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Il Parlamento Europeo ha approvato il piano “Rearm Europe”

Con una maggioranza solida, l’Europarlamento ha sancito il suo appoggio al piano “ReArm Europe”, il progetto promosso dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen per rafforzare l’industria della difesa europea. Il testo, passato con 419 voti a favore, 204 voti contrari e 46 astenuti, segna un passo decisivo verso il riarmo, dando il semaforo verde a una proposta che prevede investimenti per 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni per la difesa. I partiti italiani di maggioranza si sono divisi, con il sì di FDI e Forza Italia e il voto contrario della Lega. Spaccato il Partito Democratico, tra astenuti e a favore. Un secco no è invece arrivato dal Movimento 5 Stelle e AVS.

Nello specifico, il Parlamento Europeo non ha direttamente votato sul piano ReArm, esprimendosi [1] invece su una risoluzione che definisce gli indirizzi in materia di difesa e riarmo, accogliendo l’iniziativa di von der Leyen come un primo passo importante per un’azione rapida. Il piano ReArm, che ha recentemente ottenuto [2] l’ok del Consiglio Europeo, prevede una serie di misure volte a rafforzare la capacità militare degli Stati membri attraverso un aumento degli investimenti nel settore della difesa. Uno degli elementi centrali del piano è la possibilità per i Paesi dell’UE di incrementare [3] in modo significativo la spesa militare senza essere soggetti ai vincoli imposti dal Patto di stabilità e crescita. Questo meccanismo consentirà di generare fino a 650 miliardi di euro di investimenti nei prossimi quattro anni. Un’altra misura chiave è l’istituzione di un fondo da 150 miliardi di euro destinato a fornire prestiti agli Stati membri per finanziare progetti nel settore della difesa. Inoltre, il piano apre alla possibilità di utilizzare il bilancio dell’Unione Europea per stimolare investimenti militari, sfruttando strumenti come i programmi della politica di coesione e altre risorse finanziarie comunitarie. Il piano ReArm punta altresì a coinvolgere il settore privato nella produzione e nello sviluppo di tecnologie per la difesa, favorendo un’integrazione tra industria e finanza. A tal fine, è prevista una revisione dello statuto della Banca Europea degli Investimenti, che in futuro potrà fornire finanziamenti diretti alle aziende operanti nell’industria militare.

Il piano ReArm ha sollevato numerose critiche da parte di economisti, forze politiche e associazioni pacifiste. Sul piano geopolitico, si contesta il rischio di una corsa al riarmo che potrebbe alimentare le tensioni internazionali anziché rafforzare la sicurezza del continente europeo. L’inclusione del settore finanziario privato nella produzione di tecnologie belliche solleva inoltre interrogativi sull’effettivo controllo democratico di questi investimenti e sulla possibilità che si crei un’industria della difesa sempre più indipendente dagli Stati. Uno dei principali allarmi riguarda il possibile indebolimento delle politiche sociali: mentre i governi continuano a ricevere richiami per il contenimento del debito pubblico e per la spesa in settori strategici come sanità e istruzione, il piano ReArm introduce infatti una deroga alle regole di bilancio esclusivamente per la difesa, privilegiando il comparto militare a scapito di altre necessità. L’introduzione di incentivi agli investimenti militari attraverso i fondi della politica di coesione, inoltre, potrebbe distogliere risorse da progetti destinati alla transizione ecologica, all’innovazione e al welfare. Inoltre, la revisione dello statuto della Banca Europea degli Investimenti per permetterle di finanziare l’industria della difesa è vista da alcuni come un segnale preoccupante di militarizzazione delle istituzioni economiche europee.

Nel suo discorso tenuto ieri all’Eurocamera, la presidente della Commissione ha sottolineato [4] la necessità di potenziare la produzione militare e la deterrenza strategica. Von der Leyen ha giustificato il ricorso alla procedura accelerata ex articolo 122 del Trattato UE – che consente di accorciare i tempi dell’approvazione del ReArm Europe, che approderà direttamente al Consiglio dell’UE ed eviterà il passaggio nel Parlamento Ue –, attirandosi critiche da parte del Partito Popolare Europeo e di Renew, che sostengono il progetto ma chiedono il coinvolgimento pieno dell’Eurocamera. I socialdemocratici, pur riconoscendo la necessità di rafforzare la difesa, insistono sulla creazione di debito comune e sulla salvaguardia del modello sociale europeo. Il piano è stato accolto con favore anche da conservatori, verdi e da una parte delle forze sovraniste, seppur con riserve sulla gestione delle risorse e sul rapporto con la NATO. La Sinistra e i movimenti progressisti – tra cui gli italiani AVS e M5S, che ieri ha organizzato una protesta fuori e dentro il Parlamento europeo (mentre il PD si è spaccato) – hanno invece criticato duramente la strategia di Bruxelles, accusando von der Leyen di militarismo e ignoranza della via diplomatica.

[di Stefano Baudino]