In seguito all’accordo raggiunto dagli Stati Uniti con l’Ucraina per un cessate il fuoco di 30 giorni nella guerra contro la Russia, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato ieri alla stampa di essere d’accordo in linea generale con la proposta. Tuttavia, ha aggiunto che è necessario definire meglio una serie di presupposti cruciali affinché sia possibile sospendere i combattimenti, dettando così le sue condizioni. Alcune di queste corrispondono alle richieste che Mosca ha messo sul tavolo sin da prima dello scoppio del conflitto nel 2022. Il capo del Cremlino ha affermato che qualunque accordo dovrà affrontare quelle che sono le cause profonde del conflitto e dovrà garantire che l’Ucraina non usi il cessate il fuoco per riorganizzarsi: «Siamo d’accordo con le proposte di cessare le ostilità. L’idea in sé è corretta e certamente la sosteniamo», ha asserito [1], aggiungendo però che questa tregua «dovrebbe essere tale da condurre a una pace duratura ed eliminare le cause originarie di questa crisi». Inoltre, ha chiesto come verrà organizzato il controllo del cessate il fuoco e che garanzie ci saranno sul fatto che Kiev non si riorganizzi per proseguire il conflitto, definendo queste «tutte domande serie». In altre parole, i presupposti per raggiungere il cessate il fuoco sono ancora lontani e potrebbero richiedere più tempo di quanto Washington vorrebbe.
Le richieste di Mosca e Kiev, infatti, sono ancora distanti tra loro: Putin ha posto come condizioni fondamentali per la tregua la non adesione dell’Ucraina alla NATO, il mantenimento delle regioni ucraine (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kerson) che hanno aderito [2] alla Federazione russa il 30 settembre del 2022 e il ridimensionamento dell’esercito ucraino. Inoltre, il capo del Cremlino ritiene necessario che in Ucraina si tengano le elezioni. Tutte cose su cui Kiev ha dichiarato di essere contraria: secondo [3] il media russo, Ria Novosti, infatti, durante i negoziati con i rappresentanti degli Stati Uniti in Arabia Saudita, l’Ucraina avrebbe respinto categoricamente la richiesta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di non aderire alla NATO e avrebbe altresì dichiarato di essere contraria alle restrizioni sulle dimensioni dell’esercito. Nel testo della dichiarazione congiunta [4] concordata da Stati Uniti e Ucraina dopo i colloqui in Gedda non ci sono riferimenti a condizioni particolari di cessate il fuoco, se non un generico impegno a «nominare le squadre di negoziazione e di iniziare immediatamente i negoziati per una pace duratura che garantisca la sicurezza a lungo termine dell’Ucraina». Putin ha, dunque, asserito che i termini per il cessate il fuoco necessitano di chiarimenti e ha ringraziato il presidente statunitense, con la cui amministrazione ultimamente c’è stato un riavvicinamento. Da parte sua, Donald Trump ha comunque definito le dichiarazioni di Putin «molto promettenti», dicendosi disponibile a parlare telefonicamente con il presidente russo. Ha però anche aggiunto che se la Russia non accetterà la proposta degli Stati Uniti «sarà una grande delusione per il mondo».
Il capo del Cremlino ha anche posto l’accento sulla situazione sul campo, in particolare nella regione russa di Kursk, occupata dagli ucraini: secondo lo “zar”, in quella zona la situazione sta rapidamente cambiando a favore della Russia. «Ieri, durante un rapporto, il comandante del gruppo di battaglia Nord e il suo vice mi hanno informato: Domani, Sudzha sarà nelle nostre mani. Ed è esattamente ciò che è accaduto», ha detto [5], aggiungendo che «il controllo delle truppe ucraine all’interno di questa zona di incursione è stato perso». Ha quindi domandato cosa implicherebbe una tregua di 30 giorni nella regione di Kursk: «Se cessiamo le ostilità per 30 giorni, cosa implica? Tutti quelli che sono all’interno se ne andranno semplicemente senza opporre resistenza? Dobbiamo permettere loro di uscire dopo che hanno commesso numerosi crimini contro i civili? O la leadership ucraina emetterà un ordine di deporre le armi? Come si svolgerà? È una questione non chiara», ha asserito. Ha poi sollevato la questione del controllo del cessate il fuoco: «Chi determinerà dove e chi ha violato un potenziale accordo di cessate il fuoco lungo una linea di 2.000 chilometri? Chi attribuirà la colpa per eventuali violazioni? Sono tutte domande che richiedono un esame approfondito da entrambe le parti». Inoltre, ha anticipato che la Russia ha iniziato a negoziare il ritorno di alcune aziende occidentali «in modalità a porte chiuse».
Sono ancora molte, dunque, le questioni che Russia, Ucraina e Stati Uniti devono affrontare per concordare un cessate il fuoco e per arrivare a una pace duratura e non è scontato che ciò possa avvenire in tempi brevi. In ultima analisi, però, la Russia determinerà i prossimi passi per risolvere il conflitto in Ucraina «in base all’evoluzione della situazione sul campo».
[di Giorgia Audiello]