giovedì 6 Marzo 2025

Guerra è pace, riarmo è sicurezza: benvenuti nell’Europa di Orwell

È ufficialmente iniziato: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha messo su nero su bianco il suo piano per riarmare l’Europa. Dopo gli scontri turbolenti avvenuti tra Trump e Zelensky nello studio ovale, e la rottura tra USA e Ucraina, l’Europa si è scoperta improvvisamente sola nell’onere di sostenere finanziariamente l’Ucraina. Onere che anziché tradursi in una ricerca di vie diplomatiche, mai realmente percorse in questi anni perché per l’Europa la pace con la Russia «non s’ha da fare», ha semmai esacerbato ancor di più il bellicismo delle élite europee. Tanto che ormai si parla ufficialmente di corsa al riarmo.  

«Dobbiamo davvero intensificare in modo massiccio la produzione militare e gli investimenti,» scrive la von der Leyen su X, anticipando quella che sarà l’agenda del Consiglio Europeo straordinario in programma il 6 marzo a Bruxelles. «La forza è la via della pace. Una pace duratura può essere costruita solo con la forza».

Quando lessi per la prima volta queste parole, per un attimo pensai a un’allucinazione. Ho chiuso gli occhi e poi li ho riaperti, ma niente, quelle parole stavano ancora lì, scritte nero su bianco. «La forza è la via della pace», ossia «la guerra è pace». Lo aveva scritto Orwell in quel romanzo da incubo che è 1984, romanzo distopico, dove la verità viene deformata grazie a una massiccia e pervasiva opera di propaganda che ha il potere di convincere le persone a pensare tutto ciò che il Partito vuole. Le parole vengono svuotate di senso, significato e valore; private della loro essenza semantica assumono il significato opposto di quello che dovrebbero significare. Ecco perché nel mondo di Orwell la «guerra» diventa «pace», e «l’ignoranza» diventa forza. Eppure perfino in un’epoca come la nostra in cui le armi di distruzione di massa prendono il nome di «missili intelligenti» e le vittime di guerra il nome di «danni collaterali», avrei mai immaginato di assistere a una tale stupro della lingua e della logica e della semantica. Mai avrei immaginato di poter assistere a una nuova corsa agli armamenti, che in passato fu il segnale che preparò il terreno alla Prima guerra mondiale. E di conseguenza alla Seconda.

Donald Trump incontra alla Casa Bianca  il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky [28 Febbraio 2025]
«Lungo le sponde del mio torrente» cantava un uomo, «voglio che scendano i lucci argentati, non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente». Parole, parole al vento. Parole che oggi evidentemente non valgono più nulla. Erodoto, uno dei più grandi storici del mondo antico, scriveva: «non esiste uomo folle al punto di preferire la guerra alla pace. In pace i figli seppelliscono i padri, in guerra sono invece i padri a seppellire i figli.» Altre parole vuote. Gandhi si domandava: «La guerra non è forse un crimine contro Dio e l’umanità? E dunque, coloro che dichiarano, progettano e conducono delle guerre non sono tutti dei criminali di guerra?» Dello stesso parere era il giurista statunitense Charles Evans Hughes che sosteneva che coloro «che la istigano dovrebbero essere puniti come criminali». I passi contro la guerra, di denuncia alla brutalità, all’inutilità della guerra ad opera di artisti, pittori, filosofi, politici, soldati che la guerra l’hanno vissuta e sanno esattamente cosa sia, sarebbero infiniti. Meritano di essere citate però le parole pronunciate da Albert Einstein all’indomani della seconda guerra mondiale: «Non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si farà con pietre e bastoni». 

Anche se mettessimo da parte qualsiasi obiezione di natura morale, dal punto di vista economico la guerra e più nello specifico la corsa agli armamenti è una follia.  La von der Leyen vuole «intensificare in modo massiccio la produzione militare e gli investimenti nell’apparato bellico». Tradotto: 250 miliardi di spesa annua da dirottare verso la difesa e la produzione di armi. E 300.000 mila soldati europei, cioè italiani, francesi, tedeschi, etc da mobilitare e spedire dove riterranno più opportuno. Tanto per darvi un’idea: con i soldi di un solo caccia bombardiere si potrebbero creare 143 asili nido e dare lavoro ad oltre 2150 persone. Si potrebbero creare ospedali, scuole, biblioteche. E invece verranno usati per fabbricare armi. 

