Ieri, giovedì 13 marzo, l’ONU ha pubblicato un nuovo rapporto della Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sui territori palestinesi occupati che dettaglia il piano demografico del genocidio israeliano. Il rapporto, dal titolo “Più di quanto un essere umano possa sopportare” (“More than a human can bear“) rivela come, dal 7 ottobre, Israele abbia fatto un uso sistematico e sempre maggiore della «violenza sessuale, riproduttiva e di altre forme di violenza di genere». Veri e propri «atti genocidi», sottolinea la Commissione, a dimostrazione dell’intenzionalità e della programmaticità degli abusi israeliani che, in aperta violazione della Convenzione genocidio, mirano alla «persecuzione dei palestinesi come gruppo», impedendone lo sviluppo demografico.
Il rapporto dell’ONU documenta un’ampia gamma di violazioni perpetrate contro donne, uomini, ragazze e ragazzi palestinesi nei Territori palestinesi occupati a partire dal 7 ottobre 2023. La pubblicazione del rapporto è stata preceduta da due giorni di udienze pubbliche tenutesi a Ginevra l’11 e il 12 marzo, durante le quali la Commissione ha ascoltato vittime di violenza, testimoni, rappresentanti della società civile, accademici, avvocati, nonché il personale sanitario che ha assistito le vittime ed esperti indipendenti in ambito medico. Lo studio è stato condotto anche sulla base di dati digitali e include solo quelle violazioni corroborate da prove diverse e diversificate. Esso segue analoghi rapporti ed è stato compilato previa richiesta di documentazione, informazioni, indagini, e commenti sui crimini di cui sono accusati IDF e Hamas alle relative autorità statali. Lo Stato di Palestina ha fornito informazioni e commenti estesi; da Israele non è pervenuta risposta. Lo stesso Stato ebraico, inoltre, non ha fornito alcuna informazione sulle violazioni e gli abusi commessi dalle ali militare di Hamas e degli altri gruppi palestinesi il 7 ottobre 2023.
Dopo la nota metodologica, il rapporto passa alla presentazione dei casi, spesso fornendo una ricostruzione dettagliata dei singoli episodi. L’esercito israeliano, spiega lo studio, porta avanti forme di violenza sessuale e di genere quali stupro, «spogliarelli forzati in pubblico», aggressioni sessuali, e mutilazione dei genitali come «parte delle procedure operative standard» nei confronti dei palestinesi. Alcune di queste, come «lo stupro e la violenza sui genitali», sono state commesse «su ordine esplicito o con l’incoraggiamento implicito dei massimi vertici civili e militari di Israele». I detenuti maschi riportano di essere stati ripetutamente picchiati, presi a calci, tirati o schiacciati sui genitali dal personale israeliano, «spesso mentre erano nudi». «Un clima di impunità», si legge, «esiste anche per quanto riguarda i crimini sessuali e di genere commessi dai coloni israeliani in Cisgiordania». In diversi casi, inoltre, sono stati deliberatamente presi di mira bambini, giovani ragazze e donne incinta, tanto attraverso minacce quanto con colpi di arma da fuoco.
Oltre ai casi di violenza diretta e mirata, il rapporto riporta vari episodi di aggressione generalizzata o indirizzata alle strutture. La Commissione scrive di avere documentato diverse dichiarazioni dell’esercito «che possono essere interpretate come un’autorizzazione generale ai combattenti israeliani di colpire luoghi civili nella Striscia di Gaza». L’esercito israeliano, scrive infatti il rapporto, ha portato avanti un’ampia operazione di distruzione e demolizione «delle strutture sanitarie sessuali e riproduttive in tutta Gaza». Le forze dello Stato ebraico «hanno simultaneamente imposto un assedio e impedito l’assistenza umanitaria, inclusa la fornitura di farmaci e attrezzature necessarie per garantire gravidanze, parti e cure post-partum e neonatali sicure».
In conclusione, il rapporto «rileva che la violenza sessuale, riproduttiva e di genere, la cui frequenza e gravità sono aumentate, viene perpetrata nei Territori palestinesi occupati come strategia di guerra di Israele per dominare e distruggere il popolo palestinese». Anche le violenze dei coloni sono portate avanti con lo scopo di instaurare paura negli abitanti palestinesi e di «espellerli» dal territorio. Insomma, portando avanti parallelamente forme di violenza diretta nei confronti di persone specifiche e piani di demolizione delle capacità sanitarie per assistere alla gravidanza, Israele «mina i diritti riproduttivi e sessuali dei palestinesi». Questo costituisce un’aperta violazione dei punti c) e d) dell’articolo 2 della Convenzione genocidio che definiscono rispettivamente «il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale» e le «misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo» come atti genocidi. Al di là degli innumerevoli episodi di sadismo evidenziati dal rapporto, l’obiettivo profondo dello Stato ebraico viene individuato proprio nell’impedire lo sviluppo demografico dei palestinesi che si colloca all’interno di un più ampio e diversificato piano di genocidio ai danni del popolo palestinese.
[di Dario Lucisano]
La ferocia degli aguzzini non conosce limiti né tregua e l’impunità di cui godono ben evidenzia l’indifferenza e il degrado morale del mondo che si autoproclama detentore di valori. A noi che sentiamo la sofferenza senza fine del popolo palestinese resta un grande senso di impotenza, ma anche l’impegno a fare quanto è possibile per la causa palestinese.