Curava i pazienti con gravi complicazioni abbandonati dal medico di base al protocollo “Tachipirina e vigile attesa”, inoltre non era vaccinato e per tale motivo è stato segnalato da un collega all’Ordine. Ha persino dovuto affrontare un processo per esercizio abusivo della professione, ma dopo tre anni è stato assolto: è la storia del dott. Fabio Milani, medico bolognese che durante la pandemia visitava e curava i pazienti casa per casa, consigliando e prescrivendo vitamine e medicinali come antibiotici e cortisone. Nel 2021, dopo essere stato sospeso dall’ASL per non essersi sottoposto alle iniezioni anti Covid, ha assistito una famiglia positiva a tampone che aveva sviluppato polmonite, la quale dichiarava di sentirsi completamente abbandonata dal loro medico curante, che si atteneva alla raccomandazione ministeriale di “tachipirina e vigile attesa”. Dopo la visita, Milani è stato denunciato dallo stesso collega che aveva rifiutato la visita domiciliare, ma il processo si è concluso con assoluzione piena in quanto per il tribunale il fatto non sussiste. «Sono stati cinque anni durissimi. Ma rifarei tutto: il nostro dovere è curare», ha dichiarato Fabio Milani. «Ringrazio il dottore perché mi ha salvato la vita. Tengo ancora la sua ricetta in memoria di un uomo buono», commenta in esclusiva per L’Indipendente una paziente curata dal dottore in quel periodo.
La storia del dottor Milani – classe 1955, laureato in medicina a Firenze e attualmente curante a Bologna – si inserisce nel contesto più ampio delle scelte sanitarie adottate durante la pandemia e delle conseguenze per chi vi si opponeva. La strategia ufficiale imposta dal Ministero della Salute prevedeva il protocollo “tachipirina e vigile attesa”, che in diversi casi però – secondo numerose segnalazioni – ha portato a un peggioramento delle condizioni dei pazienti. Parallelamente, i medici che sceglievano di adottare terapie alternative venivano spesso segnalati, sospesi e sottoposti a procedimenti disciplinari o giudiziari. Nel caso di Milani, il Decreto Legge 44/2021 stabiliva la sospensione dei sanitari non vaccinati, anche se d’altra parte non vietava loro di esercitare la professione.
Tali contraddizioni sono emerse col caso di Milani, che racconta la sua storia in esclusiva per L’Indipendente: «Decisi di non sottopormi alla vaccinazione e per questo ricevetti a luglio 2021 una segnalazione dall’Asl che mi sospendeva dalle attività inerenti al rischio di diffusione del virus». Una definizione però piuttosto generica e soprattutto non vincolante. «Quasi nella totalità dei casi i pazienti, anche quelli più gravi, venivano trattati secondo il protocollo “tachipirina e vigile attesa”. La cosa peggiore è che il medico curante si rifiutava di visitarli e tale pratica e piuttosto diffusa anche oggi, visto che ricevo decine di segnalazioni di pazienti che mi raccontano di essere abbandonati e costretti ancora ad eseguire tamponi», continua Milani. Il caso inizia ufficialmente a dicembre del 2021, quando viene contattato da una donna di Bologna con sintomi Covid, la cui famiglia si trova nella stessa situazione. Secondo quanto riportato, il loro medico curante si rifiutò di visitarli, consigliando solo tachipirina e attesa. Milani si recò quindi a casa loro riscontrando una polmonite in atto in tutti e tre i pazienti, e decise quindi di prescrivere antibiotici e cortisone. Pochi giorni dopo, la famiglia chiese una nuova ricetta al medico curante che, venuto a sapere della visita di Milani, ha deciso di segnalarlo all’Ordine con l’accusa di esercizio abusivo della professione.
«La denuncia è stata ridicola: il collega si è rifiutato di visitare i pazienti e questo è scritto anche nei verbali dei Nas. All’ennesima richiesta di aiuto ha risposto che non sarebbe andato a visitarli “neanche morto”. Per questo ho deciso di aiutarli. Il collega si è documentato sulla mia presunta sospensione su Google e non sull’ordine, dove si leggeva che ero ancora perfettamente in regola», ha spiegato Milani, commentando anche così il comportamento dei medici di base in quel periodo: «Si sono comportati in maniera assolutamente antiscientifica e contro il giuramento che tutti noi del settore abbiamo fatto. È inspiegabile il fatto di consigliare come unico metodo di contrasto “tachipirina e vigile attesa” e farmaci (i vaccini) che ancora non conoscevamo sufficientemente. C’erano tre categorie: quelli che non avevano studiato, quelli che hanno seguito i soldi e quelli che volevano evitare ritorsioni dall’Ordine. In tutti i casi non possono essere chiamati medici». Tali pratiche sono state confermate anche da Mariapia F., 73enne particolarmente sensibile ai disturbi respiratori risultata poi positiva al Covid, abbandonata alla vigile attesa dal medico di base e curata dal dottor Milani, che aveva riscontrato una polmonite: «Io e mio marito abbiamo seguito quanto riferito dal nostro medico ma passavano i giorni senza alcun miglioramento. Per questo abbiamo chiamato Milani che ci ha prescritto cortisone e vitamine. Tengo ancora conservata la sua ricetta in memoria di un uomo umile e buono. Il dottore mi ha salvato la vita», dichiara in esclusiva per L’Indipendente.
[di Roberto Demaio]
Chi era il ministro della sanità allora? Ed il presidente del consiglio ? Sono in attesa di giudizio?