giovedì 6 Marzo 2025

Un rapporto afferma che la Romania non è più una democrazia, ma per l’UE va tutto bene

La rivista economica britannica The Economist ha rilasciato il nuovo Global Democracy Index, l’indicatore sui livelli di democrazia globale, dove appare lo status aggiornato della Romania: il Paese è diventato il primo membro dell’UE a essere inserito nella lista dei “regimi ibridi”, con elementi tanto democratici quanto autoritari. L’aggiornamento arriva da uno dei giornali più noti e citati al mondo e dai media mainstream e segue le vicende che interessano il Paese dalle elezioni presidenziali dello scorso novembre. Il primo turno elettorale era stato vinto da Calin Georgescu, candidato indipendente accusato di essere filo-russo, ma pochi giorni dopo il risultato è stato annullato dalla Corte Costituzionale per presunte interferenze da parte della Russia. Il 26 febbraio, inoltre, Georgescu è stato arrestato con l’accusa di aver tentato di sovvertire l’ordine costituzionale e di aver promosso un’organizzazione a carattere fascista. Si trova ora sotto osservazione giudiziaria.

Il rapporto dell’Economist è stato pubblicato il 27 febbraio e denuncia una generale tendenza alla degradazione delle istituzioni democratiche. Esso si basa su 60 indicatori, raggruppati in cinque categorie: processo elettorale e pluralismo; libertà civili; funzionamento del governo; partecipazione politica; e cultura politica. Ogni categoria ha una valutazione su una scala da 0 a 10 e il punteggio complessivo è dato dalla media aritmetica dei cinque indici di categoria; a tale punteggio vengono apportati eventuali piccoli aggiustamenti sulla base di ulteriori fattori, quali lo svolgimento di elezioni, le eventuali influenze esterne e il funzionamento della rete civile. Sulla base dei punteggi, l’indice classifica poi i Paesi in quattro categorie: “piene democrazie” (Paesi con un punteggio superiore a 8), “democrazie imperfette” (punteggio compreso tra 6 e 8), “regimi ibridi” (da 4 a 6), “regimi autoritari” (meno di 4). L’Italia è classificata come democrazia imperfetta e occupa la trentasettesima posizione globale.

La Romania, si legge nel rapporto dell’Economist, è stata declassata da “democrazia imperfetta” a “regime ibrido”, dopo aver percorso per alcuni anni una traiettoria discendente. Il Paese, di preciso, è sceso di 12 posizioni in classifica «dopo aver annullato in modo controverso le elezioni presidenziali», arrivando a un punteggio di 5,99. A causare il tracollo del Paese nell’indice del settimanale britannico è stata dunque la decisione della Corte Costituzionale di annullare il primo turno delle elezioni presidenziali del 24 novembre, cancellare il ballottaggio previsto per l’8 dicembre e fare ripartire da zero il processo elettorale. La sentenza del massimo tribunale romeno viene definita «inconsistente»: la Corte, infatti, aveva motivato tale scelta facendo riferimento a una presunta campagna russa filo-Georgescu sui social network, e in particolare a video comparsi sulla piattaforma di TikTok.

«Le prove erano, nella migliore delle ipotesi, discutibili», scrive l’Economist, anche perché, se si considera l’età media degli elettori di Georgescu, per lo più «anziani che consumano le loro notizie dalla televisione», è difficile immaginare che dei video su TikTok abbiano avuto un peso tanto importante. L’indice ci tiene comunque a precisare che «l’annullamento delle elezioni ha influito negativamente sul punteggio del Paese in termini di processo elettorale e pluralismo, ma i declassamenti ad altri punteggi si sarebbero verificati anche senza la debacle di fine anno». Insomma, tra livelli di corruzione in peggioramento e controverse pratiche governative, il Paese sarebbe comunque sceso di parecchie posizioni. «Esiste», inoltre, «il rischio che il punteggio della Romania possa scendere ulteriormente nel 2025», specialmente visto il riavvio del processo elettorale.

È interessante rilevare come questo rapporto sia stato redatto da uno dei media più noti e citati al mondo, particolarmente apprezzato dallo stesso panorama mainstream che ha applaudito la scelta della Corte romena, e non da una fonte giudicata filorussa”. L’analisi, inoltre, si basa sui soli fatti di fine 2024 e non tiene in considerazione lo sviluppo della vicenda in Romania. Il 26 febbraio, la polizia del Paese ha arrestato Georgescu mentre si trovava in auto per andare a presentare la sua nuova candidatura alla presidenza. Dopo essere stato prelevato, Georgescu è stato interrogato e ora si trova sotto controllo giudiziario, con il divieto di lasciare il Paese. Un comunicato stampa della polizia romena riporta che il politico, assieme ad altre 26 persone, è al centro di un procedimento penale «che indaga sui reati di iniziativa o creazione di un’organizzazione a carattere fascista, razzista o xenofobo» e di sovvertimento dell’ordine costituzionale.

[di Dario Lucisano]

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