martedì 4 Marzo 2025

Le riforme di Milei: soldi dall’FMI e legge per incatenare l’Argentina all’austerità

Con l’avvio dell’attività legislativa del Paese, il presidente argentino Javier Milei ha annunciato nuove misure per rendere ancora più solide le politiche di austerità. Nel suo discorso di apertura delle sessioni ordinarie del Congresso, Milei ha annunciato di aver firmato un nuovo accordo con il Fondo Monetario Internazionale, che prevederebbe l’erogazione di fondi da utilizzare per rimborsare il debito del Paese con la Banca Centrale. Questa strategia, sostiene il presidente, fornirebbe maggiore stabilità finanziaria al Paese, aprendo la strada all’eliminazione dei controlli valutari da parte della banca e attirando gli investitori. Milei, inoltre, ha annunciato ulteriori ridimensionamenti della spesa pubblica e una proposta di legge per rendere obbligatorio il mantenimento del surplus fiscale: lo scopo di tale legge sembrerebbe quello di impedire ai governi successivi di generare nuovo deficit e rendere più difficile l’aumento degli investimenti statali.

Gli annunci di Milei sono arrivati durante l’inaugurazione delle attività parlamentari del Paese, che si tiene ogni anno il 1° marzo. Durante questa occasione, il presidente tiene un discorso davanti ai parlamentari, in cui traccia un bilancio della situazione del Paese e annuncia le priorità e le iniziative del governo per l’anno legislativo, che si estende fino al 30 novembre. In un discorso di circa un’ora, Milei ha annunciato diverse misure per rilanciare la propria politica di tagli alla spesa pubblica. Il presidente ha ipotizzato una misura per «convertire in legge una verità indiscutibile dell’economia argentina: il deficit fiscale è la madre di tutti i mali della storia del Paese». Quello che ha in mente Milei è «rendere obbligatorio l’equilibrio fiscale per qualsiasi bilancio statale, sia nazionale che subnazionale», blindando il surplus fiscale, o, alla peggio, pareggiando il bilancio statale. Il presidente, insomma, propone una legge che impedisca alle politiche economiche statali su tutti i livelli di spendere più di quanto incassano. «Tuttavia, l’equilibrio fiscale non è sufficiente», continua Milei: «È necessario accompagnarlo con una forte riduzione della spesa pubblica per restituire alla società ciò che lo Stato oggi confisca attraverso le tasse».

Proprio riguardo a questi ultimi punti, Milei ha annunciato di avere in programma una serie di riforme strutturali per semplificare l’imposizione delle imposte e tagliare la spesa pubblica, raggiungendo la soglia limite del 25% del PIL. In conclusione al suo discorso, il presidente argentino ha annunciato di aver trovato un accordo con l’FMI che sottoporrà al Parlamento per l’approvazione. Il valore del finanziamento è ignoto, ma i giornali sudamericani lo stimano a 11 miliardi di dollari; a oggi, l’Argentina deve all’FMI oltre 40 miliardi di dollari ed è il più grande debitore del Fondo. Questo nuovo finanziamento dell’FMI servirebbe a pagare il debito dell’Argentina nei confronti della Banca Centrale, in modo da tagliare le eventuali limitazioni che potrebbero venire imposte dall’istituto finanziario e dare un’immagine di maggiore stabilità agli investitori esteri.

Da quando è al governo, Milei ha diminuito drasticamente la spesa pubblica, come annunciato nel cosiddetto “Patto di Maggio”, che, tra le altre cose, prevede un taglio della spesa pubblica fino a raggiungere il 25% del PIL, la riduzione della pressione fiscale e incentivi al commercio, il tutto da portare avanti mediante una massiccia deregolamentazione e privatizzazione delle società statali e a partecipazione statale. Questa soluzione ha raggiunto risultati a livello macroeconomico, diminuendo drasticamente l’inflazione e rafforzando il peso argentino, ma sembra gravare sulle fasce medie e basse della popolazione. Nel primo semestre del 2024, l’Argentina ha registrato un aumento del prezzo del paniere e un’impennata negli indici di povertà. Secondo studi indipendenti, tuttavia, i livelli di indigenza sembrano iniziare a diminuire; non è ancora disponibile il dato ufficiale, se non una breve anticipazione. Anche il prezzo delle abitazioni sono lievitati: gli affitti, malgrado l’introduzione di una legge per calmierarne i prezzi, che ha alleggerito il carico dei nuovi contratti, sono aumentati del 253% su base annuale. Inoltre, alcuni degli stessi risultati macroeconomici sono messi in discussione da diversi economisti: il debito pubblico complessivo, infatti, è diminuito di 38,8 miliardi, ma c’è chi – come lo stesso ministero delle Finanze argentino – ritiene sarebbe più corretto guardare il debito della sola Amministrazione Centrale in rapporto al PIL; in  tal caso esso risulta aumentato di 41 miliardi.

[di Dario Lucisano]

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