L’Unione Europea ha presentato il proprio piano per gestire le potenziali crisi, da attuare in caso di disastri naturali, pandemie, cyberattacchi o «aggressioni armate». La “Strategia di preparazione dell’Unione”, è stata presentata ieri, mercoledì 26 marzo, da Roxana Mînzatu e da Hadja Lahbib, rispettivamente vicepresidente esecutiva della Commissione e commissaria all’Uguaglianza e alla Gestione delle crisi, e intende armonizzare le linee guida per gestire le crisi tra i 27 Paesi dell’UE. Il documento elenca 30 «azioni chiave» divise in 7 categorie, e presenta un piano d’azione per «far progredire gli obiettivi dell’Unione in materia di preparazione», e per «sviluppare una “cultura della preparazione”». In alcuni casi, la Strategia si rivolge direttamente ai cittadini, invitandoli a tenersi preparati a eventuali crisi, tanto da chiedere loro di radunare scorte di acqua, cibo e medicinali per essere autosufficienti per almeno 72 ore. Su stessa ammissione della Commissione, la proposta viaggia in parallelo con gli ultimi documenti dell’UE, primo fra tutti il Libro Bianco sulla Difesa, in cui la Russia viene presentata come la minaccia principale dell’Unione.
«La preparazione deve essere intessuta nel tessuto delle nostre società». È questo il principio fondamentale avanzato dalla Strategia di preparazione dell’UE [1] alle crisi. Il piano è in linea con le azioni già attuate da alcuni dei Paesi comunitari, come per esempio nel caso della Francia, che ha annunciato la distribuzione di un manuale di “sopravvivenza per le famiglie”, e si propone di promuovere una strategia comune a tutta l’Unione sulla base di sette principi chiave. Essa si fonda sulla presunta constatazione per cui sarebbe «urgente rafforzare la preparazione e la prontezza civili e militari dell’Europa ad affrontare le crescenti sfide odierne in materia di sicurezza – in materia di salute, migrazione, sicurezza tecnologica, clima, difesa o economia». Per tale motivo, propone «un approccio integrato che coinvolge l’intera amministrazione», dal pubblico al privato, dal locale al sovranazionale, arrivando a toccare «l’intera società, riunendo i cittadini, le comunità locali e la società civile, le imprese e le parti sociali, nonché le comunità scientifiche e accademiche».
La Strategia di preparazione dell’UE è stata presentata ai cittadini con un video [2] apparso sui social dell’Unione, in cui la commissaria Lahbib mostra il “kit di sopravvivenza” che ogni cittadino dovrebbe sempre avere con sé per sopravvivere 72 ore: contanti, carte da gioco e radio. Il video di Lahbib annuncia uno dei sette principi cardine su cui ruota la Strategia, ossia il coinvolgimento diretto della popolazione. Questo verrà portato avanti anche attraverso l’organizzazione di lezioni di preparazione nei programmi scolastici e l’introduzione di una “Giornata europea della preparazione”. Il piano coinvolge i cittadini anche promuovendo una maggiore collaborazione tra civile e militare, con l’organizzazione di più esercitazioni di scenari critici. Terzo punto chiave è il principio di cooperazione tra pubblico e privato, per cui l’UE si propone di istituire una task force per fare dialogare i due piani. Altro principio è quello di sviluppare le «funzioni essenziali della società europea», garantendo criteri minimi di preparazione per servizi essenziali come gli ospedali, e organizzando lo stoccaggio di materie critiche. Chiudono la lista una maggiore cooperazione con i partner esterni e tra i Paesi dell’UE, e l’annuncio di un futuro piano di previsione e anticipazione delle crisi. Tutti i punti sono solo abbozzati, e prevedono 30 «azioni chiave» di natura generale.
Il piano va di pari passo con le ultime iniziative dell’UE e si basa sui documenti recentemente condivisi dall’Unione. Tra questi, viene nominato il Libro Bianco [3] sulla Difesa, in cui la Russia viene presentata come una delle minacce principali dell’Unione. Tra gli esempi di possibili crisi presentati dalla Strategia, infatti, spicca quello delle possibili «crisi geopolitiche», che potrebbero portare a «conflitti armati» se non a una «aggressione armata contro gli Stati membri». In tale scenario, la Federazione risulta al primo posto, così come per quanto riguarda i possibili attacchi ibridi e cyberattacchi.
[di Dario Lucisano]