Eppure l’inizio di quella che passerà alla storia come «la corsa al riarmo» è passato quasi in sordina e anzi è stato accolto con favore dagli esponenti dei maggiori partiti politici italiani che hanno scelto o di ignorarlo o di manifestare il loro supporto tramite una generica mobilitazione delle piazze in favore proprio di quell’Europa della Von der Leyen che parla di corsa al riarmo. Se il filosofo Massimo Cacciari critica e condanna fermamente la «la retorica bellicista di chi vuole partire e fare la guerra insieme all’Ucraina,» la sua resta una voce isolata. Assieme a quella di Giuseppe Conte, leader del Movimento Cinque Stelle, e di un sempre più camaleontico Matteo Salvini che forse cerca di riguadagnare consensi agli occhi del suo elettorato mescolando, non si capisce bene il perché, la «pace» alla «rottamazione delle cartelle esattoriali»

Naturalmente coloro che parlano di corsa al riarmo e della necessità di una «difesa comune» evocano lo spettro di un’invasione russa. Argomentano questa follia parlando della necessità di difendersi ora dalla Russia ora dalla Cina ora dall’Iran. La minaccia dell’invasione russa in effetti ha dominato la gran parte delle discussioni riguardanti la guerra in Ucraina. Eppure guardando alla Storia, alla nostra storia, la Russia non ha mai invaso l’Europa. Semmai è stato il contrario: la Russia è stata invasa due volte dall’Europa, dalle truppe napoleoniche prima, e dalle truppe tedesche poi. 

La NATO a cui l’Ucraina ambisce di entrare non è certamente un’associazione neutrale ma venne creata appositamente e dichiaratamente alla fine della seconda guerra mondiale in funzione antisovietica. Con il crollo e il disfacimento dell’Unione Sovietica il motivo alla base della nascita della NATO venne meno, ma non venne meno l’organizzazione stessa che venne tenuta in vita e mutò almeno parzialmente i suoi obiettivi primari, spostando il suo focus nel contenere la minaccia rappresentata da altri possibili Stati che avrebbero potuto minacciare l’Occidente. Minaccia che di fatto almeno fino ad oggi non si è mai concretizzata. 

Sempre guardando alla nostra storia, nessun paese, nessuno stato è stato esente da guerre di conquista, da annessioni forzate di terre e regioni e paesi confinanti in una politica di espansione territoriale che ha caratterizzato l’ultimo millennio. Ma nessun continente, nessuno, ha mai manifestato la belligeranza, la ferocia, la sete di predominio globale che ha mostrato la piccola Europa, il più piccolo dei continenti, ad esclusione dell’Oceania, ma che è effettivamente riuscita nell’intento di conquistare il mondo, realizzando il sogno di Cesare, Carlo Magno, Napoleone e Alessandro Magno. 

Il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen

Gli europei non sono mai stati invasi dalle Americhe ma hanno invaso le Americhe, trucidando, schiavizzando e sterminando le popolazioni autoctone. Stesso destino è toccato all’Oceania, che nacque inizialmente come discarica e colonia penale oltreoceano di quegli individui che l’Europa riteneva indesiderabili. L’Europa ha trasformato l’Africa nella sua personale riserva di schiavi, avviando una tratta di dimensioni secolari che ha estinto la capacità del continente di poter anche solo avvicinarsi a una qualche parvenza di prosperità. Sul versante asiatico non vi è traccia di invasioni da parte di Cina, India, Iran o Corea ai danni dell’Europa, ma tutti gli stati asiatici finirono per diventare colonie ora britanniche, ora francesi, ora spagnole, laddove i vari stati europei finanziavano guerre, sottomettevano governi e popolazioni locali, seminando morte, violenza e distruzione. 

Ci fu un periodo che prese il nome di Colonialismo in cui effettivamente tutto il mondo era controllato e dominato dalla piccola ma aggressiva Europa. E che in molti stati extraeuropei perdura tuttora attraverso un neo-colonialismo che non prevede una dominazione diretta ma una sfera indiretta d’influenza. Influenza che garantisce all’Europa e agli Stati Uniti, figli ed eredi della mentalità imperialistica europea, il controllo e il primato assoluto su buona parte del mondo. Andrebbe aperto un capitolo a parte sulla scia di sangue, devastazione e morte che gli USA, dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, hanno seminato, rovesciando governi, avviando guerre e finanziandone altre. Se Hitler che meriterebbe una damnatio memoriae era tedesco, coloro che materialmente idearono e costruirono la bomba atomica erano europei. Invenzione che ha spinto altri paesi a dotarsi a loro volta di apparati nucleari che se utilizzati provocherebbe la fine della vita sulla terra per come la conosciamo oggi. 

In definitiva la nostra storia passata e presente è intrisa di sangue, guerre, invasioni ai danni di altri e violenza, laddove i progressi fatti in ambito civile e sociale riescono a malapena a coprire il carico di morte e distruzione di cui l’Europa si è fatta complice e che ha causato in ogni luogo e in ogni dove. Va ricordato che con la prima e con la seconda guerra mondiale il bellicismo europeo raggiunse tali proporzioni catastrofiche, un numero talmente impressionanti di morti, da spingere le élite e i governi delle nazioni europee al disarmo. Una scelta che ha donato, per la prima volta in tutta la storia dell’umanità, ottant’anni di relativa pace alla gente comune fino ad allora usata come carne da cannone. Rotta che oggi la Von der Leyen, sostenuta dalle elitè, chiede di interrompere in nome della «pace» e della «sicurezza». Parole che a me personalmente danno i brividi dette in quel contesto e che l’Europa non dovrebbe neanche azzardarsi a pronunciare, dimenticando che fino ad ora la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza globale è stata proprio l’Europa stessa.

[di Guendalina Middei, in arte Professor X]

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