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Le comunità brasiliane accusano Enel di sottrarre terre per costruire parchi eolici

In Brasile i residenti di alcune comunità hanno affermato che l’azienda energetica italiana Enel e la brasiliana Maestro Holding li hanno privati del loro territorio per perseguire progetti di energia eolica. Secondo un’indagine giornalistica durata mesi, sarebbero infatti diversi i casi di potenziale accaparramento di terre da parte di aziende che acquisiscono terreni pubblici utilizzati dai residenti, sfruttando il fatto che molte persone in queste aree non hanno documenti che ne dimostrino la proprietà. Nessuno, tra coloro che hanno denunciato quanto sta accadendo, ha contestato l’importanza delle energie rinnovabili, ma tutti sono d’accordo sul fatto che per farlo sia fondamentale tenere conto delle realtà sociali e politiche locali e delle necessità dei residenti.

L’enorme potenziale delle risorse naturali dell’America Latina (come, per esempio, i forti venti dello Stato brasiliano di Bahía) ha fatto da catalizzatore per gli interessi di varie aziende europee. Tra queste, Enel è rapidamente divenuta una delle principali fornitrici di energia elettrica da fonti rinnovabili del Brasile e di altri Stati. Un recente studio di Nature sul tema ha rilevato che l’azienda energetica italiana è la più grande società madre straniera proprietaria di progetti di energia rinnovabile. Secondo quanto riportato da un’inchiesta [1] di Mongabay, IrpiMedia e Intercept Brasil, la sola Enel Américas – una delle principali sussidiarie di Enel – ha aumentato del 45% i propri investimenti in Brasile nel 2023, portandoli a 3,7 miliardi di dollari. Tuttavia, sono le popolazioni locali a dover pagare il prezzo di tale espansione: in Brasile, Enel (appoggiandosi anche a intermediarie locali, come la brasiliana Maestro Holding de Energia) è infatti accusata di appropriarsi illegalmente dei territori dei residenti, pratica comunemente nota come land grabbing. 

Secondo quanto denunciato dai residenti e riportato dall’inchiesta, infatti, l’azienda sfrutterebbe il fatto che coloro che vivono in queste terre non abbiano i documenti per dimostrarne la proprietà legittima. Le procedure per farlo, inoltre, sono spesso molto costose: il georeferenziamento, ad esempio, richiede l’assunzione di specialisti che stabiliscano con precisione i confini delle proprietà, con un costo che può arrivare all’equivalente di 2500 euro. Secondo quanto riferito dall’avvocato delle comunità, sapendo che la maggior parte dei confini dei terreni non sono ben delimitati, le aziende li georeferenzierebbero prima dei residenti senza informarli, inserendo così le terre nelle loro proprietà. In alternativa, le intermediarie sfrutterebbero «tattiche aggressive» per stipulare contratti con i proprietari terrieri locali, ottenendo condizioni favorevoli per le aziende e vantaggi minimi per le comunità. Successivamente, le terre vengono cedute a Enel per la costruzione dei parchi eolici o solari.

Sono numerosi i cittadini che hanno intentato cause legali private contro l’azienda, la quale ha tuttavia riferito di «attenersi rigorosamente ai requisiti legali e alle normative industriali», nonchè di «rispettare tutti i requisiti ambientali». «In conformità con la legge brasiliana, Enel non acquista terreni in Brasile. Le aree in cui l’azienda installa turbine eoliche o pannelli solari sono proprietà private con regolare attestazione di regolarità dal punto di vista della proprietà fondiaria» ha dichiarato la filiale brasiliana dell’azienda, mentre Enel Italia non ha risposto alla richiesta di commento. Secondo quanto riportato nell’inchiesta, la sede di Roma non sarebbe direttamente coinvolta in queste pratiche, anche se le operazioni all’estero dipedono in maniera determinante da essa. Come riferito da un ex specialista legale di Enel, a fronte del continuo ripresentarsi delle accuse, l’azienda non può dire di non avere idea di cosa stia succedendo con le comunità locali – ipotesi confermata anche da un ex dipendente, che ha preferito parlare in condizioni di anonimato.

[di Valeria Casolaro]