Napoli non si Lega. E non è una passerella elettorale, tantomeno in un periodo così delicato, con l’attività sismica a scuotere la popolazione nell’assenza delle istituzioni. Questo il messaggio lanciato venerdì tra le strade di Bagnoli, quartiere partenopeo nel cuore dei Campi Flegrei, da più di mille cittadini in corteo. Tanta rabbia, acuita dalla presenza in città di Matteo Salvini, Giuseppe Valditara e Matteo Piantedosi, ministri di un governo accusato, in linea coi suoi predecessori, di non mettere in campo delle misure efficaci e strutturali per la messa in sicurezza del territorio flegreo. Di fronte, i cittadini, partiti da piazza Bagnoli, si sono trovati decine di agenti in tenuta antisommossa schieratisi a metà di via Coroglio, a qualche centinaia di metri dalla Città della Scienza. Qui era in programma un’iniziativa sulla “vera sicurezza” – quella dal volto della repressione, scalfita nel ddl 1660 in via di approvazione – organizzata dai tre ministri della Lega con l’orizzonte delle elezioni regionali. Alla richiesta di arrivare a presentare le proprie istanze agli esponenti del governo, la polizia ha risposto caricando il corteo.
«I soldi per le case si devono trovare tagliando la spesa militare», ripete il presidio che in piazza Bagnoli si sta per trasformare in corteo diretto a Città della Scienza. In prima fila ci sono i cuscini tenuti alti dai residenti, simbolo di un sonno perduto a causa delle recenti scosse di terremoto; sotto viene mostrato uno striscione eloquente: «La vostra sicurezza è solo repressione: 800 miliardi per la guerra, per i territori nessuna prevenzione». La città è blindata dalle forze dell’ordine. Tre camionette attendono i manifestanti, altre macchine e uomini circondano la piazza e presidiano le vie secondarie. Negli interventi che si susseguono prima e durante il corteo rabbia e perplessità sono i denominatori comuni: dubbi su vie di fuga e imbottigliamenti, risorse stanziate, aree immense come l’ex base NATO o la Mostra d’Oltremare non adibite a presidio fisso e organizzato per l’accoglienza dei cittadini in caso di terremoto, con punti di raccolta e di ristoro comprensivi di posti letto, cibo, personale medico e accesso a bagni e docce. Quando nel cuore della notte del 13 marzo scorso la terra ha tremato registrando una magnitudo di 4.6 centinaia di residenti si sono riversati in strada, giungendo ai cancelli dell’ex base NATO. Questi ultimi sono stati forzati dai cittadini che dopo aver superato le resistenze delle forze dell’ordine hanno dormito in macchina all’interno dell’area.
A dieci giorni dal terremoto più forte degli ultimi 40 anni non sono state evase tutte le richieste di sopralluogo di agibilità e rilievo dei danni; i residenti – 400 dei quali sgomberati – sono stati costretti a scegliere tra due tendopoli di fortuna (un eufemismo viste le denunce di chi ha dormito su delle sedie) e soluzioni abitative da pagare di tasca propria. I cittadini scesi in piazza questo venerdì chiedevano inoltre sostegni economici per chi ha perso o sta perdendo il lavoro, blocco dei mutui e degli affitti per gli sfollati, stop alla cementificazione ai Campi Flegrei – un supervulcano dal diametro di 15-18 km. Tutte queste richieste sono la sintesi di assemblee popolari svolte durante l’occupazione della decima municipalità napoletana, avvenuta a seguito dell’ultima forte scossa di terremoto. Il comitato cittadino che ne è nato intendeva portare tali richieste all’attenzione del governo e quindi dei tre ministri presenti in città. Quando la polizia ha creato un cordone con camionette e uomini in tenuta antisommossa sono scoppiate le tensioni coi manifestanti: al loro lancio di uova e al tentativo di superare il blocco, gli agenti hanno risposto coi manganelli. Dal corteo si è staccata una delegazione diretta alla Città della Scienza per chiedere un provvedimento straordinario per i Campi Flegrei. I cittadini hanno così ottenuto un incontro con il governo durante il quale chiederanno la realizzazione di un decreto-legge ad hoc.
[testo di Salvatore Toscano, foto e video di Antonio De Falco]
Al di là delle ragioni del corteo (che personalmente condivido, almeno in parte), è ovvio che, a un tentativo di forzare un blocco, le forze dell’ordine rispondano e, se dotate di manganelli (essendo in assetto antisommossa e’ questo il caso), li usino. Ho l’impressione che in alcune occasioni l’Indipendente punti il dito contro militari e forze dell’ordine un po’ troppo facilmente ne’ mi piacciono alcuni vostri titoli che personalmente trovo un po’ faziosi. Dico questo da vostro affezionato lettore. Ricordo che, banalmente, le forze dell’ordine, per mantenere il suddetto, possono e devono utilizzare l’equipaggiamento qualora la situazione lo richieda. Se dotati di manganelli usano quelli, altrimenti sarebbero muniti di gigli e orchidee. Questo ovviamente non giustifica eventuali eccessi
Una domanda per quelli che pensano che Napoli o le aree terremotate della Campania debbano “morire”, i fondi statali meglio alla messa in sicurezza del territorio Campano o alla guerra della Von der Leyen?
Parliamo degli stessi napoletani che hanno costruito abusivamente sulle pendici del Vesuvio quasi fin sopra le bocche eruttive e poi se il vulcano erutta è colpa del governo?
Tranquillo. Le costruzioni non sono fin quasi sopra le bocche eruttive. e cmq c’e’ un piano di evacuazione. Del resto tutto il territorio da Pozzuoli al Vesuvio e’ abitato da millenni da popolazioni con alto grado di civiltà mentre i professoroni leghisti vivevano ancora sugli alberi.
@Nicolai Caiazza Capisco che l’ignoranza ti impedisce la conoscenza dei Celti, almeno non scrivere a favore del Sud che gli ignoranti non li sopporta proprio. Le pillole dovresti trovarle sul comodino alla tua destra.