mercoledì 12 Marzo 2025

Perché L’Indipendente non smetterà di pubblicare sul social X

Le redazioni di molti giornali più o meno mainstream pare abbiano scoperto un nuovo tema che li assilla e li preoccupa: la censura sui social media. Un tema che non li aveva mai riguardati, abituati come sono a sedersi sistematicamente dalla parte “giusta” della barricata istituzionale. Il problema riguarda, in particolare, X, il social di cui è proprietario il multimiliardario e braccio destro del presidente americano Elon Musk. Nelle ultime settimane decine di testate giornalistiche, italiane ed estere, hanno annunciato la sospensione delle pubblicazioni sulla piattaforma, accompagnando la decisione con accorati messaggi di sdegno contro la gestione e le simpatie politiche del magnate. E L’Indipendente che fa? Ora, non è che vogliamo per forza fare sempre i bastian contrari, però a noi pare che la censura sui social sia un problema di lungo corso. O siamo gli unici a ricordarsi del blocco dei contenuti sulla Palestina da parte di Instagram? O dell’accurata selezione delle informazioni autorizzate a essere diffuse operata da Facebook ai tempi del Covid (e ammessa dallo stesso Zuckerberg)?

Il 20 gennaio scorso Jérôme Fenoglio, direttore di Le Monde (uno dei più prestigiosi quotidiani francesi), scriveva un acceso editoriale nel quale spiegava che «l’alleanza di Donald Trump con i boss delle piattaforme come Elon Musk e Mark Zuckerberg rappresenta una minaccia globale al libero accesso a informazioni affidabili», motivo per il quale il giornale ha deciso di «non condividere più i suoi contenuti su X e raddoppiare la vigilanza su piattaforme come TikTok e Meta». Qualche mese prima, a novembre, era stata la volta del britannico The Guardian: «è un’idea che abbiamo preso in considerazione da tempo, visti i contenuti spesso inquietanti della piattaforma». E poi ancora il catalano La Vanguardia, i francesi Libération e Mediapart, ai quali si aggiungono un numero non indifferente di aziende e personalità politiche e del mondo della cultura – divisi tra chi ha proclamato l’abbandono della piattaforma e non l’ha mai messo in pratica e chi lo ha lasciato per davvero. In Italia, tra i giornali che hanno fatto questa scelta c’è Internazionale («è arrivato il momento di lasciare gli spazi inospitali» scriveva il 23 gennaio il direttore Giovanni De Mauro).

Ora, comprendiamo che in un mondo così complesso e che si muove rapidamente tenere traccia di tutto sia difficile, ma non è poi passato tanto tempo da quando, l’anno scorso, Instagram ha cercato di bloccare i contenuti di natura politica, in un tentativo nemmeno troppo velato di rimuovere l’informazione dai social – peraltro in un periodo storico decisivo per la politica mondiale, con gli strascichi della pandemia ancora evidenti, due guerre in corso, l’instabilità politica ed economica, le europee in vista e le presidenziali americane dietro l’angolo. O da quando Twitter e Instagram insieme tentavano di nascondere le immagini delle violenze israeliane contro i palestinesi, eliminando gli account degli utenti che condividono contenuti critici sugli sgomberi delle famiglie dalle loro case. O da quando, sempre Instagram, ha iniziato a oscurare la circolazione dei contenuti che riguardano l’aggressione israeliana a Gaza o considerati di natura antisionista?. Non a caso gli utenti hanno da tempo cominciato a digitare le parole sensibili con apparenti errori di scrittura (come G4z4 o P4l3stin4): anche se viene il dubbio che nelle redazioni dei giornaloni abbiano pensato fosse il risultato di una sbornia collettiva e non il tentativo di resistere alla censura. E di quando Meta ha messo al bando i media russi accusandoli di fare propaganda per Mosca? Possibile poi che sia successo solo a L’Indipendente di vedersi censurare dei contenuti da parte di TikTok (sempre, pensate il caso, per post sulla Palestina)? Per il Covid non serve nemmeno rivangare gli innumerevoli casi. è stato direttamente il proprietario di Meta, Mark Zuckerberg, ad ammettere di aver rimosso milioni di post a seguito delle pressioni del governo americano.

Per tutte queste ragioni ancora una volta non ci allineiamo: L’Indipendente non rimuoverà i propri contenuti da X e continuerà a utilizzare il proprio profilo sul social media. Il nostro sforzo rimane dedicato a produrre un’informazione degna di essere chiamata tale, denunciando con forza le storture del sistema e lavorando per il diritto a un’informazione onesta, libera e critica. Che poi dovrebbe essere la missione di ogni giornale. E il nostro lavoro continueremo a diffonderlo attraverso le principali piattaforme social senza stupide distinzioni visto che, tutte quante, sono di proprietà di multimiliardari tendenzialmente antidemocratici e con evidenti aspirazioni oligarchiche.

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