Bufera in Catalogna per i casi di infiltrazioni della polizia in movimenti sociali impegnati per il diritto alla casa, indipendentisti e propalestinesi. Dal 2020 al 2023, quattro agenti della Policía Nacional si sono inseriti in vari contesti di lotta sociale tra Barcellona, Girona e Valencia, mentre un ultimo caso è venuto fuori all’inizio del mese di marzo, quando un movimento barcellonese in difesa dei diritti del popolo palestinese ha denunciato l’infiltrazione di un’agente della Policía Nacional.
Marc Hernández Pon, pseudonimo di un agente della Policía Nacional di origine menorchine, è stato il primo ad infiltrarsi all’interno dei movimenti indipendentisti di Barcellona. Dopo i vari lockdown dovuti alla pandemia, nel giugno del 2020 Marc fa ingresso nel sindacato popolare Resistim Gòtic, partecipando alle manifestazioni contro gli sgomberi del Casal Popular Lina Òdena. Dopo essersi iscritto alla Facoltà d’Educaciò dell’Università di Barcellona, stringe varie relazioni con militanti indipendentisti, per entrare poi a far parte del Sindicat d’Estudiants dels Països Catalans (Sindacato degli studenti dei paesi catalani) e divenire in pochi mesi il coordinatore del Campus Mundet. Da quel momento inizia a partecipare attivamente a tutte le attività di resistenza popolare contro gli sgomberi e ai vari scioperi mossi dal sindacato, potendo accedere ai dettagli organizzativi riservati ai coordinatori dei movimenti.
Parallelamente, un altro agente della Policía Nacional, Daniel Hernández Pons, anche lui maiorchino, si infiltra nei contesti militanti del quartiere di Sant Andreu di Barcellona, entrando in contatto il 5 giugno del 2020 con il centro sociale occupato La Cinètika. Da quel momento l’agente, che in questo caso non fa ricorso ad uno pseudonimo, partecipa all’organizzazione degli eventi di quartiere, alle manifestazioni contro l’incarceramento per insulti alla monarchia dell’artista Pablo Hasel e, in occasione di un picchetto contro uno sgombero, arriva a ricevere una sanzione amministrativa di 600 euro. Ma anche lui, dopo aver raccontato di aver trovato dei lavori saltuari tra Palma, Granada e la Danimarca, interrompe i contatti. A differenza del primo caso, Daniel Hernández Pons accede ai vari movimenti sociali anche attraverso relazioni sessuali, tramite l’utilizzo di app d’incontri. Almeno otto donne di vari collettivi hanno confermato a La Directa di aver avuto rapporti occasionali con l’agente e due di queste di aver stretto una relazione affettiva stabile. A far saltare la copertura fu l’indagine nei confronti del precedente infiltrato: Marc Hernández Pon. Secondo quanto svelato dall’inchiesta de La Directa i due agenti avrebbero dovuto attuare come fratelli, ma alcuni dettagli sui movimenti bancari avrebbero messo in luce elementi discordanti in relazione all’effettiva identità del primo agente destando inequivocabili sospetti anche su Daniel Hernández Pons.
Sempre nello stesso lasso di tempo, un’altra agente, questa volta a Girona, si infiltra nei movimenti sociali del territorio. María Perelló Amengual, questo lo pseudonimo dell’agente diplomata alla scuola di polizia d’Ávila nel 2017-2018, il 7 giugno del 2020 prende parte ad una manifestazione per l’accoglienza dei minori non accompagnati, per poi iscriversi alla Facoltà di Educazione Sociale dell’Università di Girona. In tre anni partecipa a numerose manifestazioni, frequenta il Sindicat d’Habitatge de Salt e diviene coordinatrice del movimento femminista gironese 8-M. Inizia tra le altre cose una relazione con Oscar, una delle persone più note nei contesti indipendentisti e antifascisti della città, incriminato di aver bloccato i binari dell’alta velocità durante il primo anniversario del referendum indipendentista del 1° ottobre. Tra i due si instaura così una relazione che li porta a convivere e che permette all’agente di assistere alle riunioni legali del compagno, durante le quali veniva organizzata la strategia di difesa dell’accusato. Nel giugno 2022, in concomitanza della pubblicazione della prima inchiesta, María abbandona Girona con la scusa di recarsi a Palma per prendersi cura del padre malato, continuando l’operazione di infiltrazione in maniera virtuale. Quando ormai viene svelata la reale identità dell’agente, Oscar, ripreso dalle telecamere di 3Cat, contatta in videochiamata María, la quale, ammessa l’operazione chiude ogni contatto.
I primi di marzo La Directa ha svelato un ulteriore caso di infiltrazione nei movimenti propalestinesi di Barcellona. Belen Hammád, anch’ella diplomata alla scuola di polizia d’Ávila, si introduce nel 2018 nelle organizzazioni del Casal Popular 3 Voltes Rebel, nella Comunitat Palestina e in Prou Complicitat Amb Israel. Dopo aver partecipato ad eventi propalestinesi ed essersi avvicinata alla causa indipendentista, nel settembre del 2020 abbandona la sua militanza per «cause lavorative e familiari», per fare ritorno, a sua detta, a Madrid. Durante lo scoppio delle inchieste dei casi precedenti, mostra vicinanza diretta ai contesti interessati, per poi abbandonare ogni contatto nel gennaio del 2024. Solo dopo la visione del documentario sulle infiltrazioni degli altri agenti, la militanza propalestinese insospettita si è interfacciata con La Directa, che dopo aver effettuato le dovute indagini, ha confermato il sospetto di infiltrazione.
«Siamo in stato di shock» mi racconta Alys Samson Estapé di Prou Complicitat amb Israel, «stiamo procedendo con i nostri avvocati per studiare opzioni legali». Da questo punto di vista le azioni escogitate dal Ministero dell’Interno spagnolo e dal corpo della Policía Nacional vivono la possibilità di rimanere impunite, nonostante l’attuazione di un piano di infiltrazione possa essere giustificato solo in caso di terrorismo e situazioni di grave incolumità per la cittadinanza. In un’interrogatorio durante una seduta del Congresso, lo stesso ministro Grande-Marlaska ha ribadito la libertà per ogni ideologia, sancito dall’articolo 104 della Costituzione spagnola. La contraddizione si fa così netta: l’utilizzo di un escamotage brutale e repressivo contro movimenti sociali da parte di un governo «progressista» mette in stato d’allarme l’intero tessuto militante del paese. La Directa afferma che con buona probabilità attualmente sono in servizio altri infiltrati su tutto il territorio nazionale e che sia stata svelata solo la punta dell’iceberg.

«È importante specificare che questo non è un caso isolato, ma che in questi anni sono già una decina i casi di infiltrazione venuti allo scoperto» mi spiega Alys «ma nonostante quanto vissuto, la repressione non ci distrarrà dalla nostra lotta e dagli appelli che da decenni muoviamo verso lo stato spagnolo».
[di Armando Negro]
Quando la realtà supera la fantasia, altro che ” A letto con il nemico ” o ” Mr. & Mrs. Smith”.