«Ci opponiamo ai piani dell’UE di spendere altri 800 miliardi di euro in armi. Saranno 800 miliardi di euro rubati. Rubati ai servizi sociali, alla sanità, all’istruzione, al lavoro, alla costruzione della pace, alla cooperazione internazionale, a una giusta transizione e alla giustizia climatica». Sono queste le parole con cui si apre l’appello “Stop ReArm Europe”, lanciato da otto sigle pacifiste europee, che evidenziano come il piano di riarmo europeo, presentato dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen e recentemente appoggiato dal Consiglio Europeo e dall’Eurocamera, «andrà solo a beneficio dei produttori di armi in Europa, negli Stati Uniti e altrove». Nella loro chiamata, le realtà firmatarie invitano tutte le organizzazioni a sottoscrivere un modulo di iscrizione per unirsi alla campagna del movimento, in vista di manifestazioni ed eventi coordinati.
Nell’appello, ad oggi sottoscritto da Transnational Institute, Women’s International League for Peace and Freedom, Attac Italia, Arci, Transform Europe, International Peace Bureau, Ferma il riarmo e Stop the war coalition, si legge che il piano di riarmo europeo «renderà la guerra più probabile e il futuro meno sicuro per tutti», generando «più debito, più austerità, più confini», intensificando il razzismo e alimentando il cambiamento climatico. «Non abbiamo bisogno di più armi; non abbiamo bisogno di prepararci ad altre guerre – mettono nero su bianco le associazioni che hanno firmato la petizione –, abbiamo bisogno di un piano totalmente diverso: una sicurezza reale, sociale, ecologica e comune per l’Europa e per il mondo». Invitando associazioni e movimenti a unirsi alla campagna, i firmatari annunciano che presenteranno presto un calendario di eventi correlati in tutta Europa, organizzati dal movimento anti-riarmo e dalle sigle ad esso aderenti.
Il piano ReArm, che ha recentemente ottenuto il via libera del Consiglio Europeo e il sostegno della maggioranza dell’Europarlamento, prevede una serie di misure volte a rafforzare la capacità militare degli Stati membri attraverso un aumento degli investimenti nel settore della difesa. I Paesi UE avranno infatti la possibilità di incrementare in modo significativo la spesa militare senza essere soggetti ai vincoli imposti dal Patto di stabilità e crescita, consentendo di generare fino a 650 miliardi di euro di investimenti nei prossimi quattro anni. Un’altra misura chiave è l’istituzione di un fondo da 150 miliardi di euro destinato a fornire prestiti agli Stati membri per finanziare progetti nel settore della difesa. Inoltre, il piano apre alla possibilità di utilizzare il bilancio dell’Unione Europea per stimolare investimenti militari, puntando altresì a coinvolgere il settore privato nella produzione e nello sviluppo di tecnologie per la difesa.
[di Stefano Baudino]
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