Meno vincoli ambientali su caserme, basi militari e aree di addestramento: questo è il cuore di un disegno di legge presentato alla Camera da Fratelli d’Italia, che il governo intende iniziare a discutere. Per rispettare le «esigenze di sicurezza nazionale» e la «preparazione delle Forze armate nonché la loro capacità addestrativa e logistica» – si legge nella relazione illustrativa – la proposta prevede che, nelle aree individuate per costruire una base militare, un poligono o una caserma, non si applichino i vincoli ambientali senza il consenso dello Stato maggiore della Difesa. Una sorta di autogestione dei militari in materia di tutela della salute e dell’ambiente. La virata del governo Meloni ben si incastra con i venti di guerra dichiarati dall’Unione europea, che ha annunciato un piano di riarmo da 800 miliardi di euro.
La proposta di legge è stata avanzata dalla deputata Paola Maria Chiesa di Fratelli d’Italia il 21 maggio 2024 e, il 7 marzo 2025, è stata assegnata alla Commissione Difesa della Camera. Essa modificherebbe l’articolo 15 del codice dell’ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e introdurrebbe l’articolo 15-bis. Sulla base dell’articolo 117 della Costituzione, la proposta di legge si inserisce in una cornice normativa volta a rafforzare il criterio di esclusiva competenza dello Stato in materia di difesa e sicurezza nazionale, «nonché» nella «predisposizione, l’organizzazione, la preparazione e l’addestramento delle unità degli enti», così come nella «dislocazione delle unità militari e delle aree addestrative». Il nuovo articolo introdotto, invece, sempre nell’ottica di «ribadire con chiarezza» i principi della Carta costituzionale, intende «salvaguardare ulteriormente l’esclusività dello Stato in materia di difesa e sicurezza nazionale da eventuali ingerenze di provvedimenti regionali».
L’articolo 15-bis, nello specifico, introduce quella che viene definita “Clausola di compatibilità“, relativa all’applicazione delle disposizioni ambientali e territoriali alle aree militari. Dopo aver specificato che gli enti territoriali possono adottare tali disposizioni solo «compatibilmente con le esigenze di sicurezza e difesa nazionale», il testo assimila «i siti militari e le aree addestrative permanenti» ai «siti industriali dismessi». Successivamente, l’articolo stabilisce che «le aree militari non possono essere comprese in zone sottoposte, su iniziativa delle regioni, a vincoli ambientali e paesaggistici senza il previo consenso dello Stato maggiore della difesa». In sostanza, la legge rafforza la gestione delle basi e dei poligoni da parte dello Stato e li esonera dal rispetto dei vincoli ambientali, che potranno essere applicati solo previa approvazione dello Stato maggiore della Difesa.
La proposta di Chiesa si pone in netta continuità con il piano von der Leyen per il riarmo, approvato lo stesso giorno in cui la legge è stata presa in lettura. Il piano ReArm Europe permette agli Stati membri di aumentare significativamente le spese militari senza incorrere nelle restrizioni del Patto di stabilità e crescita, generando investimenti fino a 650 miliardi di euro nei prossimi quattro anni. Inoltre, prevede la creazione di un fondo da 150 miliardi di euro per prestiti agli Stati membri destinati a investimenti nel settore della difesa, aprendo all’utilizzo del bilancio dell’UE per incentivare investimenti militari attraverso programmi della politica di coesione e altri strumenti finanziari comunitari.
[di Dario Lucisano]