiali. Tra le criticità più pesanti, l’assenza di una valutazione reale sulla dispersione e ricaduta degli inquinanti, un aspetto fondamentale per verificare il vero impatto ambientale dello stabilimento. Il verdetto dell’ISS potrebbe ora cambiare le carte in tavola nel procedimento per il rilascio della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).

Secondo quanto attesta l’Istituto Superiore di Sanità, dunque, la VIS non tiene conto di diversi fattori determinanti per la valutazione del rischio sanitario. Tra le criticità evidenziate spicca l’assenza di una valutazione dell’impatto ambientale della centrale elettrica dello stabilimento, che utilizza gas siderurgici e metano come combustibile. Inoltre, le simulazioni presentate non riflettono gli scenari emissivi reali del 2022-2023, rendendo la valutazione non coerente con la situazione attuale. Il parere dell’ISS ha trovato immediata risonanza tra le associazioni ambientaliste. Il giudizio dell’ISS ha riacceso il dibattito sulla sostenibilità ambientale e sanitaria dello stabilimento siderurgico. Legambiente e WWF hanno ribadito la necessità di rendere vincolante il parere dell’ISS nella revisione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), denunciando decenni di inquinamento incontrollato che hanno gravemente compromesso la salute della popolazione tarantina. Gli ambientalisti hanno inoltre denunciato la lentezza con cui si è giunti a una valutazione indipendente del rischio sanitario, ricordando che solo una sentenza della Corte di Giustizia Europea ha imposto l’obbligatorietà della VIS nel procedimento autorizzativo.

Alla luce di queste criticità, Legambiente chiede di accelerare il processo di decarbonizzazione dello stabilimento. La proposta prevede la sostituzione graduale di altoforni e cokerie con forni elettrici e l’uso di idrogeno come agente riducente, un percorso che l’associazione considera l’unica via sostenibile per coniugare tutela della salute, protezione ambientale e rilancio industriale. Le organizzazioni ambientaliste e sanitarie sollecitano poi un maggiore coinvolgimento dell’ISS e degli enti locali nella predisposizione di una nuova VIS, basata su livelli produttivi inferiori, tra i 3 e i 5 milioni di tonnellate annue, per valutare gli effetti reali sulla salute. Nel frattempo, sul fronte occupazionale il futuro dell’ex Ilva rimane incerto. Mentre prosegue la trattativa per la vendita dello stabilimento, al Ministero del Lavoro è in corso il negoziato sulla cassa integrazione per migliaia di dipendenti. I sindacati chiedono garanzie sulla continuità occupazionale e la convocazione urgente di un tavolo a Palazzo Chigi per discutere il futuro dell’impianto.

Lo scorso dicembre era arrivata l’ennesima batosta per le 31 famiglie del quartiere Tamburi di Taranto – il più vicino all’impianto siderurgico – che avevano ottenuto un risarcimento per i danni causati dalle emissioni inquinanti. La Corte d’Assise d’Appello di Taranto ha infatti stabiliti che tali nuclei familiari, inizialmente indennizzati con cinquemila euro ciascuno, sono chiamati a restituire l’intera somma ai fratelli Riva, ex proprietari del gruppo industriale. Il risarcimento era stato concesso come provvisionale, un anticipo in attesa della sentenza definitiva del processo “Ambiente svenduto”, in cui i Riva erano imputati per disastro ambientale. Tuttavia, lo scorso settembre, la Corte d’Assise d’Appello ha annullato la sentenza di primo grado, ritenendo che l’imparzialità del giudizio fosse compromessa dalla presenza di due magistrati onorari che rivestivano il ruolo di parte lesa.

[di Stefano Baudino]

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti