Un lieve incidente stradale, un test tossicologico dubbio, la scoperta dell’epilessia e ora una battaglia legale che potrebbe cambiare il nuovo Codice della strada. È la storia di Elena Tuniz, giovane insegnante friulana di 32 anni, protagonista del primo caso in cui viene contestata la legittimità costituzionale delle nuove norme approvate dalla maggioranza lo scorso dicembre su spinta del vicepremier Matteo Salvini. Dopo un improvviso malore alla guida e la successiva diagnosi di epilessia, Elena si è trovata coinvolta in un procedimento penale e con la patente sospesa per un anno, a causa di una «dubbia» positività al THC, il principio psicotropo della cannabis. Il suo caso ora potrebbe approdare alla Corte Costituzionale.
Il 7 gennaio scorso Elena stava tornando a casa in auto quando ha perso conoscenza, andando a sbattere contro un paletto. Ricoverata in ospedale, è stata sottoposta a vari esami, tra cui un test tossicologico che ha evidenziato possibili tracce di THC. Nello specifico, come attestato dallo screening tossicologico, rispetto alla voce “cannabonoidi” il risultato è “dubbio”, mentre per tutte le altre sostanze in elenco il responso è “negativo”. Nonostante la diagnosi di epilessia arrivata solo dopo un successivo attacco, le autorità hanno attribuito l’incidente alla “positività” alla cannabis, ignorando il quadro clinico completo. Il risultato? La sospensione della patente per un anno – con pesanti ripercussioni sulla sua vita, dato che il tragitto casa-lavoro copre circa 70 chilometri – e l’avvio di un procedimento penale che prevede fino a due anni di carcere e una multa che può arrivare a 12mila euro. I legali della donna parlano di una «sanzione sproporzionata», che nulla ha a che vedere con la reale alterazione psicofisica durante la guida. Inoltre, come ha evidenziato la stessa Tuniz, nella nuova terapia stabilita dal neurologo per fronteggiare la patologia appena scoperta c’è anche la prescrizione di cannabis medica.
A denunciare il paradosso è l’associazione Meglio Legale, che ha preso in carico la difesa di Elena. In una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, Antonella Soldo, coordinatrice dell’associazione, ha parlato di «una storia che grida vendetta», sottolineando come la nuova normativa rischi di penalizzare anche chi utilizza cannabis terapeutica prescritta da un medico, senza essere affatto in stato di alterazione alla guida. Sentita da L’Indipendente, Soldo ha affermato che si tratta di un «provvedimento puramente ideologico» che, con la scusa della lotta contro la cannabis, «ha evitato di soffermarsi sulle reali cause degli incidenti sulle strade», ovvero «la velocità e la guida sotto gli effetti dell’alcool». Al contrario, ha aggiunto Soldo, «il ministro Salvini si è dimostrato il più strenuo nemico degli Autovelox e della “Zona 30″», mentre i limiti sul consumo di sostanze alcoliche non sono cambiati. Alla Camera è intervenuto anche il deputato di +Europa Riccardo Magi, che ha definito il nuovo Codice «incostituzionale» e ha criticato duramente il ministro Matteo Salvini, accusandolo di aver promosso un approccio «da polizia morale» più che di tutela della sicurezza stradale. «Non si punisce chi è alterato alla guida, ma chi presenta anche minime tracce di sostanze risalenti a 70 ore prima», ha spiegato Magi, parlando di una «caccia alle streghe» dal sapore propagandistico.
La strategia difensiva degli avvocati di Elena punta a sollevare la questione di legittimità costituzionale davanti alla Corte: se il Giudice di Pace di Udine accoglierà il ricorso, si aprirà la strada a una possibile revisione della legge, con effetti potenzialmente dirompenti per molte altre situazioni analoghe. I numeri, d’altronde, confermano che il problema è tutt’altro che isolato: nei primi tre mesi di applicazione del nuovo Codice della strada, dal 14 dicembre 2024 al 15 marzo 2025, la polizia stradale ha ritirato 16.432 patenti. Un record assoluto, se si pensa che in tutto il 2024 le patenti sospese erano state 38mila.
Il nuovo Codice della strada, entrato in vigore il 14 dicembre 2024, ha generato forti critiche per le potenziali implicazioni nei confronti dei pazienti che utilizzano cannabis terapeutica. La norma prevede infatti sanzioni severe per chi risulti positivo al test antidroga, che rileva la presenza di cannabinoidi nell’organismo senza distinguere chi è sotto effetto della sostanza da chi ha assunto una dose terapeutica giorni prima. Tracce di THC possono infatti persistere fino a tre giorni nel corpo, ben oltre la durata degli effetti psicotropi. Nelle settimane successive all’approvazione del testo, associazioni di pazienti e avvocati si sono spinti a diffidare il governo, chiedendo l’immediata convocazione di un Tavolo tecnico entro il 20 gennaio per definire deroghe specifiche. Sebbene Salvini avesse aperto a modifiche, non è stata adottata in tal senso alcuna misura concreta.