In Ecuador una fuoriuscita di petrolio sta causando un vero e proprio disastro ambientale che ha già colpito diverse riserve naturali e un tratto del fiume principale della provincia, causando anche il blocco di diverse linee di distribuzione di acqua potabile. L’incidente è avvenuto nel settore El Vergel-El Mirador del cantone di Quinindé, nella provincia di Esmeraldas, e sarebbe stato causato da una frana che avrebbe danneggiato gli oleodotti della società statale Petroecuador. Il sindaco di Esmeraldas, Vicko Villacís, ha affermato che la perdita ha causato «danni senza precedenti». Le autorità hanno dichiarato lo stato di emergenza ambientale, mentre alcuni abitanti tentano di contenere i danni con mezzi di fortuna. Il governo, invece, ha annunciato misure straordinarie per gestire la crisi e avviare la bonifica della zona.
La causa dell’incidente è stata la rottura di un tratto dell’oleodotto transecuadoriano (SOTE) che, secondo i media locali, sarebbe dovuta a una frana che ha danneggiato l’infrastruttura nel chilometro 431 della condotta. Il petrolio si è poi riversato nel fiume Esmeraldas, alterandone il colore e penetrando nei pendii circostanti. Nelle aree più colpite, gli abitanti si sarebbero persino impegnati a costruire dighe improvvisate nel tentativo di arginare il flusso di greggio. Il sindaco Vicko Villacís, intanto, ha bloccato l’approvvigionamento cittadino per evitare contaminazioni, ma ciò ha causato una crisi idrica che ha comportato razionamenti e il conseguente utilizzo dei 35 milioni di litri di riserva per distribuirli alla popolazione locale. Nel frattempo, Petroecuador, la compagnia petrolifera statale, ha avviato interventi di emergenza, ma non ha ancora quantificato l’ammontare della fuoriuscita. In totale, il Ministero dell’Ambiente ha stimato che l’incidente ha colpito almeno 966 famiglie residenti in zona.
Il presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa Azin, ha dichiarato: «Convocherò il Comitato per le operazioni di emergenza a livello nazionale. Petroecuador deve assumersi le proprie responsabilità. A differenza del passato, questa volta risponderà delle sue azioni con l’obbligo di effettuare la bonifica a Esmeraldas. Per questo motivo verrà creato un fondo con due obiettivi: il risanamento ambientale e il risarcimento a tutte le famiglie colpite. Il Ministro dell’Ambiente si mobiliterà immediatamente per coordinare queste azioni». L’Agenzia nazionale per l’acqua, invece, ha pubblicato un comunicato che riassume le strategie messe in atto per contenere l’emergenza: è stata definita una tabella di marcia per ridurre al minimo l’impatto sulla fornitura di acqua potabile nei cantoni colpiti, sono stati monitorati quattro punti che potrebbero fungere da fonti alternative di raccolta dell’acqua, sono stati prelevati otto campioni di acque profonde all’interno della struttura di presa dell’impianto di trattamento di San Mateo – con il supporto di subacquei e laboratori accreditati – allo scopo di analizzare il rientro dell’acqua sulla spiaggia e il riavvio dell’impianto di trattamento e, infine, è stato elaborato un piano per individuare i luoghi in cui dare priorità alla distribuzione dell’acqua, tra cui ospedali, macelli, mercati, asili nido e istituti di aiuti umanitari.
Il disastro si aggiunge all’emergenza che era già in vigore in zona a causa delle piogge. Tuttavia, al momento, stando alle fonti locali, rimane un interrogativo tutt’altro che ignorabile: Petroecuador aveva già riportato una perdita nella stessa zona domenica 9 marzo, attraverso un comunicato che parlava di «perforazioni clandestine» come cause. Non è ancora noto se si tratti della stessa perdita che si è amplificata o di un altro evento simile in zona. Quello che è certo, per ora, è che sembra difficile pensare che la zona non necessiti di un’accurata manutenzione e bonifica per impedire il ripetersi di disastri simili.
[di Roberto Demaio]