Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), l’Italia è il Paese del G20 dove i salari reali sono diminuiti di più negli ultimi 17 anni. Dal 2008 a oggi, i salari reali in Italia sono calati dell’8,7%, con un divario di genere del 9,7%, tra i più elevati in tutta l’UE. Anche il divario tra lavoratori dipendenti migranti e nazionali è tra i peggiori d’Europa, con i migranti che guadagnano in media il 26,3% in meno rispetto ai colleghi italiani. Malgrado la ripresa del valore dei salari reali registrata l’anno scorso, quello che il governo ha presentato come un grande trionfo risulta, secondo i dati dell’OIL, solo una magra consolazione: nel 2024, infatti, i salari reali italiani sono aumentati del 2,4%, ma non sono riusciti a compensare il calo del 3,2% e del 3,3% dei due anni precedenti.
Il Rapporto mondiale sui salari viene pubblicato con cadenza biennale dall’OIL. L’edizione 2024-2025 del rapporto analizza le tendenze salariali a livello globale, regionale e nazionale. Esso è diviso in tre parti: la prima riporta i dati sugli andamenti salariali negli anni 2023 e 2024; la seconda esamina la situazione delle disuguaglianze salariali e l’evoluzione di queste a partire dall’inizio del nuovo millennio; la terza propone politiche per ridurre le disuguaglianze. Secondo l’OIL, «la recente crisi del costo della vita ha avuto un impatto negativo su tutti i Paesi a economia avanzata del G20, con un effetto particolarmente severo in Italia negli anni 2022 e 2023». Il rapporto conduce uno studio sull’andamento dell’inflazione nel mondo e sottolinea come l’Italia abbia registrato la stessa tendenza degli altri Paesi dell’UE e ad alto reddito: l’inflazione in Italia ha toccato il picco dell’8,7% nel 2022, ed è poi continuata a crescere nel 2023 e nel 2024. Malgrado ciò, i salari reali hanno ripreso a crescere solo nel 2024, e comunque sono aumentati meno di quanto siano diminuiti negli anni precedenti.
Nonostante la ripresa economica, la riduzione dei prezzi e l’aumento dei salari reali, i cittadini italiani continuano a fare fatica. In Italia, infatti, la maggior parte del reddito viene spesa in beni e servizi di prima necessità, come alimenti, alloggi e bollette. Inoltre, i costi di cibo e utenze, sottolinea il rapporto, sono aumentati più dell’indice generale dei prezzi, mentre quelli relativi all’alloggio risultano tra i più alti nell’UE. In Italia, spiega il rapporto, visto lo squilibrio tra l’indice dei beni e servizi primari e l’indice generale, l’aumento del salario reale del 2024 non è riuscito a coprire la perdita di potere d’acquisto. In generale, scrive l’OIL, «le misure di adeguamento salariale degli ultimi due anni non sono state sufficienti a compensare l’aumento del costo della vita».
Nella seconda parte, il rapporto rivela come, con meno dell’1% dei lavoratori dipendenti classificati come percettori di bassi salari, l’Italia risulti uno dei Paesi con il minore tasso di disuguaglianza salariale generale. Tuttavia, queste differenze si fanno sentire quando si tratta di disuguaglianza di genere e nazionalità. L’Italia, inoltre, registra una «disuguaglianza salariale maggiore nei segmenti intermedi e alti della distribuzione salariale»: insomma, la disuguaglianza salariale in Italia risulta più marcata nella fascia alta e intermedia della distribuzione, e più si scende con i salari, più la differenza si riduce.
[di Dario Lucisano]