mercoledì 12 Marzo 2025

Il nuovo rapporto sul commercio globale di armi

Nel periodo 2020-2024, l’Italia ha fatto registrare un maxi-aumento delle esportazioni di armi, pari al 138% rispetto al quinquennio precedente, piazzandosi al sesto posto della classifica dei maggiori esportatori. Lo ha attestato l’ultimo rapporto dell’Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace (SIPRI), in cui si legge che al primo posto della lista si confermano gli Stati Uniti d’America, seguiti da Francia e dalla Russia. Se Washington e Parigi hanno aumentato la quota delle loro esportazioni, ciò non vale per Mosca, che nel periodo di riferimento ha visto una diminuzione del 64%. Sul fronte delle importazioni, l’Europa è diventata un’area strategica per l’industria bellica, mentre l’Ucraina ha assunto un ruolo centrale, avendo aumentato gli acquisti di armi di quasi 100 volte rispetto al 2015-19 ed essendosi trasformata nel primo importatore mondiale.

Dalla ricerca emerge che, nel periodo 2020-2024, il commercio globale di armi ha subito una lieve contrazione (pari allo 0,6%) rispetto al quinquennio precedente. Al contempo, il documento mostra come i membri della NATO abbiano più che raddoppiato le importazioni di armi, con un aumento del 105%. Di queste, il 64% sono state fornite dagli USA, che nel periodo 2015-2019 ne avevano esportate il 52%. Nella lista dei Paesi fornitori seguono Francia e Corea del Sud con il 6,5%, la Germania con il 4,7% e Israele con il 3,9%. L’Europa ha registrato un aumento del 155% delle importazioni, trainato principalmente dalle conseguenze del conflitto russo-ucraino. L’Ucraina è diventata infatti il primo importatore mondiale di armi, con una quota dell’8,8% del totale globale, risultato delle forniture militari ricevute da oltre 35 Paesi a seguito della guerra con la Russia. Gli Stati Uniti si sono confermati il principale fornitore dell’Ucraina, con il 45% delle esportazioni dirette a Kiev, seguiti da Germania (12%) e Polonia (11%). Gran parte delle armi trasferite all’Ucraina sono state fornite sotto forma di aiuti militari, comprendendo missili a lungo raggio, carri armati, sistemi di difesa aerea e veicoli corazzati.

Focalizzando l’attenzione sul nostro Paese, il report attesta che l’Italia si è posizionata al sesto posto tra gli esportatori mondiali con una quota del 4,8% e una crescita impressionante rispetto alla fase antecedente. Questo incremento rappresenta il maggiore tra tutti i primi dieci esportatori mondiali, indicando un’espansione significativa dell’industria bellica italiana. I principali destinatari delle esportazioni italiane sono stati il ​​Qatar (28%), l’Egitto (18%) e il Kuwait (18%). In particolare, le vendite al Qatar hanno riguardato soprattutto sistemi navali e aerei. L’Egitto, altro grande cliente, ha acquistato navi da guerra e velivoli, mentre il Kuwait ha incrementato la sua flotta con mezzi di produzione italiana. Per quanto concerne le importazioni di armi, il nostro Paese ha fatto segnare un calo del 27%, essendo passata la quota globale dall’1,5% all’1,1% (24esimo posto tra gli importatori). A esportare la stragrande maggioranza delle armi all’Italia sono stati gli USA, con il 94% dei trasferimenti, cui seguono Germania (2%) e Regno Unito (1,5%).

Nonostante una contrazione complessiva del 20% nelle importazioni rispetto al periodo precedente, i Paesi del Medio Oriente si confermano tra i principali acquirenti di armamenti a livello globale, con Qatar, Arabia Saudita, Egitto e Kuwait che figurano nella lista dei primi dieci importatori mondiali. Il Qatar ha visto un incremento del 127% delle importazioni, diventando il terzo maggiore acquirente globale. Gli Stati Uniti sono stati il ​​principale fornitore del Paese (48%), seguiti dall’Italia (20%) e dal Regno Unito (15%). L’Arabia Saudita, pur avendo ridotto gli acquisti del 41%, rimane uno dei principali mercati per l’industria bellica nordamericana, con il 74% delle sue importazioni provenienti dagli USA. Un calo significativo delle esportazioni nel periodo 2020-2024 è stato registrato dai Paesi africani, con una diminuzione del 44% rispetto al lustro precedente. La riduzione è stata in particolare dovuta alla diminuzione delle importazioni di armamenti dei due maggiori importatori, ovvero Algeria (-73%) e Marocco (-26%). Un trend che non riguarda i Paesi dell’Africa occidentale, le cui importazioni – a causa delle gravi criticità riscontrate nell’ambito della sicurezza – hanno fatto segnare importanti aumenti negli ultimi 15 anni, con un aumento del 100% rispetto al periodo 2015-19 e dell’82% a quello 2010-14.

Già lo scorso aprile, il SIPRI aveva attestato come, nel 2023, la spesa militare mondiale avesse raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari, con un aumento del 6,8% in termini reali rispetto al 2022. L’Istituto aveva confermato che si trattava dell’aumento su base annua più marcato dal 2009 e, a partire dallo stesso anno, della prima volta che si è registrato un incremento della spesa militare in tutte e cinque le regioni geografiche – Europa, Asia e Oceania, Medio Oriente, Africa e Americhe –, con aumenti particolarmente elevati registrati nelle prime tre.

[di Stefano Baudino]

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