venerdì 21 Marzo 2025

Una nuova indagine mostra le devastanti condizioni degli allevamenti intensivi italiani

L’associazione Essere Animali ha diffuso nuove immagini raccolte, tra dicembre 2023 e febbraio 2024, da un investigatore sotto copertura all’interno di un’azienda in provincia di Venezia che alleva galline per la produzione di uova. Le immagini mostrano tutte le criticità dell’allevamento in gabbia, che ad oggi riguarda ancora il 35% delle galline allevate in Italia, tra cui alcune problematiche sistemiche non in linea con il rispetto del benessere animale.
Nell’allevamento, è emerso, gli animali morti vengono abbandonati all’interno delle gabbie, dove le galline vive finiscono per becchettare i cadaveri in avanzato stato di decomposizione, con conseguenti gravi rischi igienico-sanitari. In alcune immagini si vedono anche uova fresche sopra i cadaveri. Gli animali vivi, spesso privi di piumaggio a causa dello sfregamento contro le gabbie metalliche e dello stress da sovraffollamento, palesano le condizioni di estrema sofferenza in cui sono costretti a vivere. L’inchiesta denuncia anche gravi violazioni nelle procedure di abbattimento delle galline malate,  animali lasciati agonizzanti e privati delle cure necessarie, in contrasto con le normative vigenti. Un caso emblematico riguarda una gallina affetta da un disturbo neurologico che, incapace di nutrirsi e muoversi adeguatamente, viene lasciata a morire senza alcun intervento. Le irregolarità continuano anche durante il trasporto degli animali verso il macello. Le galline vengono lanciate e spinte con brutalità nelle gabbie di trasporto, aumentando il rischio di fratture e sofferenze evitabili. La fragilità delle loro ossa, causata da osteoporosi legata alla selezione artificiale prevista dagli allevamenti e alla mancanza di movimento, rende le pratiche ancor più crudeli.
A seguito della segnalazione dell’organizzazione, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Venezia sono intervenuti, scoprendo anche casi di lavoro nero tra gli operai addetti al carico. Un sistema di gestione che viola quindi i diritti degli animali e quelli dei lavoratori, ora, quantomeno sanzionato. L’inchiesta veneta non è però un caso isolato. Anzi. Sono numerose le organizzazione che hanno diffuso in più occasioni immagini e riprese dagli allevamenti intensivi italiani e non, evidenziando ogni volta un sistema lesivo anche della più lontana forma di benessere animale. Non ultimo, il documentario Food for Profit. Frutto del lavoro investigativo durato 5 anni, di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi, il docufilm inquadra le criticità legate alla produzione industriale di cibo, unendo sensibilità etiche, preoccupazioni sanitarie e criticità ambientali. L’inchiesta mostra poi che i problemi non riguardano solo la gestione degli allevamenti intensivi, ma anche le istituzioni europee, le quali si renderebbero complici dirette ed indirette attraverso i collegamenti tra industria della carne, lobby e potere politico. Nel complesso urge quindi la necessità di riformare il settore zootecnico, in primis ponendo fine all’era delle gabbie per garantire un futuro più giusto per gli animali e per chi lavora nel rispetto della legalità e del benessere. Secondo un’indagine, il 90% degli italiani è favorevole alla loro abolizione, ma la pratica resta diffusa, coinvolgendo milioni di animali tra galline, scrofe, vitelli, conigli e quaglie. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare aveva già evidenziato, nel 2023, come le gabbie siano dannose per la salute delle galline per la produzione di uova, in quanto non permettono il rispetto dei loro comportamenti naturali e li sottopongono a stress e sofferenze aggiuntive.

A livello europeo, la battaglia per l’abolizione delle gabbie sta però facendo passi avanti, grazie soprattutto alla campagna End the Cage, l’Iniziativa dei Cittadini Europei che, con il sostegno di 170 associazioni di 28 Paesi, nel 2018 ha chiesto la fine dell’uso di ogni tipo di gabbia per allevare animali a scopo alimentare. La Slovenia intanto ha annunciato di voler vietare l’allevamento in gabbia entro il 2028. E, nel 2024, per la prima volta, è stato nominato un Commissario alla Salute e al Benessere Animale, l’ungherese Olivér Várhelyi, all’interno della nuova Commissione europea. Durante la sua prima audizione davanti al Parlamento UE, Várhelyi ha rassicurato che nel 2026 verranno pubblicate nuove proposte di revisione della direttiva sugli animali, con particolare attenzione al problema delle gabbie negli allevamenti. Gli attivisti chiedono ora che anche l’Italia – sempre in prima linea nella difesa degli interessi industriali del settore zootecnico – prenda una posizione decisa, sostenendo gli allevatori nella transizione verso sistemi più etici e sostenibili.

[di Simone Valeri]

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1 commento

  1. Ho la fortuna di acquistare le uova da piccoli allevatori che lasciano “pascolare” i propri animali all’ aperto o in alternativa acquisto uova bio, da animali con maggior tutela, solo un poco più costose (risparmio invece sul caffè al bar). Purtroppo l’ atteggiamento umano verso gli animali è lo stesso di quello verso i propri simili: gettarli nelle trincee o spararli a vista ( animali zootecnici) o adorarli e pontificarli (animali da compagnia). Strano animale è l’ Uomo.

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