lunedì 31 Marzo 2025

L’Estonia ha approvato una legge per limitare il diritto di voto alla minoranza russa

Il Parlamento estone ha approvato un disegno di legge per vietare ai residenti provenienti da Paesi extra-UE di votare alle elezioni locali. Attualmente, la Costituzione prevede il diritto di voto alle elezioni locali – ma non a quelle nazionali – per tutti i residenti permanenti, senza distinzione di cittadinanza. La modifica, che adesso attende la firma del Capo di Stato Alar Karis, intende colpire le minoranze russe e bielorusse presenti nel Paese. Il primo ministro estone Kristen Michal non ha usato mezzi termini quando ha descritto l’esito parlamentare come «una vittoria per tutti», aggiungendo che «le decisioni nella nostra vita locale non saranno prese dai cittadini degli Stati aggressori ma decideremo da soli». La mossa del legislatore estone si inserisce in un filone coerente intrapreso sin dall’invasione russa dell’Ucraina e volto a recidere qualsiasi legame con Mosca e il suo alleato bielorusso.

Sono circa 83mila i cittadini russi e bielorussi con un regolare permesso di soggiorno in Estonia, la cui popolazione complessiva ammonta a 1,3 milioni di persone. La modifica costituzionale, sostenuta da 92 deputati su 101, li riguarda da vicino. Tallin ha deciso di agire adducendo preoccupazioni in materia di sicurezza, con una doppia finalità: sanzionare Russia e Bielorussia per la guerra in Ucraina e limitare l’influenza che il Cremlino potrebbe esercitare sul Paese attraverso i propri residenti, parte di una più ampia comunità russofona che conta circa 330mila persone, un quarto della popolazione estone. La decisione del Parlamento, come denunciato da diversi sindaci di confine, rischia di generare attriti e discriminazioni etniche verso minoranze considerate storicamente alla stregua di occupanti all’interno delle società baltiche. La limitazione del diritto al voto non è l’unica misura contro i cittadini russi e bielorussi, che dall’anno scorso non possono più detenere legalmente armi all’interno del Paese.

Il tutto si inserisce in una più ampia guerra culturale intrapresa dagli Stati baltici contro la Russia. Soltanto poche settimane fa il governo estone ha deciso, attraverso una riforma del sistema scolastico, di abolire la lingua russa dalle scuole entro il 2030, sostituendola con l’uso esclusivo dell’estone. Una decisione simile è stata presa nel 2018 dalla Lettonia, che ha vietato l’insegnamento di materie in lingue non ufficiali dell’UE, incluso il russo. Nel 2022, dopo l’invasione dell’Ucraina, il governo estone si è impegnato a smantellare i monumenti di epoca sovietica in tutto il Paese, a partire dalle zone russofone. «In quanto simboli della repressione e dell’occupazione sovietica, questi monumenti sono diventati una fonte di crescenti tensioni sociali», aveva scritto l’ex premier Kaja Kallas (oggi Alta rappresentante per gli Affari Esteri dell’UE) su X.

[di Salvatore Toscano]

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4 Commenti

  1. Se già la Lettonia aveva iniziato nel 2018 con “l’ epurazione” del russo, allora utilizzare l’invasione dell’Ucraina da parte degli staterelli baltici, è un misero pretesto per disconoscere la lingua dei grandi romanzieri, musicisti, fisici nonché artisti russi. Chiaro esempio di stupidità.

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