Un muro di colori si è eretto ieri nelle strade di Buenos Aires, formato da donne e uomini di tutte le età. Erano gli hinchas, tifosi di decine di club argentini che hanno messo da parte le rivalità sportive per una causa comune: la difesa dei pensionati che da mesi, ogni mercoledì, manifestano nella capitale contro le politiche antipopolari del presidente Milei. E lo fanno sfidando la violenza della polizia, come quella che poche settimane fa si è riversata verso Carlos Dawlowfki, 75enne in pensione che in piazza indossava la maglia del Chacarita Juniors, squadra di Buenos Aires militante nella seconda serie argentina. Da quel momento la voce si è diffusa tra i tifosi che ieri hanno deciso di scendere nelle strade della capitale al fianco degli jubilados, i pensionati. In migliaia hanno fatto così sentire la propria voce contro Milei e il suo smantellamento del welfare; la risposta della polizia è stata ancora una volta dura: il bilancio è di oltre cento arresti e di venti feriti tra i manifestanti, a cui si aggiunge un fotografo in gravi condizioni.

«A muerte con los jubilados» (morire al fianco dei pensionati). Parla chiaro lo striscione issato sui cancelli della Casa Rosada, sede del potere esecutivo argentino, che richiama la presa di posizione assunta ai tempi da Diego Armando Maradona. «Hay que ser muy cagón para no defender a los jubilados. Lo que les hacen es una vergüenza» (si deve essere vigliacchi per non difendere i pensionati. Ciò che gli stanno facendo è una vergogna), dichiarò nel 1992 El Pibe de Oro, in occasione di una massiccia mobilitazione dei pensionati, minacciati da alcune misure governative.
In Argentina il calcio è ancora del popolo e per il popolo. A raccogliere il rapporto viscerale incarnato da Maradona sono stati ieri i tifosi che muniti della propria camiseta sono scesi in piazza per affiancare i pensionati nelle loro rivendicazioni. «Potrebbero essere i miei genitori, i miei nonni, i miei zii», dice un ragazzo spiegando la sua presenza alla manifestazione. Ai tifosi e ai pensionati si è unito anche il sindacato ATE-CABA, tra i più grandi del Paese. Il corteo, diretto al Parlamento, si è trovato di fronte un imponente schieramento delle forze di polizia. Le strade della capitale sono diventate così teatro di uno scontro che ha visto da un lato lanci di pietre e barricate di fortuna con cassonetti incendiati e dall’altro cariche, proiettili di gomma e granate a gas. Una di queste ha colpito il fotografo Pablo Grillo, attualmente ricoverato in gravi condizioni.
L’Argentina è una polveriera, la tensione sociale è alta a causa della retorica di Milei e delle sue politiche neoliberiste. Gli “shock economici” rivendicati dal presidente argentino passano per una drastica riduzione della spesa pubblica che finisce per colpire soprattutto le fasce più deboli della popolazione, come gli anziani che protestano contro i tagli alle pensioni. L’amministrazione Milei, oltre ad aver ridotto la spesa per le pensioni del 19%, ha eliminato un programma che rendeva gratuiti diversi farmaci. Il 60% dei pensionati argentini percepisce un reddito minimo, pari a 310 euro, meno della metà della spesa media che una persona sostiene a Buenos Aires per vivere.
[di Salvatore Toscano]
Siamo alla frutta…